Evasori in prigione? Più difficile per i ricchi: manette per chi evade oltre il 30% del fatturato

Pubblicato il 8 Settembre 2011 - 16:01 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti (Lapresse)

ROMA – Mandare in prigione gli evasori e magari tra loro i grandi imprenditori? La manovra appena messa a punto prometteva di mandare in carcere chi non rispettava le regole in materia fiscale e invece alla quarta stesura ha un po’ ridotto gli obiettivi: le manette scatteranno solo per chi evade oltre il 30% del fatturato. Come si fa a stabilirlo così nettamente?

Quello che sembra è che diventerà sempre più difficile arrestare gli evasori, anzi quelli più ricchi: il maxi emendamento del governo alla manovra ritocca infatti il decreto addolcendo la norma che avrebbe messo dietro le sbarre chi frodava il fisco.

La penultima versione della manovra, quella approvata dalla commissione Bilancio la scorsa settimana, prevedeva una serie di misure per accentuare la lotta all’evasione fiscale, tra cui il divieto di concedere la sospensione condizionale della pena nel caso di evasione superiore ai 3 milioni di euro. Il maxi-emendamento però ha cambiato le carte in tavola. Le manette scattano solo quando l’evasione ammonta a 3 milioni di euro, e in più corrisponde al 30% del fatturato.

Dunque a parità di somme evase, il piccolo imprenditore è più esposto al carcere che non il grande. L’opposizione ha subito acceso un faro sulla norma che, secondo il capogruppo del Pd in commissione Bilancio del Senato, Giovanni Legnini, ”è una decisione molto grave del governo, evidentemente finalizzata a coprire qualcuno che certamente non è un piccolo evasore”.