Renzi e Juncker: flessibilità sì, austerity nì, migranti boh

di Edoardo Greco
Pubblicato il 26 Febbraio 2016 - 16:35 OLTRE 6 MESI FA
Renzi-Juncker: 90 minuti di pacche sulle spalle

Il Premier Matteo Renzi (d) e il Commissario Europeo Jean-Claude Juncker durante il loro incontro a Palazzo Chigi, Roma, 26 Febbraio 2016. ANSA/ GIUSEPPE LAMI

ROMA – Un incontro interlocutorio quello durato un’ora e mezzo a Palazzo Chigi fra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, venuto a Roma nelle vesti di mediatore fra i Paesi del Sud (Italia e Grecia) e il Nord Europa a guida Merkel. Oggetto della contesa è la possibilità di sforare i rigidi parametri europei sul bilancio per far ripartire la crescita e una più equa redistribuzione del carico dell’emergenza profughi, che per il momento grava moltissimo sulla Grecia e non poco sull’Italia, Paesi frontiera sul mediterraneo. Al di là dei convenevoli e delle dimostrazioni di amicizia, l’impressione è che Renzi e Juncker non abbiano raggiunto grandi intese.

Il lussemburghese Jean-Claude su Twitter si dice “Felice di vedere il mio amico Matteo Renzi durante la mia visita in Italia”, aggiungendo: “Prepariamo il vertice del 7 marzo. Insieme per un’Europa più forte”.

Renzi dal canto suo gonfia il petto quando dice, nella conferenza stampa alla fine del vertice: “Credo che sia per noi un momento importante quello della visita di Juncker: gli abbiamo dato il benvenuto con una notizia. Per l’Italia siamo al record storico di infrazioni in senso di riduzione delle procedure. Siamo passati da 199 procedure di infrazione quando siamo andati al governo alle 83 di oggi”.

C’è una gran voglia di mostrare che “i compiti a casa” sono stati fatti: “Il governo è dalla parte delle regole, crede nel rispetto delle regole e fa di tutto per esser all’avanguardia”. Allo stesso tempo “Condividiamo la linea della Commissione sulla flessibilità. Per noi il riferimento è quello che ha scritto la Commissione europea sulla flessibilità, non chiediamo di cambiare. Vorrei fosse scolpito sulla pietra. La commissione Juncker ha parlato di flessibilità nel documento del 13 gennaio 2015, noi lo condividiamo, siamo sempre per maggiore flessibilità ma va bene: hic manebimus optime”.

Nel mostrare di aver fatto i compiti, Renzi cerca di infilare qualche critica al partito dell’austerity, cercando di tirare Juncker dalla propria parte: “L’Italia sta facendo più dei compiti a casa, sta dando dimostrazione di concretezza. Useremo la flessibilità che ci sarà consentita, non va messo in discussione. Ma chi si affida all’austerity commette un errore, oggi Juncker ha detto che è stupida. Sottoscrivo”.

Dato un colpo al cerchio anti-austerity, Renzi ne dà uno alla botte pro-austerity quando si impegna sulla linea della riduzione del debito: “Lo voglio dire agli italiani: il debito deve andare giù non perché ce lo chiede Juncker e l’Europa ma perché lo deve fare un Paese che pensa ai propri figli. Vogliamo ridurre il debito pubblico italiano e le politiche di serietà di bilancio non sono di austerity, sono giuste. Dobbiamo essere seri con il nostro debito”.

Juncker per sua parte ha sottolineato che “L’Italia è un grande beneficiario del piano per gli investimenti ed il primo animatore del piano. E noi, io e Matteo, vorremo fosse prolungato oltre i 3 anni”. Poco prima, Renzi aveva auspicato il prolungamento del piano degli investimenti da 315 miliardi.

Juncker ha detto che l’Italia “è un grande paese, fondatore dell’Europa, quando si dice Roma si dice Europa”. “C’è un’ampia identità di vedute, più punti di incontro che parziali disaccordi, a volte maldestri” ha detto Juncker, riconoscendo sui migranti una “condotta esemplare” all’Italia, definita un “modello”. E ha aggiunto che “anche in ambito finanziario i punti di vista del governo italiano e della commissione Ue non sono tanto lontani. È possibile perciò lanciare un ponte tra due posizioni che non sono antinomiche”. Juncker ha assicurato che la Commissione Ue applicherà con saggezza “le regole del Patto di stabilità” e non spingerà per una “austerità stupida e cieca”. “Nel gennaio 2015 la Commissione ha introdotto elementi di flessibilità che l’Italia giustamente utilizza” ha riconosciuto Juncker, che ha definito “di livello” il “position paper” presentato recentemente dal governo italiano a Bruxelles: “È senz’altro un documento pro europeo”.

Poi il tema dell’immigrazione. Anche qui Renzi chiede l’appoggio del presidente della Commissione europea: “Non possiamo immaginare la solidarietà monodirezionale, o si è solidali sempre non lo si è mai. Mi auguro che Juncker possa vincere la sfida anche con altri capi di governo che non hanno la stesso sensibilità”, ha aggiunto, ricordando che noi “abbiamo fatto la nostra parte su hotspot” ma lo stesso non hanno fatto altri “su ricollocamenti e rimpatri. Auspico che nei prossimi incontri vi sia una forte iniziativa europea. L’Italia a testa alta e senza paura è impegnata perché l’Europa torni ad essere un luogo delle anime e non solo del mercato unico”.