Antonio Scurati, cosa c’è dietro l’annullamento del suo monologo: smentita la Rai. FdI: “La Bortone si dimetta”

di redazione politica
Pubblicato il 22 Aprile 2024 - 15:47

Il post su Instagram della Bortone in cui annuncia lo stop del monologo di Scurati

Antonio Scurati, cosa c’è dietro la vicenda dello stop al suo testo sul 25 aprile con contenuti che erano indirizzati alla premier Giorgia Meloni. Il monologo, lo scrittore lo avrebbe dovuto leggere sabato sera su Rai Tre durante la trasmissione condotta da Serena Bortone Che Sarà. La Rai ha però deciso di bloccarne la lettura con ragioni che appaiono, ad oggi, ancora poco chiare. I dirigenti Rai hanno infatti provato a giustificare il no a Scurati con una motivazione economica venendo però smentiti da uno screen che ha iniziato a circolare in Rete e che indica, invece, come editoriale la motivazione del no. Lo screen avrebbe fatto infuriare anche la premier Meloni, scrive oggi La Stampa, che già nella giornata di sabato aveva pubblicato il testo di Scurati sui social come a voler confermare che non si trattava di censura politica ma di uno stop legato solo al fatto che in Rai, 18oo euro per un minuto di lettura, sono troppi soldi. La ragione del blocco appare insomma ancora poco chiara e in Rai sono in molti ad agitarsi. Tra loro anche i giornalisti che hanno annunciato un lungo sciopero contro “l’asfissiante controllo dell’informazione”.

il testo della meloni

Il post della Meloni in cui pubblica il testo di Scurati e parla di un no per motivi economici

Foti: “Se la Bortone pensa di essere censurata si dimetta” 

A parlare della vicenda è anche Fiorello a Viva RaiDue. Lo showman lo fa con la sua solita ironia tagliente: “Bortone? Sarà punita con il prime time di Rai1”. Molto meno ironico è invece Tommaso Foti. Senza usare troppi giri di parole, il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia invita la Bortone a dimettersi. Secondo Foti, quanto accaduto a Scurati sarebbe “un caso montato ad arte“. Il motivo dell’annullamento, dice ancora Foti, è solo il mancato accordo sul compenso di 1.800 euro chiesto dall’autore. “Non si è obbligati ad avere un cachet, a meno che la Resistenza non sia un modo per fare fattura“, ironizza il capogruppo di Fratelli d’Italia. “Si vuol far passare l’idea che sia stato palazzo Chigi a non volere Scurati. Forse chi lo dice era abituato a fare così”.

A chi gli ricorda della mail inviata al programma dalla dirigenza Rai, Foti parla di “motivi editoriali” come giustificazione del mancato intervento dello scrittore. “A me risulta altro”, replica il capogruppo del partito della Meloni. “Venerdì sera c’era l’accordo con la redazione del programma per la partecipazione a titolo gratuito. Sabato mattina la conduttrice ha scelto di montare il caso. Ma la censura non c’è”, assicura. Secondo Foti, la dimostrazione della mancanza della censura arriverebbe dal post che Giorgia Meloni ha pubblicato sui social. La premier “ha più follower degli ascolti di Bortone”, incalza ancora Foti. Che poi suggerisce la soluzione più rapida: se la conduttrice pensa di essere stata censurata può dimettersi. 

La scrittrice Terranova: “Anch’io censurata in Rai” 

Prima dell’esplosione del caso Antonio Scurati, anche un monologo della scrittrice Nadia Terranova sui pestaggi della polizia sugli studenti in corteo lo scorso marzo a Pisa, che doveva andare in onda sempre a Che sarà, sarebbe stato censurato dalla Rai. A denunciarlo è la stessa scrittrice: “La redazione mi aveva invitata a scrivere un monologo, che io stessa avrei dovuto leggere. L’ho fatto, ma il testo non è stato reputato adatto alla puntata” racconta in un’intervista a Il Manifesto. La Terranova prosegue: “Sono rimasta abbastanza stupita quando mi è stato chiesto di cambiare il mio monologo”.  Il rifiuto del testo di Terranova non ha fatto però discutere come la cancellazione del discorso per il 25 aprile di Scurati. “Evidentemente – dice la scrittrice nell’intervista – ci sono dei temi di cui è meglio non parlare. Io l’ho sperimentato con il mio monologo sulle cariche agli studenti di Pisa, ma come vediamo non è l’unico caso”.