Warning Grecia: c’è ancora. Anche in fondo al voto italiano

di Riccardo Galli
Pubblicato il 15 Febbraio 2013 - 15:37| Aggiornato il 4 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

GRECIA – Metà della popolazione sotto la soglia di povertà, negozi chiusi, stipendi che non arrivano, disoccupazione giovanile oltre il 50%. La Grecia, uscita da qualche mese dai radar della comunicazione e dei media, non si è assolutamente lasciata la crisi alle spalle, anzi.

Atene è ancora lontanissima dal vedere la fine del tunnel, le mense per i poveri sono affollatissime e, ora che è inverno, non tutti si possono permettere il gasolio per accendere il riscaldamento che così, in molti condomini, funziona a singhiozzo. Noi, l’Italia, grazie alla cura da cavallo a base di tasse prescrittaci dal governo dei tecnici e dall’Europa abbiamo allontanato la “Grecia a casa nostra”. Allontanato e anche dimenticato, addirittura rimosso. Ma la Grecia è ancora vicina, non solo geograficamente. I dati dell’economia dell’Eurozona e il monito di Obama sono lì a ricordarcelo: la deriva greca è ancora possibile, anche per l’Italia.

La realtà greca, come racconta un reportage dell’inserto del Corriere della Sera ‘Sette’, è una realtà ancora assolutamente drammatica. La classe media è stata praticamente spazzata via. I dipendenti pubblici, come i pensionati, hanno visto i loro redditi tagliati del 30% e hanno detto addio a tredicesime, quattordicesime, maggiorazioni e simili.

Peggio ancora, se possibile, stanno i privati che, pur di non perdere il posto e con questo la speranza che un domani possa tornare la normalità, accettano di lavorare praticamente gratis, accontentandosi di qualche misero acconto quando va bene. Nella capitale Atene le saracinesche dei negozi abbassate sono la norma, chiusi perché falliti.

E nelle strade che circondano la millenaria acropoli, tetro sino a poco tempo fa della movida notturna, immigrati e greci si contendono di notte gli avanzi dei cassonetti. Meglio va, comprensibilmente, nei piccoli centri, ma resta la Grecia un paese con una disoccupazione doppia rispetto alla media continentale e con più di un giovane su due che non sa come sbarcare il lunario.

Lo spread, che agita i sonni nostrani a cavallo tra i 200 e i 300 punti base, è ad Atene oltre gli 800 e, nel 2012, il prodotto interno lordo del paese di Omero è calato di quasi 7 punti percentuali, 6.8 per l’esattezza. Un quadro drammatico che tale rimane anche se, ormai da qualche mese, non trova più tanto spazio nei media italiani.

Rimangono anche in Grecia sacche di ricchezza e privilegio. Ricorda l’inserto del Corriere che Atene è seconda nella classifica mondiale degli interventi di chirurgia estetica e cita l’esempio degli armatori ellenici come somma ingiustizia sociale: ricchissimi e potentissimi che si rifiutano di versare anche solo un euro di tasse nelle casse pubbliche, giocando col ricatto “se ci obbligate ci trasferiamo altrove”. Un paese che si dibatte quindi in una crisi che noi italiani non possiamo nemmeno immaginare e un paese che non è nemmeno in grado di dire ai suoi cittadini tra 2, forse 3, al massimo 4 anni passerà.

Impegnati come siamo nella campagna elettorale, nel dibattito Imu si, Imu no, Imu forse abbiamo noi italiani dimenticato che appena un anno e mezzo fa eravamo a un passo dal condividere il destino della Grecia. Ci veniva ogni giorno ricordato che la situazione di Atene poteva, in un attimo, diventare la nostra.

Impauriti abbiamo mandato a casa il governo Berlusconi e con il governo dei tecnici, e con le istruzioni dell’Europa, abbiamo, grazie ad una cura a base di tasse e sacrifici, allontanato lo spauracchio greco. Allontanare non è però sinonimo di far sparire e a ricordarci che la Grecia non è lontana sono arrivate, ieri (14 febbraio), le parole del presidente americano Obama e i dati sullo stato di salute dell’economia europea.

Il nostro Pil, nell’ultimo trimestre 2012, ha segnato un nuovo punto negativo registrando un meno 0,9. Ma non meglio vanno le cosa a Parigi e Berlino, anche loro con il segno meno davanti ai loro dati degli ultimi tre mesi: -0,3 per Parigi e -0,6 per Berlino. Dati negativi, ma non stupisce, anche per Madrid e Lisbona ed eurozona che, in generale, vede la sua economia ancora in seria difficoltà con una ripresa, forse, a fine 2013 o magari nel 2014.

Se le cose non vanno bene nel vecchio continente noi italiani corriamo poi il rischio di lasciare la strada che dalla Grecia si allontana, quella strada, faticosa, imboccata con il governo Monti, e che ora sarà sottoposta alla prova elettorale. “Il prossimo governo italiano mantenga lo stesso slancio di Monti” ha tenuto a dire Obama, “l’Italia ha fatto grandi progressi, avviando riforme ambiziose per rafforzare l’economia e contrastare la crisi dell’euro: sarà importante per il prossimo governo mantenere lo stesso slancio”. Spettatore distante, ma interessato, anche Obama ci ricorda che la crisi non è alle spalle, e la Grecia è ancora incredibilmente vicina.