Il trucco del doppio stipendio: no ai ministri, sì ai collaboratori

Pubblicato il 8 Dicembre 2011 - 18:06 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Catricalà e Mario Monti (foto LaPresse)

ROMA – Doppi stipendi “permessi” ai collaboratori dei ministri? E’ questa l’ipotesi avanzata da Andrea Carugati su L’Unità. Mario Monti aveva annunciato che lui e i suoi “uomini” avrebbero rinunciato al doppio stipendio. Ma Carugati racconta che c’è il trucco: “La scure, spiega  come recita il comma 6 dell’articolo 23 della manovra, si è abbattuta su ministri, vice e sottosegretari. Ma non sui loro più stretti collaboratori”.

Infatti, prosegue l’articolo, il taglio non vale per i dipendenti dello Stato: “In assenza di modifiche, potranno continuare, se dipendenti pubblici, a godere del vecchio stipendio, sommandolo al nuovo come capo di gabinetto, o componente dell’ufficio legislativo o della segreteria particolare di un ministro. Stesso discorso per i componenti delle Authority, come l’Agcom e l’Antitrust, della Consob dell’Isvap e di un’altra quindicina di agenzie pubbliche”.

Secondo Carugati si tratterebbe di una retromarcia del governo, inizialmente intenzionato a non risparmiare nessuno del nuovo esecutivo: “La cosa più curiosa è che, nel clima generale di sacrifici, una bozza provvisoria del decreto (pubblicata da Milano Finanza il 4 dicembre) prevedeva una scure più ampia, che andava a toccare anche i collaboratori del governo e soprattutto i membri delle Authority, spesso Consiglieri di Stato, o membri della Corte dei Conti, o avvocati dello Stato. Ma il comma 3 dell’articolo 23, che prevedeva appunto il divieto di cumulo, è sparito dalla versione definitiva”.

Infine Carugati fa degli esempi concreti: “Un caso del genere ha riguardato, fino all’ingresso nel governo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà che, come ha documentato Report, ha cumulato negli anni gli stipendi da consigliere di Stato con quelli di capo di gabinetto in vari governi, e poi di commissario Agcom e infine di presidente dell’Antitrust. Così anche il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi che, da Consigliere di Stato, è stato capo dell’ufficio legislativo di diversi ministri per la Funzione pubblica, da Cassese a Brunetta”.