Ucraina, una guerra che durerà: Kiev non può perdere, Mosca non riesce a vincere, per l’Occidente manca la volontà.

di Gianni Pardo
Pubblicato il 1 Gennaio 2024 - 09:35
Ucraina, una guerra che durerà: Kiev non può perdere, Mosca non riesce a vincere, per l’Occidente manca la volontà.

Ucraina, una guerra che durerà: Kiev non può perdere, Mosca non riesce a vincere, per l’Occidente manca la volontà

Ucraina, una guerra che durerà: Kiev non può perdere. Mosca non riesce a vincere. E l’Occidente non ha capito la posta in gioco. L’Ucraina non combatte la sua, ma la nostra guerra.

Gianni Pardo analizza la situazione in Ucraina per Italia Oggi. Comincia chiedendosi: Putin sta vincendo? Molti lo pensano, soprattutto perché danno la controffensiva ucraina per fallita.

Ma le cose sono più complicate di così. Una guerra finisce veramente quando un Paese si
arrende e in questo caso è prevedibile che nessuno si arrenderà.

Bisogna riconoscere che l’Occidente sperava che la controffensiva ucraina
avesse successo nell’estate del 2023 e questo successo non si è avuto. Ma la Russia
non ha guadagnato un metro quadrato.

E chi dice che la controffensiva non potrebbe avere successo nell’estate del 2024? Nessuno ha detto che la guerra si sarebbe conclusa nel 2023. E non dimentichiamo che le sorti di questo conflitto non
dipendono dalla buona volontà degli ucraini, ma dalla buona volontà dell’Occidente.
Se l’Europa non è disposta ad armare e rifornire l’Ucraina (perché fino ad ora il
massimo sforzo l’hanno fatto gli Stati Uniti), come può aspettarsi che l’Ucraina batta
la Russia, a mani nude? Più che dare la vita per la patria gli ucraini non possono fare.

La tragedia, infinite volte replicata dalla storia, è che i popoli spesso non  riconoscono il loro interesse.

Atene ha avuto questa colpa: ha continuato ad essere presuntuosa quando non poteva più permetterselo e per questo ha perduto la guerra contro Sparta.

Nello stesso modo l’Occidente non ha capito quasi niente della guerra in Ucraina. L’Europa balla sull’orlo dell’abisso e non si rende conto che l’Ucraina non combatte la sua, ma la nostra guerra.

Ma torniamo alla guerra. Per quale scopo è scoppiata? La prima risposta –
inevitabile – è che Kiev non aveva e non poteva avere nessuno scopo perché
neanche prevedeva di dover combattere. Uno scopo l’aveva la Russia di Putin che
mirava (in un modo o nell’altro) ad annettersi l’Ucraina; o come minimo a farla
entrare, consenziente o di forza, nella Federazione Russa.

Questo scopo non è stato minimamente conseguito e dunque, quali che possano essere i suoi vantaggi
territoriali, Mosca non potrà dire di avere vinto la sua guerra. Solo con la pubblicità
di regime Putin riuscirà comunque ad affermarlo: buttando in galera chiunque osi
dire la verità.

La realtà fattuale è che attualmente, in quella regione, l’inverno impone lo
stallo pressoché totale e la guerra continua a bassa intensità. Quanto al futuro,
bisogna ricordare che una guerra si vince quando l’avversario è ridotto a zero (Italia,
1943) e il suo Paese invaso e dominato (Italia 1944). E nell’Est europeo nessuno lo è.

Inoltre, per quanto riguarda la Russia, non bisogna dimenticare i costi economici
(perdita di clienti, sanzioni, svalutazione del rublo) e umani: si parla di un numero
enorme di morti. Prova ne sia che Putin cominciò con l’inviare poco più di centomila
ragazzini di leva ed ora ha già impegnato (e in notevole misura perduto) centinaia di
migliaia di soldati.

È notizia recente che Putin ha deciso di aumentare del 15% il numero di
soldati impegnati nella guerra e di arruolare persino le donne. Insomma sta
raschiando il fondo del barile e sta scontentando un numero sempre maggiore di
russi. Se questi poveracci non si lamentano è perché sono imbottiti da sempre di
propaganda del regime, sono abituati da secoli ad essere trattati con i piedi, e
rischiano decenni di galera se osano fiatare.

Ovviamente, se Atene piange, Sparta non ride. Anche l’Ucraina ha duramente
sofferto e duramente soffrirà. Ma c’è una differenza. Gli ucraini sanno di combattere
per la loro libertà e per la sopravvivenza della loro Patria, i russi non sanno bene
perché rischiano di morire, o forse sanno che è soltanto per la follia di grandezza del
loro capo. Non si combatte nello stesso modo, quando il morale è alto o basso.

Una guerra come quella russo-ucraina è difficile da concludere. Per l’Ucraina la
parola vittoria corrisponde a ricacciare la Russia nei suoi confini, nulla di più. E
risulta difficile.

Per la Russia la vittoria sarebbe l’annessione dell’Ucraina. E questa non si è avuta e non si avrà mai più. L’unica pace concepibile non è una vera pace, ma un cessate il fuoco a tempo indeterminato. La Russia non si ritirerà finché potrà resistere, e l’Ucraina, almeno formalmente, non riconoscerà mai le conquiste russe.

La soluzione vera è rinviata a chissà quando, se mai ci sarà. Nel medio termine, tutto dipende dall’Occidente ed esso non ha capito il valore della posta in gioco.

Gli europei, come sempre ciechi e infingardi, sono convinti che questa guerra riguardi solo l’Ucraina; e purtroppo non ne hanno capito niente nemmeno gli americani. Forse qualcuno, al Pentagono. Ma non basta.

A meno di un imprevedibile risveglio, come avvenne nella Corea del Sud. Questo
Paese ad un certo momento (intorno al 1951) era assolutamente perduto, e il
territorio sotto il potere del governo del Sud si era ridotto alla città di Pusan (oggi
Busan). E tuttavia, ripartendo da quel porto, non soltanto gli americani
riconquistarono tutta la Corea del Sud, ma ebbero difficoltà a frenare il generale
McArthur che voleva invadere anche il Nord e sfidare la Cina.

Per la Russia manca la possibilità di vincere, per l’Occidente manca la volontà di
vincere.