Pd, Elly Schlein vuole segetario con la A in statuto, poi la Costituzione: ma come farà con giornalista?

Pd, Elly Schlein vuole segetario con la A in statuto, prossima tappa cambiare la Costituzione: avvocata, ingegnera, sindaca ma come farà con giornalista?

di Bruno Tucci
Pubblicato il 31 Dicembre 2023 - 09:01
Pd, Elly Schlein vuole segetario con la A in statuto, prossima tappa cambiare la Costituzione: avvocata, ingegnera, sindaca ma come farà con giornalista?

Pd, Elly Schlein vuole segetario con la A in statuto, prossima tappa cambiare la Costituzione: avvocata, ingegnera, sindaca ma come farà con giornalista?

Possibile che il Pd, almeno il suo segretario (pardon la sua segretaria), non pensi di modificare il progetto politico del suo partito invece che rincorrere sciocchezze che di politico non hanno nulla?

Ora, riflettiamo, Elly Schlein ha in animo di cambiare lo statuto dei dem per inserire il sostantivo segretaria, con la “a” alla fine. Certo è un guaio grosso che non ci sia il sostantivo al femminile ora che lei siede sulla prestigiosa poltrona di via del Nazareno.

Gli altri problemi possono aspettare: quelli economici, dei migranti, delle guerre e delle armi da consegnare all’Ucraina, delle famiglie che soffrono, dei ragazzi e delle ragazze che vanno in una scuola ancora arretrata, dell’educazione e della violenza minorile, della sicurezza.

No, l’essenziale per il momento è coniugare tutto al femminile. Il sindaco è sindaca, l’avvocato è avvocata, l’ingegnere è ingegnera. Ma come la mettiamo con giornalista? Quegli orribili uomini si sono impadroniti del nostro mestiere.

Cacofonia a parte, non è meglio forse pensare al merito di una persona invece che inseguire una “o” o una “a”?

Fu lo stesso quando, con grande “intelligenza” (eufemismo), si introdusse il principio delle quote rosa. Le donne avrebbero dovuto coprire almeno il cinquanta per cento dei ruoli di potere e non. Anche se impreparate, anche se mancanti di quegli insegnamenti dovuti necessariante alla nuova nomina.

No, per carità: la parità di genere soprattutto, pure se questa avesse comportato qualche problema per la formazione specifica del soggetto.

Interrogativo: non pensa la Schlein che è questo il principio che si dovrebbe perseguire? Al contrario, si ha l’esigenza di dover difendere le donne pure se questo obiettivo le danneggia il giorno in cui si dovesse scoprire che non sono all’altezza del ruolo assegnato loro.

L’esempio emblematico viene da Palazzo Chigi, cioè da  quell’incarico che si merita una persona che non danneggi il Paese. Ebbene, come tutti sappiamo, oggi il premier è una premier e non rimprovera coloro che la chiamano al maschile.

Soltanto l’onorevole Laura Boldrini si scandalizza e furoreggia quando qualcuno ironicamente considera la Meloni l’uomo dell’anno. E’ per la bravura che il popolo ha votato per lei e per il “suo” partito inventato da Giorgia e, con lei alla guida,  passato dal 3 al 30 per cento.

E’ la prima donna a diventare presidente del consiglio. C’è qualcuno che pensa oggi che lei abbia raggiunto quel ruolo perché donna e non perché abbia dimostrato di essere una “politica a tutto tondo”?

Parla diverse lingue, ha ricevuto dagli altri premier dell’Unione Europea un plauso e un riconoscimento comune, tanto che si parla di lei come mai è stato fatto negli ultimi anni di un altro presidente italiano.

Ma quello di Giorgia Meloni non è un esempio isolato. Oggi nel nostro Paese, ci sono avvocati, magistrati, parlamentari, docenti universitari tutti in gonnella che sono arrivati in quei posti solo perché è stata riconosciuta loro bravura e preparazione. Niente altro. Non sono arrivate così in alto perché si è invocata la parità di genere.

Rispondendo all’onorevole Debora Serracchiani del Pd che temeva una “diminutio” delle donne nel momento in cui si era insediata a Palazzo Chigi, la Meloni replicò: “Lei forse ritiene che io sia una raccomandata spinta su questa poltrona solo perché appartengo al genere feminile?”

D’altronde se c’è stata una rivoluzione negli ultimi anni che ha portato le signore a ricoprire ruoli importanti nella società è perché le è stato riconosciuto un valore professionale assolutamente maggiore di un loro collega maschietto.

Così è anche nel giornalismo. Quando chi scrive cominciò a frequentare una redazione, Il Messaggero, quotidiano in cui svolsi primi passi, su centoventi giornalisti uno solo era donna, una bella signora che si occupava della politica cittadina.

Croniste sportive? Nemmeno a parlarne. Anzi erano pochissime le fanciulle che venivano allo stadio perché considerato un luogo solo per maschietti. Ora le giornaliste di primo piano, in questo campo, sono moltissime e ricoprono ruoli importanti con serietà e abnegazione.

Per concludere, gentile segretaria del Pd (a cui si riconosce una indubitabile tempra), non si preoccupi e non si stracci le vesti (o i pantaloni) se nello statuto del suo partito c’è una “o” al posto di una “a”. L’importante è che lei continui a seguire il partito come ha fatto fin dai tempi in cui le primarie le hanno riconosciuto quel ruolo. Altrimenti dovremmo cambiare anche la Carta Costituzionale che è tutta scritta al maschile. Uno scandalo? Suvvia, non scherziamo.