Enrico Letta prometteva battaglia contro i vitalizi, ma Gerardo Bianco ammonì…

Pubblicato il 13 Dicembre 2013 - 07:10 OLTRE 6 MESI FA
Enrico Letta prometteva battaglia contro i vitalizi, ma Gerardo Bianco ammonì...

Enrico Letta parla alla Camera: promesse da marinario (dal sito www.enricoletta.it)

Enrico Letta pubblicò il 24 ottobre 2011 nel suo sito internet personale, nella categoria “Proposte”, queste promettenti parole, che però ha dimenticato, una volta diventato primo ministro, trasformandole in pure promesse di marinaio.

Forse, sospetta Pierluigi Roessler Franz, a bloccare Enrico Letta è intervenuta la  lavata di capo di Gerardo Bianco, già segretario del Ppi e presidente dell’Associazione degli ex parlamentari, a mezzo lettera dell’aprile 2011 (vedi sotto):

“Si chiama ‘Nuove disposizioni concernenti il trattamento pensionistico dei parlamentari’, ed è una proposta di legge n. 3981 depositata alla Camera il 21 dicembre 2010, primo firmatario Enrico Letta, cofirmatari i parlamentari Francesco Boccia, Gianni Dal Moro, Paola De Micheli, Laura Garavini, Eugenio Mazzarella, Alessia Mosca e Guglielmo Vaccaro, cliccare qui:

Nell’ambito di una riorganizzazione del sistema pensionistico dei parlamentari, il testo presentato propone il suo inserimento all’interno delle norme generali che disciplinano il sistema pensionistico obbligatorio dei lavoratori dipendenti ed autonomi, prevedendo un cumulo tra pensione e redditi da lavoro evitando l’accumulo dei contributi versati durante il mandato ad contributi ‘altri’, relativi allo stesso periodo. La proposta – avanzata da Enrico già in occasione della campagna per le primarie del 2007 – prevede quindi l’abrogazione dell’istituto dell’assegno vitalizio, perché è giusto che la politica venga retribuita ma non è giusto che lasci privilegi per tutta la vita.

Si tratta di una risposta non demagogica alle esigenze di sobrietà ed equità poste dalla difficile situazione che viviamo in questo periodo e alle richieste di riforma e di sblocco che i più diversi livelli della società, dalla gente ‘normale’ alle associazioni nazionali e istituzionali, fino al presidente Napolitano, avanzano all’unisono, ormai da qualche tempo, alla classe politica.

Vale la pensa di segnalare, a questo proposito, la legge regionale n.13 emanata dall’Emilia Romagna, voluta fortemente da Matteo Richetti, Presidente dell’Assemblea legislativa e approvata dal Parlamento regionale il 23 dicembre 2010, negli stessi giorni in cui la proposta di legge nazionale veniva depositata. Nell’articolo 5 si prevede proprio l’abrogazione dell’istituto dell’assegno vitalizio regionale, a partire dal 1 gennaio 2011.

Affrontare la riforma del sistema pensionistico parlamentare proprio nel pieno della crisi potrebbe essere un passo importante anche verso l’abbassamento dei toni nello scontro tra politica e gente ‘normale’, che percepisce sempre più l’istituzione parlamentare come una ‘casta’ fatta di privilegi, portando a ridurre la distanza e la sfiducia verso il Parlamento e contribuendo a riaprire un dialogo costruttivo con tutti coloro che stanno aspettando di ritornare ad una Politica, con l’iniziale maiuscola”.

Ed ecco il testo del disegno di legge, reperibile sul sito della Camera dei Deputati:

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI N. 3981

PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa dei deputati LETTA, BOCCIA, DAL MORO, DE MICHELI, GARAVINI, MAZZARELLA, MOSCA, VACCARO

Nuove disposizioni concernenti il trattamento pensionistico dei parlamentari

Presentata il 21 dicembre 2010

Onorevoli Colleghi! — L’odierno quadro demografico, caratterizzato da un rilevante incremento della speranza di vita alla nascita e da un ridotto tasso di fertilità, ha imposto negli ultimi quindici anni importanti riforme della previdenza obbligatoria, che hanno profondamente inciso sulla disciplina previgente. La riforma adottata con la legge 8 agosto 1995, n. 335, e poi a più riprese modificata, ha comportato il ridimensionamento dei trattamenti pensionistici e la decisa tendenza verso l’elevazione dei requisiti anagrafici e contributivi per il pensionamento, ponendo a proprio fondamento il principio dell’equità attuariale tra contributi versati nel corso della vita attiva e trattamento pensionistico.

La legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha tra l’altro previsto, in ossequio al principio dell’equità attuariale e in considerazione della maggiore frammentarietà delle moderne carriere lavorative, la cumulabilità dei periodi contributivi afferenti a diverse forme di previdenza obbligatoria (cumulabilità piena per i lavoratori soggetti al solo sistema contributivo e solo in parte limitata per i restanti lavoratori).

Sforzo del disegno di riforma perseguito negli ultimi anni è stato inoltre quello di procedere verso una progressiva armonizzazione dei trattamenti, eliminando le situazioni di favore verso alcune categorie precedentemente determinate da una normativa stratificata e disomogenea.

In questo quadro l’attuale regolazione dell’assegno vitalizio di cui fruiscono i parlamentari si configura – per la sproporzione tra contributi versati e trattamenti percepiti e per l’età anticipata alla quale è possibile accedere ai suddetti trattamenti – come un vero e proprio privilegio, la cui conservazione sarebbe particolarmente odiosa agli occhi dell’opinione pubblica.

La presente proposta di legge intende, al contrario, garantire ai cittadini che svolgono il mandato parlamentare, e solo per il periodo del mandato, un trattamento in tutto e per tutto analogo a quello che gli altri cittadini si vedono riconosciuto in relazione ai propri periodi di lavoro. Il parlamentare non verrebbe in questo modo favorito (come invece accade con la normativa vigente), né danneggiato (cosa che potrebbe disincentivare l’impegno in politica di particolari categorie di soggetti, con detrimento per la democrazia).

La normativa proposta estende quindi ai periodi di esercizio del mandato parlamentare l’applicazione delle norme generali che disciplinano il sistema pensionistico obbligatorio, assimilando tali periodi, ai soli fini pensionistici, ai periodi di esercizio di attività di lavoro subordinato. Tali periodi saranno pienamente ricongiungibili con gli altri periodi di contribuzione.

Si prevede, infine, la possibilità per gli Uffici di presidenza delle due Camere di istituire un fondo di previdenza complementare a capitalizzazione, alimentato unicamente dai contributi volontari dei parlamentari e con esclusione di ogni onere a carico del bilancio dello Stato.

Quanto agli odierni assegni vitalizi che, com’è noto, gli Uffici di presidenza delle due Camere hanno disciplinato in assenza di un’idonea regolazione di legge, la presente proposta di legge ne fa venire meno il presupposto e ne prevede la soppressione.

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

(Trattamento pensionistico dei periodi di esercizio del mandato parlamentare).

1. Il trattamento pensionistico dei periodi di esercizio del mandato parlamentare è regolato dalle norme generali che disciplinano il sistema pensionistico obbligatorio dei lavoratori dipendenti e autonomi contenute nella legge 8 agosto 1995, n. 335.

2. Ai fini pensionistici, l’esercizio del mandato parlamentare è assimilato ad attività di lavoro dipendente.

3. È considerata retribuzione pensionabile ai fini dell’applicazione dell’aliquota contributiva, nonché del calcolo del trattamento pensionistico, l’indennità annua spettante ai parlamentari a norma dell’articolo 69 della Costituzione, stabilita ai sensi della legge 31 ottobre 1965, n. 1261, e rideterminata dall’articolo 1, comma 52, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.

4. Gli uffici di Presidenza della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, con le modalità previste dai rispettivi ordinamenti, dispongono la soppressione di ogni forma di assegno vitalizio per i parlamentari.

Art. 2.

(Totalizzazione dei periodi assicurativi e cumulo tra pensione e redditi da lavoro).

1. Ai periodi assicurativi relativi all’esercizio del mandato parlamentare si applicano le disposizioni generali in materia di totalizzazione di cui al decreto legislativo 2 febbraio 2006, n. 42, nonché le norme in materia di cumulo di cui all’articolo 72 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, estese ai sensi dell’articolo 44 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

2. È fatta salva per il parlamentare la possibilità di optare per la contribuzione figurativa relativa all’attività di lavoro dipendente dalla quale è collocate in aspettativa in ragione dell’elezione al Parlamento. Si applicano in tale caso le norme di cui all’articolo 31 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni, e all’articolo 38 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni.

3. È comunque fatto divieto di cumulare, ai fini del calcolo della pensione, i contributi versati in relazione al periodo di esercizio del mandato parlamentare con altri contributi relativi al medesimo periodo.

Art. 3.

(Gestione della previdenza obbligatoria dei parlamentari).

1. La gestione della previdenza obbligatoria dei parlamentari è affidata all’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) nell’ambito del fondo pensioni lavoratori dipendenti. Gli Uffici di presidenza delle due Camere possono deliberare di avvalersi dell’INPS per la corresponsione degli assegni già maturati in relazione ai periodi di esercizio del mandato parlamentare precedenti alla data di entrata in vigore della presente legge. A tale scopo i medesimi Uffici di presidenza provvedono a fornire all’INPS tutte le informazioni necessarie e a rimborsarlo annualmente dei pagamenti da esso effettuati in relazione ai citati assegni.

2. Gli Uffici di presidenza delle due Camere sono tenuti, nei confronti dell’INPS, agli adempimenti previsti per i sostituti d’imposta dei lavoratori dipendenti.

Art. 4.

(Previdenza complementare).

1. Gli Uffici di presidenza delle due Camere possono prevedere l’istituzione di un fondo di previdenza complementare a capitalizzazione, alimentato unicamente dai contributi volontari dei parlamentari, con esclusione di ogni onere a carico del bilancio dello Stato.

Art. 5.

(Entrata in vigore).

1. La presente legge si applica a decorrere dalla XVII legislatura.

E quando Gerardo Bianco tirò le orecchie a Enrico Letta…da ItaliaOggi, numero 084 pag. 2 del 9/4/2011:

Sotto il titolo

“Pd, lavata di capo di Gerardo Bianco a Enrico Letta che vuol abolire il vitalizio”

Franco Adriano scrisse:

«Caro Enrico, sono davvero curioso di leggere la relazione che accompagnerà il tuo preannunciato progetto di legge sull’abolizione del vitalizio parlamentare e sulla regolamentazione delle primarie nella vita dei partiti». Appartengono allo stesso partito, il Pd, eppure il presidente dell’Associazione degli ex parlamentari, Gerardo Bianco, già segretario del Ppi da cui proviene anche Enrico Letta, non si è trattenuto dal fargli un clamoroso liscio e busso finora rimasto riservato.

La lettera risale a tre giorni fa ed ora è stata pubblicata anche sul sito internet dell’associazione. «In verità, mi è parsa abbastanza balzana l’idea di abbinare i due argomenti», attacca Bianco, «ma, a pensarci bene, forse un nesso c’è, ed è quello di concepire la nostra democrazia come un sistema politico per ricchi!»

“All’anziano leader democristiano non interessa tanto l’argomento delle primarie per le quali «non inganni la prima esperienza prodiana di offerta dell’obolo da parte dei votanti; la seconda ha già dimostrato che occorrono parecchie risorse economiche». E se diventassero obbligatorie per legge «saranno solo i paperoni o le loro “marionette” a giocarsi la partita».

“Ma è sul vitalizio che Bianco è sbottato: «Mi verrebbe da dire, tu quoque Henrice nella giostra del qualunquismo nostrano, senza un minimo di riflessione». Nella sua lunga lettera Jerry White spiega a Letta che il riconoscimento della indennità ai parlamentari ha la sua origine («antica, e a.C.») nel principio che tutti i cittadini possano accedere alla massima carica elettiva («ricchi o poveri che siano»).

“È una «garanzia» per evitare anche per il dopo mandato «la subordinazione ai corposi interessi di lobbies». «Da seniores». conclude Bianco, «potremmo, forse, offrire qualche utile suggerimento come abbiamo da tempo proposto, ma ci basta, comunque, che venga rispettata la nostra storia che, prima o poi, sarà anche la vostra, di persone che hanno inteso servire con passione l’Italia e non inseguire “privilegi” che tali non sono»”.