Lega Nord, Belsito e i 6 milioni con un colpo di bianchetto

Pubblicato il 7 Aprile 2012 - 00:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 6 APR – Una passata di bianchetto ha rovesciato il portafogli della Lega Nord nelle mani del suo tesoriere, Francesco Belsito, che ha potuto cosi' trasferire in Tanzania sei milioni di euro: il trucco e' stato necessario perche' il Carroccio lo aveva autorizzato a spendere, al massimo, 150 mila euro. Insomma, con una mano Belsito apriva le casse del partito ad amici e parenti del Senatur, con l'altra spillava denaro per investire insieme all'imprenditore Stefano Bonet e a Romolo Girardelli, il faccendiere in sospetto di 'ndrangheta. I tre compari collaboravano, ma senza risparmiarsi reciproche frecciate: Girardelli era soprannominato dagli altri l'Ammiraglio; peggio era andata allo 'shampato', Bonet, e a Belsito, detto 'il nano'.

Secondo quanto annotano i carabinieri del Noe, per poter disporre di quei sei milioni del Carroccio, l'ex tesoriere avrebbe cancellato una riga della delibera con cui il partito gli concedeva ''un'autonomia di firma per le operazioni finanziarie sino a 150 mila euro''. Insomma, via quella riga, via ogni limite di spesa. La 'falsificazione', scrivono i militari, e' servita per ''poter impartire alla banca disposizioni per effettuare l'operazione''.

Il dirigente amministrativo di via Bellerio, Nadia Dagrada, mercoledi' ha confermato tutto ai magistrati di Napoli e Milano: ''Con l'operazione Tanzania emersa a gennaio sui media – ha raccontato – ho scoperto successivamente che Belsito, per poter effettuare il prelievo dei 5.700.000 dalla Banca Aletti di Genova e fare l'investimento con Bonet, ha utilizzato un verbale del Consiglio federale della Lega che stabiliva, ed e' tuttora vigente, il limite di possibilita' di spesa ad euro 150.000 con firma singola, mentre superiore a questa cifra e' previsto l'avallo del comitato amministrativo e cioe' di Castelli e Stiffoni''. Ecco che, prima del prelievo in banca, Belsito ha manomesso la delibera ''cancellando la parte in cui e' riportato il limite di spesa''.

Dagrada, pero', non era l'unica a conoscere i metodi della gestione Belsito. ''Altri soggetti della segreteria'', e' scritto negli atti d'indagine, erano ''a conoscenza delle elargizioni che sistematicamente, da anni, vengono fatte a favore dei Bossi, della sen. Rosi Mauro, del Sindacato Padano, fuori da ogni regola contabile e di bilancio''. Proprio quando scoppio' lo 'scandalo Tanzania', emerse ''un quadro di complicita' tra Belsito e Dagrada, e di altri soggetti della segreteria'', come Daniela Cantamessa ''della segreteria particolare di Umberto Bossi''.

La vicenda dei fondi trasferiti in Tanzania segna un punto di svolta nei rapporti interni alla Lega. Il 'Cerchio magico' si indebolisce, spiegava a inizio marzo, in un'intercettazione, Lubiana Restaini, gia' impiegata al ministero dello sviluppo e vicina a Roberto Castelli: il ''partito e' in rivolta'' e ''vanno tutti con Maroni''. Poi, riferendosi all'affaire Tanzania e a indiscrezioni su immobili intestati alla moglie di Bossi e comprati con i soldi del Carroccio: ''Questa cosa, tra parentesi, anticipa un libro che ti sto dicendo che uscira' e che distruggera' la Lega''.

Eppure, finche' ha potuto, il Carroccio avrebbe cercato di ''coprire'' il suo tesoriere. Lo racconta in un'intercettazione Bonet, che chiama Girardelli dopo aver incontrato Piergiorgio Stiffoni e Roberto Castelli, entrambi del Comitato amministrativo federale della Lega: ''Si giocano sulle virgole dei rapporti – spiega Bonet -… di risolvere la questione in famiglia intanto che erano interessati ad avere i soldi… adesso che c'e' da chiarire il punto, difendono lui'', cioe' Belsito.