Russia, il caso di Mikhail Khodorkovsky. Putin e la dittatura della legge

Licinio Germini
Pubblicato il 22 Novembre 2010 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA

Vladimir Putin

In Russia il vergognoso trattamento legale di Mikhail Khodorkovsky, l’ex-proprietario della più grande azienda petrolifera del Paese, è un esempio secondo cui la Russia deve ancora comprendere l’idea della giustizia uguale per tutti in base alla legge – specialmente quando il Kremlino decide che qualcuno dà fastidio.

Khodorkovsky, condannato nel 2005 per accuse inventate di frode e di disobbedienza ad un’ingiunzione tribunalizia, si è visto portare via la sua azienda da fedelissimi del Cremlino. I russi hanno soprannominato il suo caso ”legge telefonica”, ovvero imposta da politici potenti vicini a Vladimir Putin – grande amico di Silvio Berlusconi – tramite una chiamata al tribunale.

Quando la sua condanna era quasi giunta al termine, Khodorkovsky, affinchè non tornasse in libertà, è stato nuovamente sottoposto a processo con l’accusa di appropiazione indebita e riciclaggio di denaro. Sulla sua sorte ci si aspetta che il giudice decida cosa fare a dicembre.

Vent’anni orsono, il Dipartimento di Stato americano sollecitò la nuova Russia a ripristinare il sistema delle giurie, come ricorda il Times, al fine di mettere la legge nelle mani del popolo russo. Le giurie furono abolite dopo la rivoluzione sovietica, assieme a qualunque cosa potesse essere accomunata a tribunali e avvocati, e sono state poi ripristinate nel 1993.

Ma gli accusati hanno diritto ad un processo con giuria solo per quanto riguarda un numero limitato di crimini, come omicidi e rapimenti. Paragonato con i processi senza giuria nell’era sovietica, quando il tasso di assoluzioni era al di sotto dell’1 per cento, il tasso attuale con le giurie è salito al 15-20 per cento. In virtù di questo apparente successo, rileva il New York Times, si è tentati di credere nella crescita di un sistema giudiziario equo. Ma non è affatto così.

Il sistema sovietico si basava sull’azione dei procuratori dell’accusa per accertare quel che doveva sembrare la verità nei procedimenti penali, così la base per effettuare riforme si scontra col nuovo sistema dell’introduzione delle giurie, con la verità che teoricamente emerge dai contrastanti argomenti del pubblico ministero e della difesa.

Inoltre, il vecchio sistema non è morto. Secondo lo studioso Jeffrey Kahn, la Russia ”ha molte abitudini legali ingiuste”. Una è il ”fascicolo del caso” del procuratore d’accusa, che ha sanzionato la colpevolezza di innumerevoli cittadini sovietici e che detiene tuttora la sua terrificante potenza.

Dei 791.802 procedimenti penali svoltisi fino a settembre di quest’anno, solo 465 sono stati conclusi con delibere delle giurie. A Khodorkovsky sono state negate in entrambi i processi a suo carico perchè deliberatamente l’accusa lo ha incolpato solo di crimini che le escludono. Una giuria, nota ancora il New York Times, non può evidentemente essere affidabile nel tutelare gli interessi dello stato.

Quando Putin annunciò l’avvento dell’era della legge e della democrazia, la descrisse ripetutamente come ”la dittatura della legge”. Osservando il caso di Khodorkovsky, si può dire che quella di Putin è una descrizione accurata e agghiacciante.