Scienziati, medici e malati: danni e guai dell’estremismo animalista

di Riccardo Galli
Pubblicato il 20 Settembre 2013 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA
Michela Vittoria Brambilla, animalista convinta

Michela Vittoria Brambilla, animalista convinta

ROMA – “Senza test sugli animali, possiamo dire addio alla ricerca in Italia”, questo il senso della manifestazione tenutasi ieri (19 settembre) a Roma per chiedere che gli emendamenti alla legge Brambilla vengano rivisti. Una posizione espressa da ricercatori, semplici malati e illustri luminari ma, non serve essere scienziati per capire che la sperimentazione sugli animali, oltre ad aver contribuito in maniera determinante allo sviluppo di farmaci e cure che oggi salvano migliaia se non milioni di vite, è anche indispensabile per il futuro. Sostengono, gli animalisti, quello dei no ai test senza se e senza ma, che esistono alternative. La scienza però, le persone che con gli animali lavorano, e che non per questo non li amano, sostengono il contrario. I test servono e, d’accordo il rispetto per gli animali, ma la salute dell’uomo conta di più.

Si vede in questi giorni in televisione uno spot apparentemente “gentile”, in realtà autoritario. Asserisce che nulla, neanche il progresso della medicina, vale nemmeno la più larvata e dolce sperimentazione su cavie animali. E chi non è d’accordo sul postulato ideologico è, a senso e messaggio dello spot, un infame crudele. Scienziati, medici e malati si mobilitano, spiegano, sono andati in piazza a ricordare, tra l’altro, che anche l’autore e il regista culturale dello spot e della campagna forse si sono curati, loro e i loro cari, e forse sono perfino non solo in buona salute ma anche vivi e vegeti, grazie ad una delle tante ricadute della sperimentazione su animali.

 Grazia Longo, su La Stampa di oggi (20 settembre), riporta le parole di tre partecipanti “tipo” alla manifestazione che si è tenuta davanti a Montecitorio. Voci che vanno dai medici che lavorano per combattere tumori sino a chi, come Ivan Travella, è costretto su una carrozzina e senza i farmaci testati sugli animali “sarebbe già morto”.

 “Una delle restrizioni imposte dall’articolo 13 è lo xenotrapianto – spiega il professor Marco Foiani, direttore dell’Istituto Firc Oncologia Molecolare –, ovvero il trapianto di tumori umani sui topi per verificare i trattamenti necessari. Ne va di mezzo la salvezza di migliaia di persone: l’oncologia ha bisogno di progressi sul fronte delle terapie ed è impossibile ipotizzarle se si limiteranno le sperimentazioni sulle cavie animali”.

Dall’altra parte dei test, dall’altra parte dei farmaci Ivan, affetto da distrofia muscolare dall’età di 3 anni e da 20 su una sedia a rotelle:

“Se non ci fosse stata la ricerca, io a quest’ora sarei già morto. Vorrei che i cosiddetti animalisti mi ascoltassero: ogni farmaco che mi tiene in vita è frutto dei risultati ottenuti con la sperimentazione animale. (…) Solo operando su topi, ad esempio, si è scoperta la causa della mia patologia, ovvero la mancanza della proteina distrofina”.

Animalisti definiti “cosiddetti”perché, se è non solo giusto ma persino doveroso che una società civile tuteli anche le specie che umane non sono, è altrettanto un dovere, e persino più urgente, quello che la medesima società faccia di tutto per trovare la cura alle malattie che della società colpiscono i singoli.

Si può ad esempio discutere se la sperimentazione sugli animali sia ammissibile per prodotti che non sono medici, come ad esempio i trucchi. E si può e si deve discutere e stabilire che le cavie, a qualsiasi specie appartengono, debbano essere trattate dignitosamente e sia assolutamente da evitare qualsiasi violenza e maltrattamento gratuito nei loro confronti. Ma non si può e non si deve, e le testimonianze delle persone che ieri erano in piazza ne sono la voce, discutere se si possano testare o meno i farmaci sugli animali. Non si può discutere il diritto di Ivan, e di chi è nelle sue stesse condizioni, ad essere curato. Diritto tra l’altro sancito anche dalla nostra Costituzione. Come non si può discutere il diritto a sperare e il dovere di cercare sempre nuove e più efficaci terapie.

Le emozioni, le pulsioni e le posizioni che hanno probabilmente spinto il governo Berlusconi a bandire di fatto la sperimentazione animale, sono in realtà integraliste. Non tutti, anzi molto pochi tra quanti hanno a cuore gli animali credono infatti che la sperimentazione vada fermata. “Le cavie animali vengono trattate nel migliore dei modi e comunque vengono utilizzate solo quando non esistono alternative per la riuscita dei test”, testimonia Giuliano Grignaschi, che per mestiere dirige l’Animal Care Unit dell’Istituto Mario Negri, cioè si occupa della qualità della vita e del trattamento che le cavie ricevono. Abbiamo il dovere di far sì che le parole di Grignaschi siano realtà e anche legge, ma non per questo possiamo accettare che alcuni malati vengano condannati.

P.S. Piccola nota a margine: se gli emendamenti in questione non saranno modificati rischia, l’Italia, anche multe europee per il mancato rispetto delle direttive continentali. Cornuti e mazziati, senza cure e multati.