Il voto per la sfiducia alla Camera si avvicina: i numeri non sono chiari e variano ogni giorno ma Berlusconi lì trema

Pubblicato il 2 Dicembre 2010 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

Per ora  l’unica cosa certa è che si vota il 14 dicembre. Per il resto, la sorte delle mozioni di sfiducia, e dunque del governo e di Berlusconi, è appesa alla matematica, ad una serie di variabili e costanti che fanno cambiare il corso dei numeri e delle varie conte. La crisi economica, la tenuta di Futuro e libertà, la compattezza del nascente Terzo Polo, i cambi di casacche, la campagna acquisti e le nuove rivelazioni di Wikileaks. Tutte variabili appunto, tutte situazioni che possono spostare il pallottoliere da desta a sinistra e viceversa.

La partita si gioca alla Camera, visto che al Senato la maggioranza di Silvio Berlusconi non dovrebbe avere problemi. A Montecitorio si fronteggiano due blocchi: da una parte Lega e Pdl (294 deputati), dall’altra Pd e Idv (230). A spalleggiare l’esecutivo attuale ci sono gli undici deputati di Noi Sud e Pid (i Popolari per l’Italia di Domani), oltre a Francesco Pionati, Francesco Nucara, Bruno Cesario. In tutto 308 dati per “sicuri” mentre il quorum è 316. Determinante sarà quindi l’atteggiamento del nascente Terzo Polo, composto da cinque partiti: Fli, Udc, Api, Mpa e Liberaldemocratici che sembrano orientati, ma c’è anche chi frena, a presentare una comune mozione di sfiducia, accanto a quella Pd-Idv.

Poi però ci sono anche una decina di incerti che rischiano di risultare determinanti. Per Nucara, la data cruciale è lunedì: “Se l’Ecofin dovesse avvertire l’Italia che ci sono rischi per la stabilità del Paese, qualcuno ci potrebbe ripensare. Penso a Pier Ferdinando Casini”. Che però, dopo aver riunito i suoi, ha annunciato che presenterà una mozione di sfiducia. Il leader Udc assicura la compattezza dei suoi: “Non ci saranno defezioni, saremo al 100 per cento: quando si vota l’atto più importante del governo, non si può far finta di ammalarsi”. Fabio Granata ha già minacciato espulsioni da Fli in caso di dissociazione.

Cosa faranno i dialoganti Roberto Menia, Giuseppe Consolo, Catia Polidori e Silvano Moffa? Menia: “Prenderemo una decisione insieme e la seguiremo tutti. Basta con il giochetto dei buoni e cattivi” . Consolo è aperturista : “Siam tra coloro che son sospesi”. E non dà per scontato il voto favorevole alla mozione: “Valuteremo cosa dice Berlusconi in aula: se fa un discorso serio e costruttivo, come credo, o se ci chiamerà traditori. Noi stiamo qui con la fede: io ho la febbre e sono in Aula, a combattere”. Tra le assenze possibili, non diplomatiche, quella di un’altra finiana, Giulia Cosenza, che aspetta un figlio. Sarà presente di sicuro, invece, Massimo Calearo, prima nel gruppo Pd, poi Api e ora nel Misto: “Che farò? Deciderò al secondo giro, voglio prima vedere cosa fanno gli altri”.

La sua posizione, però, pare piuttosto chiara: “Mi viene da ridere quando sento che in casa nostra si parla del premier solo per le donne. Poi ascolto la Clinton e dice una cosa molto diversa. Noi siamo a rischio Portogallo, non possiamo parlare solo dei problemi di una persona. L’Italia che soffre pensa al lavoro e alla cassa integrazione”. Come finirà? “A parte quelli che avranno crisi intestinali e quelli che hanno paura di andare a casa, c’è da pensare al bene comune. Non sarà una passeggiata, ma neanche una débacle”.

I due esponenti della Svp probabilmente si asterranno, come conferma Siegfried Brugger: “Non vedo possibile un voto a favore. Restiamo fuori dai giochi, come sempre: o astensione o voto contrario”. Più inquieti i tre Liberaldemocratici. Daniela Melchiorre: “Decideremo insieme al terzo polo moderato”. Italo Tanoni: “A oggi mi sembra che non ci siano incertezze per una nostra mozione di sfiducia. Berlusconi? Non ho motivo di parlare con lui: ho già detto “no grazie” in passato. E comunque, secondo me non arriva a 310 voti”. Più favorevole al governo il terzo, Maurizio Grassano, anche se Tanoni assicura: “Non voleva votare una mozione del Pd, ma se presentiamo la nostra voterà con noi”.

Infine i radicali. Marco Pannella non ha escluso il voto a favore del governo e una delegazione radicale incontrerà Ignazio La Russa. Rita Bernardini: “Vedremo, noi siamo per il dialogo: è l’essenza della democrazia, mica è solo mercimonio. A noi interessa parlare. Del resto se Pannella parlava con Almirante, non vedo perché ora non dovremmo parlare con La Russa”. Forse qualche elettore del Pd, partito nel quale siete stati eletti, rimarrebbe deluso: “Anche noi siamo delusi dal Pd: ci considera marginale ed è preso da altri problemi, che non coincidono con quelli del Paese”.