Fiorito, prima di lasciare “bonifici da 700.000 euro ai collaboratori”

Pubblicato il 26 Settembre 2012 - 12:32 OLTRE 6 MESI FA
Franco Fiorito (Foto Lapresse)

ROMA – Un paio di mesi prima di dimettersi da capogruppo del Pdl alla Regione Lazio Franco Fiorito avrebbe fatto “numerosi bonifici a persone del suo entourage”. La Guardia di Finanza li avrebbe individuati. E ora rischiano “l’accusa di riciclaggio”. Lo scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera.

Secondo quanto riporta il Corriere, il sospetto è che Fiorito cercasse in questo modo di mettere al sicuro i fondi prima di una sua sostituzione. Dalla relazione della Guardia di Finanza risulterebbe che in tutto Fiorito avrebbe sottratto alle casse del partito un milione e trecentomila euro tra conti italiani ed esteri.

Sarzanini scrive che tra il 2010 e il 2012 il Pdl “ha messo sotto contratto una quarantina di collaboratori che si aggiungevano ai dipendenti regionali e ai consulenti. Un esercito di persone costato l’anno scorso oltre 665 mila euro”.

Tra le altre voci di spese ci sarebbero quelle di “Riunioni, Convegni, Progetti, Incontri” costata 685.689,84 euro in appena dodici mesi e quella su “Indennità e rimborsi ai componenti per attività svolta a nome del Gruppo” da 647.547,03 euro.

Ma non è solo l’attività di Fiorito nel mirino degli inquirenti. C’è anche quella del presidente del consiglio regionale del Lazio Mario Abruzzese e del segretario generale Nazzareno Cecinelli. Perché negli ultimi due anni l’ufficio di presidenza del consiglio regionale avrebbe elargito 14 milioni di euro ai gruppi consiliari.

Scrive Fiorenza Sarzanini su Abruzzese e Cecinelli:

“Il ruolo di entrambi viene infatti ritenuto strategico nella scelta di destinazione dei fondi. E dunque bisognerà capire come mai, nonostante ci fossero numerose voci di bilancio in sofferenza, si decise di destinare così tanti soldi al funzionamento dei gruppi. Stabilire quale criterio fosse stato adottato per la quantificazione delle esigenze. Tenendo conto che quelle cinque delibere che aumentavano l’entità delle somme ottennero anche il voto favorevole dei partiti di opposizione Pd e Idv. Nel primo interrogatorio Abbruzzese ha sostenuto di aver «seguito alla lettera le leggi regionali». Adesso dovrà spiegare come mai non fosse mai specificato per quale motivo era necessario far lievitare l’entità delle somme da elargire”.

E su chi nega le responsabilità, Sarzanini spiega:

Adesso sono in molti a negare di essersi accorti di questa girandola di spese folli, ma analizzando i conti appare difficile crederci. Anche perché ci sono esborsi da capogiro sui quali nessuno ha mai ritenuto di dover chiedere almeno una spiegazione. E perché gli stipendi dei consiglieri erano stati decisi seguendo un criterio unitario: 9.700 euro in busta paga, più un extra di 4.100 euro per un totale mensile di 13.800 euro mensili. Ai quali andavano aggiunti i 100 mila euro annui per l’attività politica che, a seconda degli incarichi, potevano essere raddoppiati o addirittura triplicati”.