Da Giarda a Perotti zero tagli. Perché piangiamo sui tagli?

di Lucio Fero
Pubblicato il 11 Novembre 2015 - 14:01 OLTRE 6 MESI FA
Da Giarda a Perotti zero tagli. Perché piangiamo sui tagli?

Da Giarda a Perotti zero tagli. Perché piangiamo sui tagli?

Domanda impertinente e insolente: perché l’Italia tutta da anni piange lacrime amare sui tagli alla spesa pubblica? Ma che domanda! Perché da anni la spesa pubblica è sottoposta a tagli che sono amputazioni, perché da anni sacrifici per tutti, se non addirittura “macelleria sociale”. Quindi che razza di domanda che fai, ma dove vivi, non li leggi i giornali, non la senti la televisione?

In effetto sono anni che la stampa e la tv piangono anche loro i tagli alla spesa pubblica. Non solo versano lacrime di cordoglio sui tagli, li danno per ovvi, scontati, vissuti. In ogni articolo, titolo, intervista, chiacchiera si parte dal dato di fatto che la spesa pubblica in Italia è stata da anni pesantemente tagliata.

Dato di fatto? Freschi di stampa e di televisione sono i dati che tutti riportano, non senza rammarico e ammonizione ai governi. Pietro Giarda nel 2012, commissario alla revisione della spesa pubblica, individua cinque miliardi da tagliare e tagliabili subito. Non se ne fa nulla, non si taglia niente. Enrico Bondi, commissario alla stessa cosa dopo Giarda, individua 14 miliardi da tagliare in due anni. Bondi sparisce, i miliardi da spendere restano. Carlo Cottarelli, commissario numero tre, individua 7 miliardi da tagliare nel 2014, 16 nel 2015…Non verrà tagliato un euro. Ultimo commissario Roberto Perotti propone taglio un paio di miliardi dopo aver calcolato dieci e poi cinque…Niente, Perotti si auto taglia. E non è neanche un taglio di spesa microscopico, Perotti lavorava gratis.

La morale politica e sociale è che in Italia non c’è stato e forse non ci sarà mai governo che abbia davvero la forza e la voglia di tagliare la spesa pubblica, anzi quella parte della spesa pubblica che, non essendo pensioni, stipendi, sanità, tagliabile sarebbe eccome. Fanno cento miliardi di euro abbondanti all’anno che dallo Stato scivolano in ruscelli anche minimi sul “territorio”…cioè categorie, gruppi, votanti, elettori, gente. Pessima od ottima notizia che sia, questo è il dato di fatto: non si taglia, non si è mai tagliato. Spesa pubblica zero tagli. Come conferma peraltro la percentuale di spesa pubblica rispetto al Pil sempre saldamente sopra il 50 per cento da anni e anni e anni.

E allora la domanda, in primo luogo a giornali e televisioni che almeno l’alfabeto del reale dovrebbero conoscerlo…Come si fa a criticare i mancati tagli di spesa pubblica mentre ogni pagina dà per scontati, ovvi e avvenuti i tagli di spesa pubblica? Come si fa a piangere insieme il danno dei governi che non tagliano e il danno dei tagli sofferti? Come si fa ad avere memoria zero anche delle proprie stesse pagine e parole? Si fa, si fa…

E si fa senza troppa fatica, tanto se ne accorge nessuno o quasi. Altrimenti per raccontare, riflettere, riferire, capire la realtà occorrerebbe gran fatica. Vedere, quindi spiegare, quindi sopportare il danno di certa impopolarità. Vedere, spiegare che diminuendo il Pil la spesa pubblica qua e là è diminuita in cifra ma non in percentuale. Vedere, spiegare che i “tagli” sono quasi sempre sulle aspettative di crescita della spesa pubblica e non sulla spesa pubblica “abituale”. Vedere che la superficialità e spregiudicatezza del ceto politica e della sua comunicazione hanno colonizzato il mondo dell’informazione che ormai parla la lingua del colonizzatore. Contribuendo quindi al paradosso di un paese tutto che si sente tutto in credito, tutto “tagliato” mentre nulla o quasi è stato davvero tagliato. Salvo poi corrucciarsi, i giornali e le tv, quando i Commissari alla spending review mollano perché non si taglia un tubo.