Via le “Ruby” dal cielo d’Italia. Bagnasco pronuncia due “Basta”. A Berlusconi e ai suoi nemici

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 24 Gennaio 2011 - 17:53 OLTRE 6 MESI FA

Volendo tradurre in italiano volgare e spiccio l’accorto e rotondo eloquio del cardinal Bagnasco, sua eminenza ci perdonerà, il succo è “Ruby si addensano sull’Italia, meglio, molto meglio scacciarle e farne a meno, pulire l’aria che spira anche dai piani alti del paese. Ma senza approfittarne per cambiare premier che non è il caso, non è prudente e non è così che si fa”. Traduzione libera e tutt’altro che ufficiale e autorizzata, ma questo e non altro è il succo dl discorso del presidente dei vescovi italiani. Lui testualmente ha detto: “Ci sono debolezza etica e fibrillazione politica e istituzionale”. Che, combinate insieme, fanno grosso danno al paese. Ha detto che: “Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura di sobrietà e disciplina…”. Ha detto che “ci sono squarci veri o presunti di comportamenti non compatibili”, che “ci si chiede a cosa sia dovuta la mole di indagini…”. E ha concluso invocando, quasi comnadando “equilibrio”. Cioè, sempre traducendo in volgare, Berlusconi la smetta di organizzare quel che organizza raccontando che sono cenette tra amici, la smetta di minacciare i giudici e la magistratura e i giudici e l’opposizione la smettano di cercare di far fuori Berlusconi per questa via.

Salomone, oppure Ponzio Pilato? Per Berlusconi, su Berlusconi nelle parole di Bagnasco aleggia sospeso, visibile e ascoltabile anche se non scritto e pronunciato, un “altrimenti…”. Altrimenti, se Berlusconi insiste e continua nel suo privato e pubblico a tirare la corda, questa si spezza. E accade quel che oggi non accade, quel che oggi Bagnasco esclude che la Chiesa possa e voglia fare: scangiarsi e mollare Berlusconi. Non è una reprimenda da parroco amichevole, non è una predica con perdono incorporato. E’ un avvertimento, “pastorale” quanto si vuole, ma anche ultimativo. Un “Basta”. Addolcito e come se addolcito dal “se vuoi continuare”. Ma un “basta” con in più l’ammonizione del “non ti seguiremo oltre e comunque”.

Per tutte le opposizioni a Berlusconi nelle parole di Bagnasco c’è uno stop. Un fermatevi qui perché altrimenti ci facciamo male. Non una “scomunica” delle loro ragioni, ma un “non possiamo e non vogliamo” seguirvi e aiutarvi. In controluce, molto in controluce si intravede nella posizione assunta dalla Chiesa italiana una preferenza, un accennato auspicio a un governo di centro destra senza Berlusconi premier. Ma è un futuro possibile che la Chiesa benevolmente accoglierà se e quando verrà e per cui la Chiesa non lavorerà, non ora almeno. Ascoltato, letto e tradotto Bagnasco, Berlusconi ha evitato il peggio. Fosse in grado di non negare l’evidenza e soprattutto di non minacciare guerre istituzionali, il premier potrebbe provare a ricomporre e sopire. Ma dovrebbe essere un Berlusconi che Berlusconi non è. E le opposizioni non potranno mettere le insegne vaticane nella loro bandiera, di loro il Vaticano non si fida anche se per la prima volta non le bastona.

Quanto alla Chiesa italiana, mostra con chiarezza di tenere alla “stabilità” e all’equilibrio e anche al rispetto dell’etica e del decoro. Vuole la pace sociale “turbata” e la decenza pubblica “offesa”. Ma dello Stato italiano la Chiesa poco se ne cura, non è affar suo: se un premier fa di fatto scarcerare una sua amica fermata in Questura è “peccato laico” che la Chiesa ignora. Se il premier dà “scandalo” ad Arcore la Chiesa interviene, se il premier si mangia lo Stato in Questura non sono affari suoi. La Chiesa non vuole “Nubi che si addensano sul paese”, vale per Berlusconi e per la Procura di Milano. La traduzione da “Nubi” a “Ruby” è interpretazione per nulla ardita e blasfema.