Bossi: “Berlusconi sta coi comunisti, è finita. Faremo la moneta padana”

Pubblicato il 12 Dicembre 2011 - 19:34 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi e Silvio Berlusconi

ROMA – “Silvio Berlusconi sta coi comunisti, con lui è finita”. Dopo cinque giorni di sostanziale silenzio Umberto Bossi torna a parlare e lo fa ufficializzando quello che era nell’aria da tempo, il divorzio della Lega dal Pdl.

Nel rispondere alle domande dei cronisti a margine di un convegno a Palazzo Lombardia il Senatur è lapidario: ” Adesso l’asse con Berlusconi non c’e, ognuno a casa sua. Berlusconi sta con i comunisti in questo governo, questi non sono tempi di alleanze ma è il momento di aspettare”.

Aspettare, quindi, almeno la caduta di Monti che per Bossi sembra però essere imminente: “Questo governo va a picco, come fa a stare in piedi? Va bene che lo ha messo li’ il presidente della repubblica che si piglierà le responsabilità di aver sciolto un governo eletto democraticamente e di avere messo un commissario venuto dall’Europa e dalle banche”.

Quanto alla manovra, la tesi di Bossi è semplice: ”Divide già chi l’ha fatta, portera’ casini. E comunque chi l’ha fatta è cattivo, perché tocca le pensioni, i vecchietti”.

Non manca, poi, l’analisi del leader della Lega sull’andamento dell’euro, che oggi viaggia ai minimi storici: “Ha vinto la Padania, l’Italia ha perso e ora in Europa nessuno vuole mettere i soldi in un fondo salva stati, i tedeschi giustamente non vogliono pagare i debiti dell’Italia e della Grecia, quindi non se ne farà niente. Non esiste un fondo che possa salvare gli stati. Una volta finita, la Padania si farà la sua moneta, mica può continuare a mantenere tutti questi farabutti”.

Una piccola apertura, infine, da Bossi arriva sul taglio dei vitalizi ai parlamentari. Secondo il Senatur “entro certi limiti si può fare, ma bisogna fare le cose serie”.

Difficile non legare la posizione di Bossi su Berlusconi con i sondaggi. Da quando la Lega è tornata all’opposizione, infatti, i numeri dicono che dopo mesi di caduta è iniziata una lenta risalita. Il muso duro, insomma, paga. E Bossi, che lo sa, sa che non è il momento di allacciare l’immagine della “Lega di lotta” a quella di Berlusconi.