Aggressione Berlusconi, Tartaglia: “Attratto dalle urla dei contestatori”

Pubblicato il 14 Dicembre 2009 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA

Quattro ore di interrogatorio per Massimo Tartaglia, il grafico che nella serata di domenica 13 dicembre ha aggredito a Milano Silvio Berlusconi.

Tartaglia, che nella notte è stato trasferito nel carcere di San Vittore, ha confessato ed ha spiegato agli inquirenti che le motivazioni del suo gesto sono politiche:  forte dissenso dalle posizioni del Pdl e in particolare del presidente del Consiglio.

Nella borsa del grafico gli investigatori hanno trovato  uno spuntone di plexiglas lungo 20 centimetri, un grosso accendino da tavolo, un crocifisso di 30 centimetri e un soprammobile di quarzo del peso di diversi etti. Proprio per questi oggetti a Tartaglia è contestata l’aggravante della premeditazione.  Il grafico, 42 anni e problemi mentali, aveva preso alcuni degli oggetti nella sua abitazione.

L’aggressore ha raccontato di essere arrivato in Piazza Duomo e di essersi allontanato quando Berlusconi era ancora sul palco. Tartaglia stava per prendere la metro quando ha visto la macchina del premier e, soprattutto, ha sentito le grida dei contestatori.  A quel punto il grafico ha preso una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi a cui ha lanciato il souvenir che aveva comprato poco prima su una bancarella.

Ora si trova in isolamento nel carcere di San Vittore, sorvegliato a vista nella sua cella e rischia 5 anni di carcere. Ma chi è veramente Massimo Tartaglia, l’uomo arrestato domenica 13 dicembre per aver colpito con un souvenir al volto Silvio Berlusconi a Milano? Grafico di professione, 42 anni, di lui si sa che è da dieci anni in cura presso una psichiatra e che in passato è stato ricoverato in day hospital per cinque o sei volte nel reparto di psichiatria del Policlinico di Milano dove è stato in cura fino al 2003.

Nessun sembra si aspettasse un gesto come quello di domenica. In prima persona i genitori. Se lo stesso Tartaglia dice di aver agito «per forte dissenso nei confronti del Pdl e di Berlusconi» il padre, Alessandro, ammette che la famiglia «vota Pd» ma che Massimo «non è legato a nessun gruppo» politico e che in casa non si è mai esplicitato un «odio per Berlusconi».

E’ sempre il padre a raccontare dei problemi mentali di Massimo Tartaglia: «Lui alla maturità ha avuto questo problema e quindi è stato curato, però queste cose difficilmente guariscono. Ultimamente andava anche ad una associazione del Wwf a Vanzago dove faceva del volontariato e sembrava tranquillo».

Da quanto si è appreso l’uomo, che era seguito al padiglione Guardia Seconda almeno da quattro anni, dopo il 2003 si è rivolto a L.M, una dottoressa che lavora in una struttura periferica legata all’ospedale di via Francesco Sforza, che di tanto in tanto l’ha visitato. Ora L.M sta preparando una relazione dettagliata sullo stato di salute di Tartaglia e sui disturbi di cui soffre da consegnare alla magistratura.

Ma Massimo Tartaglia ha un passato da inventore. Circa quindici anni fa l’uomo ha partecipato ad alcune fiere con una sua invenzione, i “Quadri musicali”. Secondo quanto si legge nella sua pagina personale sul social network “MySpace”, Tartaglia aveva inserito un lettore mp3 e creato dei sistemi elettronici all’interno delle cornici che, stimolati dalla musica, emettevano a ritmo luci con effetti particolari ad effetto.

L’aggressore del premier, inoltre, aveva creato una pagina in inglese per pubblicizzare i suoi quadri anche all’estero, ricevendo numerosi commenti positivi dai visitatori. All’interno della pagina c’è nel dettaglio la sezione della cornice, così da spiegare l’esatto funzionamento dei “Music picture”. Non manca anche una sezione di eCommerce per ordinare i quadri direttamente a casa. Su “MySpace” Tartaglia, che ha usato come nickname Elisir, ha pubblicato le scansioni delle pagine dei giornali che riportavano le sue invenzioni assieme alle fotografie dei quadri da lui creati. Da ieri sera, dopo l’aggressione, sono anche apparsi due commenti, entrambi a favore del gesto: un semplice «grazie» e un più dialettale «grazie de core».