Una manovra e nessuna politica, solo i dolori di Berlusconi e di Vendola

Pubblicato il 26 Maggio 2010 - 15:57| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

“Un tornante della storia”: questa l’espressione usata da Giulio Tremonti per definire non tanto il “come” e il “quanto” della manovra, dei 24 miliardi di spesa pubblica in meno nei prossimi due anni, piuttosto per far capire il “perché” lo Stato non può più spendere come prima, anzi come sempre finora. “Tornante” è quella curva di una strada in cui torni indietro per proseguire. L’immagine è efficace, l’espressione è calzante. Ma sono in molti, i più a non aver “capito” e a non voler capire. I primi a non intendere sono quelli che hanno bollato, in privato o in pubblico, la manovra con la medesima definizione: “Macelleria sociale”. Singolare che nessuno abbia colto e sottolineato la circostanza solo apparentemente paradossale che a lamentarsi e a denunciare la “macelleria sociale” siano stati Silvio Berlusconi nelle riunioni più o meno riservate con Tremonti, Letta e gli altri ministri e Nichi Vendola in un forum nel sito di “Repubblica”. L’uomo che da quindici anni abbondanti affascina l’elettorato moderato e conservatore e quello che fa sognare la sinistra alternativa dicono la stessa frase, soffrono lo stesso disagio politico, financo culturale, nei confronti dello Stato che non spende più. Sorprendente? Mica tanto.

Vendola lamenta che alla sua Regione e a tutte le altre non arriveranno più fondi, non quelli di prima, mai più quelli di prima. E lucidamente vede, o almeno intuisce, che questo è un colpo mortale ad un modo di concepire e fare politica. L’uomo della sinistra alternativa pronuncia le parole che sono nell’animo e nella testa di tutta la sinistra definiamola “storica”: la Cgil, gli amministratori degli Enti locali, il corpo centrale del Pd. La sinistra sa che spesa pubblica non è solo e soltanto “spreco”. Sa che spesa pubblica è sostegno al reddito di milioni di italiani, molti e “normali” italiani, molti di più dei pur spropositati per numero e costo 180mila “addetti” a vario titolo alla politica. La sinistra sa che spesa pubblica costante e crescente è pilastro del modo di vivere italiano e del nostro modello sociale. Sa che spesso è spesa pubblica improduttiva, ma sa che se tu togli ad uno uno stipendio pubblico “improduttivo” di duemila euro, quello di che campa con tutta la famiglia? “Quello” sono milioni di famiglie. Quindi per la sinistra “macellare la società” non è tanto e solo tagliare un aumento contrattuale, quello prima o poi nel mondo che c’era si assorbiva e si recuperava. Per la sinistra “macellare” è mandare al minimo possibile il motore della spesa pubblica. La sinistra “sa” che senza la spesa pubblica e senza la politica che spesa pubblica distribuisce, l’equilibrio sociale finora conosciuto esce dai cardini. Quindi il “tornante” di cui parla Tremonti non lo vuol vedere. E’ disposta a rallentare la marcia, non a girare il volante. L’idea, la cultura politica della sinistra è da decenni quella della spesa pubblica come “variabile indipendente” dall’economia, diritto acquisito della società. Non staremo a dire se è idea sbagliata o giusta, nobile o parassita, sociale o corporativa. E’ tutte queste cose inestricabilmente insieme ma, soprattutto, è, qui e oggi, idea e cultura in lite furiosa con la realtà. Perciò quel modo di concepire la cosa pubblica, quel modo di fare politica e di pensarla è inadeguata alla realtà. Questo dice il “perché” della manovra e questo dire la sinistra non può neanche concepire. Almeno non la sinistra nella sua forma, istinto e sentimento attuali.

Berlusconi lamenta di dover ingoiare una forma sia pur tenue di “tracciabilità dei pagamenti”, cioè di dover comunicare agli italiani che un’altra forma di spesa pubblica va asciugata: l’evasione fiscale. Spesa pubblica erogata in forma diretta da decenni viene garantita ad alcuni gruppi sociali, per gli altri c’è da decenni l’esenzione di fatto dal dover pagare le tasse. Non è solo malcostume e truffa, è l’altro pilastro del modello italiano. Ciò che spinge Berlusconi a fermarsi, a recalcitrare di fronte al “tornante”, non è solo l’impronunciabilità elettorale della parola “sacrifici”. Fosse solo questo…Berlusconi traduce il tutto nella “sua” lingua, lo fa diventare “lo Stato che si ritira, dimagrisce”. Espediente per raccontare che la manovra la “paga” lo Stato e non il cittadino. Espediente e nulla più. Ma Berlusconi non soffre e sbuffa per la piccola fatica di un’altra insalata di mezze bugie  e mezze verità. Soffre e sbuffa perchè sa, o almeno intuisce, che la sua “narrazione” al paese è arrivata all’ultima pagina. La narrazione era in sostanza: se ognuno pensa ai fatti suoi tutti ci guadagnano. E’ un’idea, una cultura della politica e della società simmetrica anche se antagonista a quella della sinistra. Anche il “berlusconismo” suppone come eterno e immodificabile il pilastro della spesa pubblica. Cambiano le forme di spesa e, talvolta ma neanche sempre, gli indirizzi sociali cui la spesa viene recapitata. Non cambia il modello. Quindi il “perché” della manovra dice che anche questo modello, pur di elettorale successo e saldamente al potere, è inadeguato di fronte alla realtà.

Due politiche inadeguate e poi ce n’è una terza: obbligatoria quanto impraticabile, coerente con la realtà quanto priva di consenso. E’ la politica non del “rigore e dei tagli”. Queste sono “emergenze” che il paese conosce e alla fine tutto soammto tollera. Ma stavolta non è “emergenza”, non è una frenata di fronte all’ostacolo. Frenata e scarto e poi di nuovo acceleratore. Stavolta è “tornante”, sterzo che deve girare altrimenti si va nel burrone. Stavolta è non che si è speso troppo e si fa un “sacrificio”. Stavolta è che per anni, nessuno sa quanti, non si può spendere più come prima e come sempre. Perchè, è il “perchè” della manovra, i soldi da spendere nessuno te li fornisce più se non smetti di spendere come prima, come sempre. Stavolta gli Stati europei, governati dalla destra o dalla sinistra non importa, anzi proprio non conta, rischiano grosso di non trovare più chi finanzia il loro debito. Stavolta non è un anno o due di “vacche magre”, magari ci saranno presto anche “vacche in carne”. Stavolta è che bisogna cambiare la “fattoria”, cioè l’ambiente sociale e politico in cui viviamo da decenni. E di “fattori” a disposizione e possibili ce ne sono due inadeguati. Il terzo è impossibile o quasi. Per dirla con Tremonti: è un “tornante” con alla guida nessuno, la sua manovra è solo un freno a mano tirato, ma le mani per girare lo sterzo sono appunto quelle di nessuno.