Renzi premier, Berlusconi agli Esteri (o quasi). I risultati delle elezioni secondo Giuseppe Turani

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 1 Giugno 2017 - 06:15 OLTRE 6 MESI FA
Renzi premier, Berlusconi agli Esteri (o quasi). I risultati delle elezioni secondo Giuseppe Turani

Renzi premier, Berlusconi agli Esteri (o quasi). I risultati delle elezioni secondo Giuseppe Turani

Silvio Berlusconi vice-presidente del Consiglio o ministro degli Esteri? Forse non sarà così, nella prossima legislatura, dal momento che una legge lo impedisce. Ma è altamente probabile che Matteo Renzi sia eletto nuovamente premier. Questo è il pensiero di Giuseppe Turani, espresso in questo articolo, che di seguito riportiamo, pubblicato su Uomini&Business con il titolo Renzi premier, Cav agli Esteri.

Rivedremo Silvio Berlusconi vice-presidente del Consiglio e ministro degli EsteriProbabilmente no perché lo impedisce la legge (è stato espulso dal parlamento e privato del titolo di Cavaliere). Ma, se fosse solo per i voti probabilmente sì. In ogni caso sarà uno dei protagonisti della nuova legislatura. Molta brava gente, anche di fede Pd e renziana, protesta per questo e grida sui social network la propria indignazione.

Ma sbaglia. Le cose che stiamo vedendo adesso (nemmeno una bella) sono tutte figlie del 4 dicembre. Quel giorno si poteva votare e avere un’Italia migliore oppure votare no e ritrovarsi con quello che abbiamo adesso, una specie di sconfinata palude. Gli italiani hanno scelto la seconda strada, era un loro diritto. Adesso di che cosa si lamentano?

E c’è ancora qualcosa da dire su quel 4 dicembre. Gli italiani hanno votato no perché non gli andava l’Italia più moderna che in quel progetto veniva disegnata? Oppure hanno votato no perché spinti dal vecchio personale politico che non voleva cambiare e che non voleva il nuovo? E che voleva solo, in effetti, liberarsi di Renzi attraverso una sonora sconfitta?

Io sono per la seconda risposta: il progetto di riforma costituzionale (approvato per quattro volte dalla Camere) poteva anche essere accettabile. Ma è di Renzi che bisognava liberarsi.

Questa è la storia del 4 dicembre. Sarà un caso ma la banda di ascari del Pd che in quell’occasione ha votato no, (da D’Alema a Bersani) insieme alle destre, oggi dice che potrebbe anche fare un governo con il Pd, a patto che Renzi non ne sia più il segretario, anche se è appena stato rieletto con il 70 per cento dei  voti.

E questa è una prova. Ma ne esiste una seconda, ancora più pesante. Quelli che hanno battuto Renzi il 4 dicembre erano così poco interessati alla riforma costituzionale che non ne hanno mai più parlato. Mai visto un loro disegno di legge. Zero. Nemmeno hanno presentato un progetto di riforma elettorale. Nulla. Il problema era, e è, solo Renzi.

Ma gli è andata male. Il ragazzo fiorentino ha la testa più dura della loro. Si è ripreso il partito a furor di popolo, ha trovato un accordo con Berlusconi e Grillo sulla legge elettorale. Un accordo miserabile, va detto. Ma anche l’unico possibile in questo parlamento. E si candida (con buone probabilità) per essere il nuovo presidente del Consiglio.

Ma, si dice, ha troppa fretta. In parlamento ci sono provvedimenti di legge importanti, che andrebbero approvati. Certamente. Purtroppo accade così ogni volta che si scioglie un parlamento in qualsiasi paese del mondo. Ma, si obietta, ci sarebbe anche la manovra finanziaria 2017, da approvare entro il 31 dicembre.

Bene, se si vota a fine settembre o inizio ottobre si può fare. Un po’  di corsa, ma si può fare, anche perché il governo uscente preparerà la prima versione. Ma non si poteva aspettare la fine della legislatura (marzo, aprile, maggio, giugno 2018?).

Forse no. Questa legislatura era già morta il 5 dicembre mattina, quando invece di ritrovarci in una nuova Repubblica ci siamo svegliati in quella vecchia, anzi, addirittura nella prima Repubblica.

Prima ce ne andiamo da questa legislatura, meglio è. Il nuovo governo, se sarà Renzi-Berlusconi più qualche ascaro recuperato qui e là, sarà una cosa tranquilla. Non vedremo fuochi d’artificio, grandi innovazioni, ma nemmeno disastri. E, forse, ci riserverà persino qualcosa di buono. Insomma, un buon governo di centro, con qualche venatura (ragionevole) di sinistra.

Si poteva sperare di meglio? Certo. Ma tutto si è rotto quel 4 dicembre. Adesso si sta gestendo quello che c’è, i rottami di un sogno.