Blocco dei fondi Ue all’Ungheria, Budapest: “Misura iniqua”

Pubblicato il 23 Febbraio 2012 - 17:17 OLTRE 6 MESI FA

BUDAPEST – Budapest ha definito iniqua e priva di fondamento la proposta della Commissione europea di bloccare l'erogazione all'Ungheria di 495 milioni di euro dai fondi di coesione, a causa dell'eccessivo deficit di bilancio del paese. Lo ha detto il portavoce del premier Viktor Orban, in risposta alla misura restrittiva annunciata ieri da Bruxelles.

Il governo ungherese ha reagito con forte disappunto alla decisione della commissione, anche se gli esperti si aspettavano una qualche sanzione da parte della Commissione, non solo per il deficit, dal 2004 piu' alto dei limiti previsti, ma anche per le procedure di infrazione avviate dalla Ue a causa delle leggi ungheresi ritenute in contrasto con i trattati e valori europei.

Secondo il governo ungherese, il blocco dei fondi e' ''contestabile giuridicamente'', e va contro il testo e lo spirito dei trattati, in quanto ''sanziona una eventualita''', cioe' il non rispetto del deficit prescritto di 3% nel 2013. Il governo ungherese spera che in sede di consiglio la proposta della Commissione non avra' la maggioranza richiesta.

Intanto il governo ha deciso un taglio ulteriore alla spesa del 2012, per un ammontare di 100 miliardi di fiorini (360 milioni di euro). Secondo le previsioni della Commissione, il deficit ungherese nel 2013 sarebbe del 3,25%, mentre secondo i calcoli del governo di Budapest, con i tagli decisi ulteriormente, scenderebbe largamente al di sotto del 3%.

''La nostra politica economica e fiscale va nella buona direzione, la crescita era e rimarra' sulla media europea, e il debito pubblico e' stato ridotto'', ha spiegato in un comunicato il ministero dell'economia.

E' senza precedenti che il finanziamento dai fondi europei sia stato sospeso per un paese membro. Gli analisti di Budapest e la stampa danno la colpa alla politica del governo Orban. ''E' stata sanzionata dalla Commissione la politica del governo Orban, ma sara' tutto il paese a pagarne il prezzo'', scrive oggi il giornale liberale Nepszabadsag.