Eurobond anche se Merkel non vuole. Ma all’italiana sono assegni a vuoto

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 23 Novembre 2011 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Parliamoci chiaro: quanti nel Pdl sono convinti che se Giulio Tremonti avesse consentito a Silvio Berlusconi e al governo che c’era in primavera di spendere un po’ di miliardi il governo Monti non sarebbe mai nato e nessun italiano ne avrebbe mai sentito il bisogno e l’utilità? Quanti nel Pdl sono sicuri che se Berlusconi, dopo la sconfitta elettorale di primavera a Milano e Napoli e poi quella nei referendum avesse potuto fare di suo, di sicuro spendendo e un po’ spandendo, la gente italiana se ne sarebbe stata tranquilla e loro sarebbero saldamente ancora al comando? Quanti? Quasi tutti. Gli ex di An e quelli di Scajola  e gli ex socialisti alla Cicchitto. E i Brunetta e i Crosetto… Tutti o quasi quelli del Pdl.

Parliamoci chiaro, anche se chiaro non si parla mai: quanti nel Pd sono convinti che tassando i famosi ricchi e i patrimoni, ma solo quelli dei ricchi, la spesa pubblica si salva, si aggiusta, anzi si può fare più robusta? Quanti? La maggioranza. E nella Cgil sono la totalità, per non parlare di quelli di Vendola che ci giurano sul fatto che tassare può e deve sempre inseguire e superare lo spendere.

Parliamoci chiaro: anche se la Merkel non vuole Eurobond o Fondo Monetario europeo sono necessari, anzi l’unica cosa che può davvero abbassare i tassi insostenibili a cui oggi si vendono i titoli di Stato. Bisogna fermare quei tassi altrimenti salta tutto, l’euro, l’Europa, i soldi pubblici e quelli privati. La Bce non può farlo, servono gli Eurobond o un Fondo Monetario europeo che comprino debito sovrano al massimo al cinque per cento di interesse pagato. Servono presto perché il Btp a due anni si vende al 7,35 per cento e quello a dieci anni sotto il sette per cento. Vuol dire che si teme un crack generale e non solo italiano subito, presto. Servono altrimenti la nera profezia di Nouriel Roubini, Italia obbligata a “ristrutturare” il proprio debito nel 2012, cioè a non pagare tutto e nei tempi promessi i suoi creditori, diventa ipotesi e non più fantasia.

E allora parliamoci chiarissimo: Eurobond sì, ma non “all’italiana”. All’italiana, cioè come sono attesi e vissuti nell’anima e nel cuore della destra e sinistra politica, gli Eurobond sono assegni a vuoto, cambiali che non si pagano. All’italiana, fino a che l’Italia non cambia solo governo ma anche la testa, gli Eurobond sono cambiali che non si pagano, strumenti per continuare, anzi ricominciare a fare debito e spesa. La Merkel ha torto a non volerli gli Eurobond, rischia di passare alla storia come colei che fece saltare l’euro per non spaventare gli elettori tedeschi. Ma una qualche ragione ce l’ha, lei e i suoi elettori: se gli Eurobond sono all’italiana si capisce perché Berlino dica di no. Mario Monti dovrebbe convincere gli altri europei che Pdl, per non parlare della Lega che se ne frega, e Pd, per non parlare di Vendola e Di Pietro che se sbattono, non userebbero Eurobond o Fondo Monetario europeo come copertura per ricominciare come prima, come sempre. Dunque Eurobond o Fondo sì, anche se la Merkel non vuole. Ma alla “tedesca”, con controllo europeo sui bilanci e le leggi fiscali e di spesa degli Stati nazionali. Un patto, uno scambio tanto difficilissimo quanto unico. L’unico che ferma i tassi oggi e garantisce davvero per domani.