Ue Bilancio, nessun accordo: si rischia la paralisi dei fondi europei

Pubblicato il 15 Novembre 2010 - 21:10| Aggiornato il 16 Novembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

E’ passata senza che fosse possibile raggiungere un accordo tra Consiglio e Parlamento la scadenza di mezzanotte, ultimo termine per l’approvazione della Finanziaria 2011 della Ue. Le conseguenze sono potenzialmente gravi. Il Commissario al Bilancio, Januz Lewandowski, ha ricordato che ”a febbraio mancheranno 6 miliardi per la politica agricola”. Non ci saranno, tra l’altro, fondi per il servizio diplomatico e le autorita’ di governance economica.

E’ scontro aperto fra Stati membri prima ancora che tra istituzioni europee. Il Parlamento, che da quest’anno in virtu’ del Trattato di Lisbona entrato in vigore a dicembre 2009, reclama un nuovo ruolo politico sulle scelte economiche future dell’Europa, vuole un nuovo assetto istituzionale. Da Londra arriva un no secco che apre la strada ad un esercizio provvisorio che di fatto rischia di bloccare il funzionamento dell’intera Ue a partire da gennaio.

Che la ‘battaglia del grano’ sarebbe stata dura lo si era capito gia’ prima della sessione plenaria di Strasburgo che a ottobre ha scompaginato il bilancio 2011. La commissione in primavera prevedeva un aumento delle entrate (e quindi delle contribuzioni nazionali) del 6%, il Consiglio aveva tagliato ad agosto l’aumento al 2,91%. Quando il Parlamento ha ripristinato le cifre iniziali e’ arrivato il diktat di David Cameron. Il premier inglese in Consiglio europeo aveva tuonato: non si puo’ stringere la cinghia in casa e dare aumenti all’Unione Europea.

Ma quella che sembrava una posizione di buonsenso, con il passare dei giorni si e’ rivelata una posizione tattica e – forse – perdente. Perche’ in sede di ‘comitato di conciliazione’ e’ emerso che il Parlamento accettava volentieri il diktat sulle cifre imposto da Cameron. In cambio chiedeva apertura politica sul suo nuovo ruolo: in particolare Jerzy Buzek (il presidente polacco dell’Europarlamento, uno che e’ stato tra i fondatori di Solidarnosc e non certo un pericoloso comunista) e Alain Lamassour (capo della Commissione parlamentare Bilancio, eletto con l’Ump di Sarkozy) spiegavano che l’argomento era quello di avere certezza che l’Unione Europea del futuro, ovvero a partire dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020, avrebbe avuto risorse proprie. Tradotto significava stabilire il principio che sarebbero stati eliminati sconti come il ‘british rebate’ che Margaret Thatcher ottenne nel 1984 e che – per fare un esempio – al solo Belgio costa 300 milioni di euro in piu’ di contributi annuali.

E’ quello delle ‘risorse proprie’, il vero terreno dello scontro. E lo si e’ capito oggi quando dopo quattro ore di consiglio straordinario sul bilancio, fonti comunitari hanno rivelato che non e’ stato possibile trovare un accordo accettabile per il Parlamento. I rappresentanti dei 27 governi dovevano concordare una dichiarazione che garantisse il ruolo del Parlamento. alla fine hanno tirato fuori un testo che il commissario Lewandowski ha definito ”un insulto al Parlamento”. E con questo mancato accordo i 27 si sono presentati in serata al tavolo con il Parlamento, nella sede degli eletti dai 500 milioni di cittadini europei che a partire da gennaio, se stasera non ci sara’ accordo, rischiano di veder saltare i contributi per scuole, aziende, imprese, agricoltori e tutto cio’ che l’Unione Europea normalmente finanzia.