Caso Ablyakov. In un mare di petrolio affonda Emma Bonino, delusione radicale

di Pino Nicotri
Pubblicato il 20 Luglio 2013 - 04:04 OLTRE 6 MESI FA
Caso Ablyakov. In un mare di petrolio affonda Emma Bonino, delusione radicale

Extra virgin oil: in copertina gli intrecci nella ex Urss

Dopo il caso Ablyakov (la moglie con due cognomi, forse tre e anche la figlia espulse in Kazakhstan), per capire meglio come mai i diplomatici kazaki se la facciano quasi da padroni in Italia, obbediti a bacchetta perfino dal Ministero dell’ Interno, è utile leggersi l’agile e documentatissimo libro “Extra virgin oil”, edito dalla casa editrice Aracne, specializzata in testi universitari, scritto dal docente universitario Aldo Ferrara e dal giornalista Filippo Bellantoni.

Ferrara era tra i consulenti di Dario Fo all’epoca della sua candidatura a sindaco di Milano e aveva preparato un programma per abbattere l’inquinamento della città. “Extra virgin oil” documenta gli intrecci e gli enormi interessi, compresi quelli italiani, che stanno dando vita alla rete dei giganteschi oleodotti e gasdotti che trasporteranno in Europa il gas e il petrolio dell’Asia Centrale. Tra i protagonisti non mancano gli italiani, compresi Silvio Berlusconi e uomini di sua stretta fiducia.

Ferrara riassume così le odierne perplessità per il caso di Alma Shalabeyeva e figlia:

” L’Eurasia è scenario di affari petroliferi. Un tempo Enrico Mattei cercava il greggio al minore costo possibile nell’interesse del consumatore, adesso numerosi imprenditori italiani, politici e dirigenti di Aziende Statali fanno affari con le nuove pipeline come South e North Stream, Nabucco etc. Questi oleodotti passano quasi tutti dal Kazakhastan. E’ possibile non esaudire le “minime” richieste” politiche di Nursultan Nazarbayev?”.

Per chiarire su cosa si basi il potere di Nazarbayev, Ferrara spiega che “l’Eurasia, dal Turkmenistan al Tagikistan, è un ventre d’0r0”. D’oro nero, per l’esattezza, e gas. Nel libro si legge quanto segue:

“In quella lontana regione che confina a Sud con l’Afghanistan e l’Iran ed a nord trova i confini di Santa Madre Russia, si stendono cinque Paesi. Sono definiti “i 5 Stan” per il loro suffisso che indica la primitiva definizione etnica (Kazakhstan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan) che compongono l’area più ricca di risorse naturali del Centro Asia, definita Eurasia per la sua vicinanza geopolitica ai Paesi dell’Eurozona. L’area è quella ricchissima dei giacimenti ad est del mar Caspio, l’area su cui voleva insediarsi Hitler per sconfiggere gli Alleati. Un’area dove petrolio, gas energia sono le parole chiave. Anche il lontano Giappone, dopo le consultazioni del Central Asia plus Japan dialogue a cui hanno partecipato i ministri degli Esteri dei cinque Stan più il Giappone, ha annunciato di voler investire in Asia centrale 700 milioni di dollari in vari settori tra cui, ovviamente, quello energetico.

Il Kazakhstan è il paese più autonomo dalla Russia anche per il polso del Presidente Nursultan Nazarbayev. Il Kazakhstan, nell’area ex-sovietica, si situa al secondo posto dopo la Russia per riserve e produzione di petrolio e i due giacimenti giganti di Tengiz e Karachaganak, nella parte occidentale del paese, dominano la produzione”.

A dire che Silvio Berlusconi ha interessi nel settore energetico, quanto meno del gas, è stato nel 2009 l’allora ambasciatore Usa a Roma, come ha rivelato Wikileaks.

Come che sia, il comportamento fin troppo arrendevole del ministro degli Esteri Emma Bonino nei confronti dell’ambasciatore del Kazakhstan è francamente imbarazzante. Specialmente dopo le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riguardo l’incredibile espulsione a tappe forzate della signora Shalabayeva e figlia.

Anziché dichiararli persone non gradite e ritirare l’accredito diplomatico all’ambasciatore del Kazakistan e ai suoi troppo invadenti collaboratori, costringendoli a tornarsene subito a casa, il ministro Bonino l’ambasciatore si limita a convocarlo. E siccome questi è in vacanza il ministro degli Esteri deve accontentarsi dell’incaricato d’affari, come dire il fanalino di coda della sede diplomatica, e di fare a lui la reprimenda che avrebbe voluto fare all’ambasciatore.

Tanta remissività da parte di un personaggio che si è sempre pregiato di battersi per i diritti umani, le minoranze, ecc., lascia francamente stupiti. In queste ore sono molti a vedere allungarsi sul caso Shalabayeva e figlia l’ombra di Silvio Berlusconi e dei suoi traffici energetici con i Paesi ex sovietici dell’Asia Centrale. I maligni pensano che tanta inconsueta mansuetudine del ministro Bonino sia dovuta al fatto che a suo tempo anche i radicali, Bonino compresa, sono stati alleati elettorali proprio di Berlusconi.