Berlusconi ai domiciliari: guinzaglio lungo, per fortuna

di Riccardo Galli
Pubblicato il 1 Agosto 2013 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi in gabbia in una vignetta di Vauro

Berlusconi in gabbia in una vignetta di Vauro

ROMA – Niente telefonate né interviste, niente visite né tanto meno uscite. Sarà questo, stando a quanto scritto da Liana Milella su La Repubblica, l’eventuale futuro di un Silvio Berlusconi ai domiciliari. Niente carcere, per età e per legge, ma comunque un inferno. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro prova a dar corpo e sostanza al sogno di tanta parte dei suoi lettori: Berlusconi ingabbiato, imprigionato, messo in condizioni di non far politica e non nuocere da una sentenza, un Tribunale, una pena da scontare. Immagina La Repubblica il Berlusconi reso muto e innocuo dai domiciliari. Immagina però troppo e si lascia prendere dall’entusiasmo. Dimentica che a limare, allargare, segare le immaginarie sbarre dei domiciliari sarebbe per Berlusconi la stessa legge oltre che il buon senso, l’opportunità e, sorpresa, perfino l’interesse elettorale non di Berlusconi a dei suoi avversari. Cavaliere rinchiuso nella sua “cella” dorata? La realtà potrebbe però e per fortuna, essere per l’ex premier meno dura di quanto Repubblica immagina.

Come la storia di Licio Gelli insegna intanto potrà, il Cavaliere, dormire sonni tranquilli sul titolo che da anni ormai l’accompagna. Se per far decadere “il Venerabile” da Commendatore ci sono voluti infatti 3 decenni e più, difficile credere che per eliminare il cavalierato berlusconiano si impiegherà una settimana. Ma non è questo il punto. Certo, la vita di un condannato agli arresti domiciliari non rimane uguale a quella di un uomo libero. Limitazioni ne esistono eccome.

Ma, come la stessa Milella nota, “l’eventuale condanna di Berlusconi (…) rappresenta un unicum nella storia italiana per l’indiscutibile rilievo politico del personaggio”.

Cosa che non si tradurrà in vantaggi particolari. Per ogni richiesta il condannato Berlusconi dovrà, come tutti, richiedere l’autorizzazione al giudice competente, ma è difficile credere che, in una futura campagna elettorale, gli venga negato il permesso di tenere un comizio o di essere intervistato o di recarsi in studi televisivi. Cosa che, paradossalmente, farebbe la gioia di Berlusconi stesso, non del Berlusconi condannato ma del Berlusconi politico.

Provate ad immaginare un Cavaliere cui, in campagna elettorale, viene negato il permesso di partecipare al Porta a Porta di turno o di rilasciare un’intervista ad un quotidiano. Provate ad immaginare l’ex premier che, allora, tiene un comizio da recluso dal balcone della sua villa. La vittoria alle elezioni, non con il 30/40% di voti ma col 60% sarebbe cosa praticamente assicurata.

Certo, come tutti anche l’ex premier dovrà, per ricevere un ospite, avere apposita autorizzazione. Ma il segretario del suo partito, nonché vicepremier, nonché ministro della Giustizia ne avrà forse bisogno per recarsi a casa Berlusconi? E tutti i suoi uomini di governo e parlamento, ministri e senatori, deputati e sottosegretari, dovranno chiedere il permesso?

Le legge regola dettagliatamente cosa può e cosa non può fare un detenuto agli arresti domiciliari e, essendo la legge uguale per tutti, la stessa cosa varrà anche per il Cavaliere. Anche per lui servirà, come scrive la Milella, l’autorizzazione del giudice di sorveglianza per dare interviste e fare telefonate. Ma è probabile che, per il detenuto eccellente, l’unica vera privazione potrebbe essere quella di seguire il suo Milan non allo stadio ma su un comodo maxischermo in villa. Per il Berlusconi condannato, condannato a un anno di domiciliari, il guinzaglio della legge sarebbe lungo, molto lungo. Per legge e per fortuna.