Di Pietro: l’asino di Buridano, l’emorragia di voti e la svolta moderata

di Emiliano Condò
Pubblicato il 24 Giugno 2011 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Di Pietro (Lapresse)

ROMA – La mossa è di quelle che spiazza e fa innervosire lo zoccolo duro del suo elettorato. Non è solo l’inedita chiacchierata con Berlusconi e l’attacco al Pd dell’alleato “pigro” Pier Luigi Bersani. Nella svolta di Antonio Di Pietro si agita qualcosa di più profondo, un disagio prodotto dai numeri mascherato da istanza redentiva.

“Con il crollo del Cavaliere c’è tutto un elettorato che va riportato sulla retta via, alla gente vogliamo spiegare il progetto dell’opposizione?”. Il nuovo Di Pietro, in fondo è tutto qua: dà Berlusconi per morto e, dal suo punto di vista, si considera un approdo pensabile per una parte dei voti del Pdl. A patto, però, di cambiare in parte registro. Le amministrative, con la sola eccezione di Napoli in cui, però, il voto è stato “ad personam” e non per il partito, hanno dimostrato un fatto chiaro: Di Pietro perde colpi e voti. E li perde soprattutto a sinistra, dove buona parte dei consensi se li è “mangiati” Sel di Nichi Vendola.

Da qui, approfittando del declino di Berlusconi, l’ex magistrato ha inventato una svolta moderata, individuando un potenziale bacino di consensi nell’area moderata del Pd. Se la mossa avrà successo è presto per dirlo. Intanto, però, il Di Pietro “agnellino” stupisce più di qualcuno. Martedì sera: Di Pietro presenzia per l’ennesima volta a Ballarò. Stavolta, però, è cordiale con gli avversari, quasi dimesso. Dopo l’ennesima battuta conciliante Giovanni Floris sbotta: “Onorevole, deve dare il tempo di abituarci!”

Chi, per ora, non si è abituato al nuovo Di Pietro è il Pd che anche venerdì 24 giugno, in un’intervista sul quotidiano La Stampa  si è sentito dare del “pachiderma”. Poi un affondo curioso: “Non si vince soltanto coi no”. Curioso perché fino alle amministrative l’Idv è il partito che si è sempre vantato di essere l’unico a fare vera opposizione. E di certo è stato il partito che, numeri alla mano, ai provvedimenti della maggioranza ha opposto il maggior numero di no.

Di Pietro, però, ora appare irremovibile, esaurita la pars destruens si inizi con le proposte. Così alla Stampa, dopo aver liquidato con un “dietrologi” chi lo contesta sul web, spiega: “La coalizione di tenuta democratica per buttare giù Berlusconi va bene, ma altra cosa è costruire una credibile coalizione di governo. La politica del no a tutta è la politica dell’asino di Buridano: quello no, quello no e poi muori di fame”.

Quanto all’idea di intercettare moderati del Pd e del Pdl è lo stesso Di Pietro a non farne mistero: “Io non voglio morire di inedia in attesa che il Terzo polo decida che fare. Nel sistema bipolare gli elettori liberaldemocratici che non vogliono buttare il proprio voto, se votano centrosinistra sanno di trovare nell’Idv un riferimento ben strutturato. Noi siamo una realtà liberaldemocratica che vuole dialogare con la sinistra ma non essere ghettizzati ideologicamente a sinistra. Lo Stato sociale va difeso ma il libero mercato non è un nemico da abbattere. Difendiamo i lavoratori, ma senza imprese i lavoratori non ci stanno. L’assistenzialismo fine a sé stesso non porta da nessuna parte”.