Csm, basta magistrati in politica: chi si candida lasci l’incarico per 5 anni

Pubblicato il 28 Aprile 2010 - 20:01 OLTRE 6 MESI FA

Il Consiglio Superiore della Magistratura

il Csm ha raccolto l’invito lanciato ieri dal presidente della Repubblica Napolitano: niente più magistrati in politica. La sollecitazione viene dal plenum del Csm, che ha approvato all’unanimità la risoluzione in cui chiede al legislatore di definire nuove regole. E in particolare di impedire che, come accade oggi, un magistrato possa svolgere oltre alle sue funzioni quelle di amministratore locale e possa candidarsi nello stesso territorio in cui sino al giorno prima ha condotto le sue inchieste.

Si tratta di situazioni che danno luogo a “un’oggettiva confusione di ruoli”, aveva sottolineato ieri il presidente della Repubblica, evidenziando come la risoluzione del Csm vada nella direzione di tutelare i valori costituzionali dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura.

Stabilire per legge che chi si candida e non viene eletto non possa più esercitare le sue funzioni di magistrato in quel territorio per cinque anni, è l’ulteriore suggerimento che viene al legislatore dal Csm, preoccupato da fenomeni che possono “appannare” l’immagine di “terzietà e imparzialità dei giudici, che è invece “un valore indispensabile” perché dà concretezza al principio dell’autonomia e dell’indipendenza.

La risoluzione ha preso spunto da alcuni esposti arrivati negli anni passati al Csm nei confronti di toghe impegnate in amministrazioni locali o candidate in elezioni regionali o amministrative. Tra i casi più noti e recenti di magistrati che hanno scelto la politica locale ci sono quelli del pm di Bari Nicastro, eletto consigliere regionale in Puglia, nello stesso territorio in cui ha indagato sul ministro Fitto; e dei due assessori della giunta regionale siciliana Lombardo Massimo Russo e Caterina Chinnici: entrambi,prima dell’incarico, facevano i magistrati a Palermo.