Conte-Di Maio: due leader nel pollaio M5S, uno è di troppo, Padre Grillo cerca di salvare un Movimento lacerato

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 6 Febbraio 2022 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
Conte-Di Maio: due leader nel pollaio M5S, uno è di troppo, Padre Grillo cerca di salvare un Movimento lacerato

Conte-Di Maio: due leader nel pollaio M5S, uno è di troppo, Padre Grillo cerca di salvare un Movimento lacerato

Conte o Di Maio per il M5s? Due o tre cose bisogna pur dirle su questo duello (finale) fra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, fieri uomini del Sud.

Hanno spianato tutte le ruggini che avevano in corpo emerse fragorosamente subito dopo la partita del Quirinale.

1) Due leader bivaccano nel pollaio Cinquestelle. Uno è di troppo. Salterà. Ma chi dei due? Da novembre 2021 Giuseppi guida i 5 Stelle. Ma una parte del Movimento continua a fare riferimento all’ex capo politico e ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La coesistenza fra i due è molto difficile.

Padre Grillo (così si è definito mercoledì sul suo blog) tenta una mediazione, fa il pompiere, perché lorsignori “non disperdano, per diatribe personali, il patrimonio ereditato dal padre”. Cioè lui stesso. A proposito: l’Elevato con chi sta?

Ormai è faida nel M5s. Siamo alla vendetta privata. Come al tempo dei Longobardi.

2) Il conflitto si è inasprito subito dopo il Mattarella bis. Conte l’ha fatta grossa: ha gestito in proprio la trattativa, ha dialogato con Salvini (all’insaputa persino di Travaglio). Trovando  l’accordo sulla Belloni il cui nome è stato bruciato in una sola notte.

E Di Maio lo ha prontamente attaccato su tutti i canali. Lo scontro è così  approdato sui social in attesa dell’invocato  (da Conte) “chiarimento politico “ sulla gestione delle trattative per il Colle. 

Luigino è stato linciato via Twitter dai fedelissimi del presidente e lui ha sveltamente radunato le sue  truppe. Ha pure innescato una girandola di nomi.

Raggi, Belloni, Appendino. Le tre Erinni della mitologia greca, le Furie (latine) della vendetta, ne vedremo delle belle.

3) Tira aria di scissione. I “dimaiani’ la vorrebbero. Se ne andrebbero in 70. Ma sono già al lavoro i pontieri che sperano nella pace. Il Movimento da tempo vive e convive con la burrasca. Basti ricordare le turbolenze del caso Toninelli. E poi le nubi sollevate dai rapporti di Grillo con l’armatore Onorato. Il sussidio grillino ai mafiosi, i soldi in valigia diplomatica dal Venezuela. E la mega consulenza a Philip Morris di 2,4 milioni di euro a Casaleggio.

Per carità, tutte cose da verificare. In ogni caso tanto rumore, tanto  disagio. Certo anche tanto fango. Fango vero, non cosmetico. Un pantano che lascia e lascerà  macchie indelebili. Comunque vada a finire.