Luigi Riccadona è morto a 85 anni: fu grande gestore di quotidiani dal Piccolo di Trieste alla Gazzetta di Mantova

Luigi Riccadona è morto a 85 anni: fu grande gestore di quotidiani dal Piccolo di Trieste alla Gazzetta di Mantova, alla Finegil, fondò la Nuova Ferrara

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 30 Luglio 2023 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Riccadona è morto a 85 anni: fu grande gestore di quotidiani dal Piccolo di Trieste alla Gazzetta di Mantova

Luigi Riccadona è morto a 85 anni: fu grande gestore di quotidiani dal Piccolo di Trieste alla Gazzetta di Mantova

Luigi Riccadona, già direttore generale del Piccolo di Trieste, amministratore delegato dell’editoriale Le Gazzette (risanò la Gazzetta di Mantova, fondò la Nuova Ferrara) e poi direttore generale di Finegil editoriale del gruppo L’Espresso è morto all’età di 85 anni.

Lo ricordo   come un signore dell’editoria.  Amministratori così non se ne trovano più. Luigi Riccadona, morto a 85 anni nella sua Mozzecane, è stato un artefice del successo dell’Editoriale le Gazzette (prima in Mondadori e poi in Finegil) insieme a Rino Bulbarelli, Piero Ottone e al suo successore Lorenzo Bertoli.

Elegante e signorile, era molto legato al vicedirettore della Gazzetta di Mantova Carlo Accorsi. Non mancavano le sfuriate con i direttori più focosi come Umberto Bonafini di Reggio che quando perdeva le staffe parlava due dialetti. Le riunioni con Piero Ottone erano spettacolari anche per chi le viveva da fuori.

Un giorno lo incontrai in centro a Mantova con mia moglie. “Boldrini, come sta? Non capisco perché non abbiano nominato lei direttore al posto di…”.
“Non saprei rispondere dottore, grazie della stima”.
Ogni mattina si ripeteva il rito del caffè al Bar Gazzetta, al quale non ho mai partecipato.
“Viene con noi Boldrini?”.
“No dottore, non vengo con il padrone” e giù risate.
Ha fatto molto per lanciare giornali e difendere posti di lavoro, riconoscendo la qualità e non la fedeltà delle persone. Non è da tutti.
Lo dice uno che si è scontrato in modo pesante con lui quand’ero nel cdr, riconoscendo sempre la sua correttezza. A fine anno offriva la cena a tutti i dipendenti ed era un modo per stare insieme e scambiarsi gli auguri. Sembra passato un secolo a vedere come siamo ridotti oggi.