Jobs Act: governo Renzi vuole inserire reintegro licenziati, Ncd non ci sta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2014 - 18:12 OLTRE 6 MESI FA
Jobs Act: governo Renzi vuole inserire reintegro licenziati, Ncd non ci sta

Sondaggio di Agorà (Raitre) sul Jobs Act

ROMA – Jobs Act: il governo Renzi è pronto a presentare un proprio emendamento sulla base di un accordo trovato all’interno del Pd. E il Nuovo centrodestra di Alfano non ci sta: gli accordi si devono trovare all’interno della maggioranza e non all’interno di un partito che la compone, per quanto sia il più importante.

L’emendamento è importante perché è proprio sulla modifica all’articolo 18: prevede la possibilità di un reintegro in azienda del lavoratore licenziato, nel caso di un licenziamento disciplinare del quale il giudice ha ritenuto falsa o inesistente la motivazione. In tutti gli altri casi ci sarà un indennizzo che aumenterà con l’aumentare dell’anzianità, come funziona per i licenziamenti economici.

Ma Alfano non ci sta:

È stato Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd a Palazzo Madama, a dichiarare a La Telefonata: “Abbiamo raggiunto una intesa con il ministro Giuliano Poletti. Ci saranno emendamenti del governo che preciseranno come il testo rimarrà sostanzialmente quello del Senato. Tra un mese ci saranno i decreti attuativi” al Jobs Act. Quindi, per Sacconi, il testo cambia, ma “in parte minima” e non sarà “quello della direzione del Pd, ma quello del governo”. Sull’intesa varata la settimana scorsa tra governo e minoranza dem, infatti, Ncd si era subito messa di traverso, sollecitando una riunione di maggioranza. E oggi, dopo le parole di Bellanova, Sacconi è tornato a insistere: “L’annuncio sull’emendamento del governo non corrisponde a quanto concordato. Se vedessimo un testo diverso da quello che conosciamo ce ne andremmo dalla commissione e si aprirebbe un bel contenzioso nella maggioranza”.

L’emendamento dovrebbe arrivare domani alla commissione Lavoro di Montecitorio, e la conferma arriva dal sottosegretario Teresa Bellanova, “riprende tutti gli emendamenti sul tema per finalizzare il reintegro per i licenziamenti disciplinari con la definizione del perimetro delle tipologie” per le quali la reintegra nel posto di lavoro non verrà cancellata per essere sostituita da un indennizzo.

La settimana scorsa, alla fine di serrate consultazioni, tra i democratici era scaturito il seguente accordo: niente fiducia alla Camera sul testo del Jobs Act uscito dal Senato, che sarà comunque modificato; sì al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari senza giusta causa in determinate fattispecie; maggiori fondi da destinare agli ammortizzatori sociali nella legge di Stabilità.

Il calendario dei lavori parlamentari del Jobs Act:

Nel mezzo del dibattito politico, è partito ieri il tour de force alla Camera con la commissione convocata dalla mattina di ogni giorno fino a giovedì. Un ritmo serrato che serve a portare il testo già da venerdì in aula, dove il primo passo sarà il voto sulle eccezioni di costituzionalità. L’obiettivo ‘tassativo’ resta il parere finale dell’aula di Montecitorio il 26 novembre, per poi passare il testimone alla legge di Stabilità (un’inversione temporale nel calendario dei lavori che ha fatto infuriare le opposizioni).

Sono dunque circa 480 gli emendamenti arrivati all’esame in commissione Lavoro (dopo la prima scrematura che ne ha cancellati 78 inammissibili, e un secondo passaggio in cui ne sono stati recuperati 18). L’attenzione resta tutta sulle proposte di modifica che servono a recepire nel testo finale l’accordo raggiunto all’interno del Pd, e quindi tra Pd e governo, e che porta correzioni anche sul delicatissimo fronte dell’articolo 18. Un risultato ‘blindato’, con lo stesso premier Matteo Renzi che nei giorni scorsi ha preannunciato il voto di fiducia sul testo che uscirà dalla commissione se ci sarà il rischio che si possa arenare in aula (“non mi faccio fermare dal pantano”). Un eventuale voto di fiducia che non dovrebbe riaprire crepe con la minoranza Pd: “La fiducia si vota, non possiamo pensare che questo Paese possa andare in una fase di instabilità. Il governo è questo”, ha già detto Pier Luigi Bersani.

Intanto, con 95 voti di differenza, l’assemblea di Montecitorio ha dato il via libera alla proposta di fissare al 26 novembre il termine per la conclusione dell’esame da parte dell’aula. Ma Sel è già pronta all’ostruzionismo per impedire che il Jobs Act venga approvato entro mercoledì della prossima settimana: “Se anticiperanno i tempi come hanno detto di voler fare, useremo tutti gli strumenti che i regolamenti parlamentari ci mettono a disposizione per impedirlo”, spiega il capogruppo a Montecitorio, Arturo Scotto. Quanto al calendario dei lavori, la legge di Stabilità approderà a Montecitorio giovedì 27 novembre e l’esame proseguirà nelle giornate successive. Ad annunciarlo è stata la presidente della Camera, Laura Boldrini, dopo l’ok dell’assemblea sui tempi di esame del Jobs Act.