Il governo impugna le leggi regionali antinucleare di Puglia, Campania e Basilicata

Pubblicato il 4 Febbraio 2010 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l’installazione di impianti nucleari nei loro territori. Lo riferiscono fonti governative. La decisione è stata presa su proposta del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola d’intesa con il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto.

Il governo ha più volte ribadito l’intenzione di riavviare un programma nucleare per l’Italia, dopo che la vittoria del referendum del 1987 aveva di fatto bloccato ogni possibilità in tal senso frenando anche i progetti già avviati a Montalto di Castro e Trino Vercellese. Ma alcune Regioni avevano deciso di opporsi vietando con delle proprie leggi la destinazione del proprio territorio all’eventuale insediamento di nuovi siti nucleari. Non solo: in sede di Conferenza delle Regioni, lo scorso 29 gennaio, i pareri contrari al nucleare erano stati 17 contro tre favorevoli, Veneto Lombardia e, con alcuni distinguo, Friuli Venezia Giulia.

L’esecutivo chiede ora alla Consulta di dichiarare illegittimi quei provvedimenti che, di fatto, comporterebbero – soprattutto se poi seguiti da iniziative analoghe da parte delle altre regioni – l’impossibilità per il governo di individuare luoghi adatti alla costruzione delle nuove centrali.

«L’impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di merito», ha spiegato il ministro Scajola. «In punto di diritto – ha spiegato Scajola – le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l’esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza». «Non impugnare le tre leggi  – ha aggiunto il ministro – avrebbe costituito un precedente pericoloso perchè si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese».

«Nel merito – ha continuato il ministro – il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del Governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell’energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo». Il ministro Scajola ha inoltre ricordato che «al prossimo Consiglio dei Ministri del 10 febbraio ci sarà l’approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l’altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari».

A far intervenire direttamente il governo contro le tre Regioni “ribelli” sono stati i provvedimenti ad hoc contro il nucleare adottati da Puglia, Basilicata e Campania. Mentre in sede di Conferenza ci si è limitati a un parere negativo, infatti, le 3 Regioni, pensando di essere obiettivi per le nuove centrali sono intervenuti con leggi preventive.

In Puglia il no al nucleare è arrivato con una legge del 4 dicembre 2009, la numero 30. In base alle “Disposizioni in materia di energia nucleare”, un articolo di 3 commi, il territorio della regione Puglia, recita la norma, “è precluso all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi”. La decisione viene assunta, spiega la norma, tenendo conto degli indirizzi di politica energetica regionale, nazionale e dell’Unione europea con lo scopo di promuovere lo sviluppo sostenibile del sistema energetico regionale garantendo la rispondenza fra energia prodotta, il suo uso razionale e la capacità di carico del territorio e dell’ambiente.

La Basilicata è intervenuta il 19 gennaio 2010. La norma stabilisce che “nel territorio lucano non possono essere installati impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare, di stoccaggio di combustibile irraggiato e di rifiuti radioattivi, né depositi di materiali e rifiuti radioattivi”. La decisione giunge in ossequio ai principi di sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione, in mancanza di intesa tra lo Stato e la regione Basilicata.

La Campania, invece, ha inserito le disposizioni contro il nucleare addirittura nella Finanziaria per il 2010, nel secondo comma dell’articolo 1 della legge 21 gennaio 2010 numero 2. Nel provvedimento la regione stabilisce che il territorio regionale è precluso “all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione e di stoccaggio del combustibile nucleare nonché di depositi di materiali radioattivi”. Il comma dedicato prosegue indicando un programma di interventi, da varare entro 30 giorni, per migliorare l’efficienza energetica e la sicurezza degli impianti di illuminazione pubblica.