Le liste le hanno salvate, il Papa vuole salvare Bertolaso, non disperiamoci però è dura

di Marco Benedetto
Pubblicato il 6 Marzo 2010 - 20:45| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Questo inizio di marzo 2010 è da segnare nel libro nero della nostra storia.

Due fatti non proprio collegati, ma che riconducono entrambi al governo Berlusconi in carica danno il segno di dove siamo ed è un segno brutto, di quelli che ti fanno chiedere perché non te ne vai finalmente a vivere in un paese lontano e ti fanno capire perché la Chiesa cattolica sia ormai una religione da terzo mondo.

I fatti sono la vicenda delle liste elettorali e l’ingerenza del Papa nello scandalo della Protezione civile. Messi assieme danno proprio la sensazione di una oligarchia arrogante e proterva, che fa e disfa a piacere, in uno sfacelo morale dal quale non si salva neppure la massima istituzione che dovrebbe invece darci un minimo barlume di guida proprio in quel campo.

La storia delle liste è tristemente nota: a Roma e Milano le liste del Pdl sono state escluse dalle prossime elezioni per ragioni diverse ma in tutt’e due i casi legate a una legge in vigore in Italia: Irregolarità formali a Milano, presentazione fuori tempo massimo a Roma.

E’ successo altre volte che per queste ragioni un candidato o anche un’intera lista siano stati esclusi, ma si trattava di un seggio isolato o di un consiglio comunale, mai di unorgano così centrale come en due regioni. Forse se la sinistra, beneficiaria in entrambi i casi del pasticcio, avesse vinto da sola, così, per via giudiziaria, essa stessa avrebbe avuto qualche difficoltà di gestione.

La situazione era obiettivamente senza via d’uscita, di quelle in cui, qualsiasi cosa uno faccia, fa male.

Forse ha ragione ci dice che sarebbe stato un grande gesto politico se Bersani avesse a sua volta ritirato le proprie liste, facendo saltare il tavolo e riaprendo i giochi. Ma sarebbe stata ben dura per quel poveretto, che si è fatto mettere sotto perfino dai tassisti, spiegare alla propria base perché avesse rimesso in palla il partito del male assoluto, guidato dall’incarnazione di praticamente tutti i peccati capitali, nei confronti del quale l’unica azione politica proposta da mesi dallo stesso Bersani è stata “mandarlo a casa”. Questo senza tenere conto delle reazioni degli ultrà viola e di Di Pietro, la cui demagogia violenta e senza ritegno si spiega con l’esigenza di conquistare rapidamente consenso e voti ma si potrà giustificare solo se, conquistato il potere, Di Pietro si rivelerà anche un buono e illuminato dittatore. Nel caso contrario, decisamente il più auspicabile, i danni causati alla povera Italia da Di Pietro non saranno pochi.

Difficile dire cosa avrebbe fatto Berlusconi se gli incidenti fossero capitati a un partito della sinistra né cosa avrebbe fatto la sinistra al posto di Berlusconi. Il risultato estratto dal cilindro del Governo è stato il meno brutale possibile, ma l’interpretazione autentica fornita ai magistrati ha comunque cambiato le regole del gioco e ha fatto scendere di un altro metro il solco tra le due Italie, quella della sinistra che è subito scesa in piazza e quella della destra che in nome della fazione ha approvato al buio lo stupro del diritto.

E ha lasciato ancor più disorientati quegli italiani che, stando in mezzo, possono solo pensare che mai l’Italia era caduto così in basso e che solo qui da noi succedono queste cose. Idee sbagliate entrambe e per portare un esempio clamoroso, senza scomodare la Bielorussia, ricordiamo come fu eletto la prima volta Bush, con degli orribili tarocchi nei voti in Forida, retta dal fratello Bush piccolo, e una decisione solo politica della Corte suprema ormai a maggioranza di destra. Questo peraltro non impedisce agli americani di dare lezione di etica politica e democratica al mondo.

Per questo non dobbiamo buttarci troppo giù, ma aspettare momenti migliori.Verranno? Obiettivamente non c’è molto da sperare e non aiuta certo la storia del Papa che prende pubblicamente posizione a favore di un pubblico ufficiale italiano, Guido Bertolaso, inquisito e certamente responsabile oggettivo e politico dello scandalo che ha travolto la Protezione civile.

Siamo nella tradizione millenaria delle ingerenze della Chiesa di Roma nelle cose italiane, è vero. Ma è indecente.