Rula Jebreal o della matematica per quote: l’irrazionale in tutto il suo splendore

di Lucio Fero
Pubblicato il 17 Maggio 2021 - 10:09 OLTRE 6 MESI FA
Rula Jebreal o della matematica per quote: l'irrazionale in tutto il suo splendore

Rula Jebreal o della matematica per quote: l’irrazionale in tutto il suo splendore (Foto d’archivio Ansa)

Rula Jebreal invitata come ospite a Propaganda Live ha fatto sapere: non vengo perché sarei la sola donna su sette ospiti. Ed in effetti non è andata. Il sorprendente e inquietante è che l’argomento della Jebreal sia stato e sia preso sul serio, come fosse una istanza di giustizia e non, come è, una eruzione di irrazionalità.

Rula Jebreal: una su sette è “sotto rappresentazione”

Lo scrive, lo attesta, lo denuncia, lo calcola soprattutto Rula Jebreal: una donna su sette in studio è “sotto rappresentazione” di genere. Quindi quale la misura giusta, di corretta rappresentazione: due donne su sette ospiti? Forse no, almeno tre donne su sette o quattro su sette se il criterio è per quote demografiche. E se tra i sette ci fosse un gay, basta un gay su sette? No, forse ce ne vogliono due.

E se c’è un asiatico? Vada per due asiatici su sette. E se l’asiatico non c’è, peggio! Evidente deficit di rappresentanza. E se c’è un trans? Ne basta uno su sette? E ci vuole un extra comunitario, qui si può abbinare: extracomunitario e pelle scura e si fa due categorie in una. Palestinese c’è più o meno già, ebreo meglio di no. O anche sì ma che sia democratico e anti Israele.

Dunque tre o quattro donne, un paio di gay, un trans, due asiatici, due extracomunitari…Si va per la quindicina, ci vuole un pullman per ospiti e, soprattutto, sicuri che quattro donne su quindici ospiti non sia sotto rappresentazione di genere?

Implementare inclusione

Spiega e comunica Rula Jebreal: “Per scelta professionale non partecipo a nessun evento che non implementa parità e inclusione”. Sembra una frase colta, sembra. E’ invece solo prosa gergale, farcito di luoghi comuni, pasticcio-composto di rumori verbali usati e spacciati come fossero concetti e sostanze. Parità, inclusione? Parità dei posti a sedere in un talk show come fosse la parità dei posti e sedere nei bus dell’apartheid? Inclusione negli inviti e comparsate in tv come fosse inclusione nel sistema scolastico delle minoranze razziali?

Oltre ogni senso e segno del ridicolo. Eppure non c’è da sorridere: Rula Jebreal, oltre a quella di giornalista, pubblicamente si assegna altra e suprema missione: quella di purificare il mondo dalle impurità e dagli impuri. Una vocazione talebana, sorella di quella della cultura della cancellazione che brucerebbe la Divina Commedia perché lì i gay…Sorella della cultura per cui solo un nero può scrivere di neri e Roth non va letto perché misogino nella vita…

Cultura a vocazione oppressiva

Cultura a vocazione e impegno oppressivi che predica libertà solo per i puri e i purificati dichiarati tali da un supremo consesso dei puri e, nel caso, delle pure. Una cultura a vocazione talebana, senza mai ovviamente un omaggio, un grazie, una consapevolezza di come e quanto questo efferato mondo chiamato occidente abbia nella sua storia dato strumenti, luoghi, mezzi, concetti, leggi e diritti di pensare, dire, studiare, apprendere. Anche, giustamente, alle Rula Jebreal che ora ha gli strumenti, i luoghi e i diritti per celebrare e diffondere il culto dell’irrazionale in tutto il suo splendore.