Lega: Maroni e Reguzzoni si stringono la mano. Pace fatta?

Pubblicato il 22 Novembre 2011 - 17:11 OLTRE 6 MESI FA

VARESE – Tregua tra i leghisti, almeno a parole, almeno davanti alle telecamere. Nella sala convegni dell’istituto De Filippi di Varese lunedì sera si sono seduti allo stesso tavolo Marco Reguzzoni e Roberto Maroni, che sono arrivati addirittura a stringersi la mano. I due, indicati a torto o a ragione come i capostipite di due fazioni contrapposte del Carroccio, assieme a Giancarlo Giorgetti, hanno spiegato a settecento militanti le ragioni della Lega di opposizione.

Eppure le premesse per una serata calda c’erano tutte. Il neosegretario provinciale Maurilio Canton (reguzzoniano) ha organizzato l’evento dimenticandosi di invitare l’ex ministro dell’Interno. A testimoniarlo anche le locandine, su cui sono stati stampati solo i nomi del capogruppo alla Camera (Reguzzoni) e del presidente della commissione Bilancio (Giorgetti). Una dimenticanza non da poco, dato che Varese è la città di Maroni. Un affronto che, metaforicamente parlando, i militanti maroniani erano pronti a lavare con il sangue, tanto che nel giorni precedenti tra i colonnelli di Maroni era circolata una e-mail che invitava tutti a prendersi una boccata d’aria durante l’intervento del Capogruppo.

Alla fine Maroni è arrivato, accolto da una vera e propria ovazione e al grido di “Bobo! Bobo! Bobo!”, è salito al tavolo dei relatori dove ha tenuto l’intervento conclusivo, il più lungo e articolato. Marco Reguzzoni è stato accolto più tiepidamente, ma ha comunque arringato la folla.

Nel suo intervento Reguzzoni ha attaccato i traditori che hanno fatto cadere il governo: “Sono 47, di questi ben 40 sono stati eletti da Roma in giù”. I conti li ha lo stesso Capogruppo, che ha commentato: “Questi sono numeri, sono dati che devono far riflettere da soli” e poi se l’è presa con quello che ha definito “il più importante di tutti”, quello che appare sui giornali, quello “più cattivo” nei confronti della Lega, che “si chiama Italo di nome, il cognome non lo dico perché sembra di prenderlo troppo in giro, insomma, perché uno che c’ha un cognome così potrebbe fare altro. È stato eletto in Campania, è un napoletano”.