Lega Nord, rimborsi contestati. Lo Stato li rivuole: 59 mln

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Novembre 2015 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA
Lega Nord, truffa rimborsi. Stato presenta il conto: 59 mln

Umberto Bossi (foto LaPresse)

GENOVA – Camera e Senato bussano alla porta della Lega Nord e presentano il conto. Chiedono indietro 59 milioni di euro.  Soldi che, secondo la Procura di Genova sarebbero frutto di rendicontazioni irregolari sulle questioni rimborsi. A dire il vero la Procura, di soldi da restituire ne aveva conteggiati “solo” 40.

La vicenda giudiziaria (il processo è ripreso a Genova il 2 novembre) è complessa e riguarda gestioni diverse della Lega Nord. Inizia con la segreteria di Umberto Bossi e continua con quelle successive, di Roberto Maroni e Matteo Salvini. A dire il vero è Bossi che  tenta di coinvolgere i segretari che gli sono succeduti alla guida del Carroccio, gli attuali segretario Matteo Salvini e presidente della regione Lombardia Roberto Maroni.

Spiega Alberto Custodero su Repubblica:

Complessivamente, nel periodo in cui la segreteria leghista è stata retta da Roberto Maroni, nelle casse dei lumbard sono stati versati dal Parlamento quasi 13 milioni oggetto della contestazione e 820mila euro durante la segreteria Salvini. Ma al di là di quanto sia l’importo, che fine hanno fatto quei milioni di euro che, secondo l’accusa, Bossi e Belsito hanno ottenuto da Camera e Senato falsificando i rendiconti delle spese elettorali? Perché, se il governatore della Lombardia e l’attuale segretario sapevano della truffa (Salvini s’è addirittura costituito parte civile), hanno continuato a incassarli, e, soprattutto, a spenderli, visto che la Lega è stata costretta a licenziare il personale per essere rimasta senza un euro in bilancio?

A proposito di dove siano finiti i quaranta o i cinquantanove milioni oggetto della truffa, i documenti depositati nel processo genovese rivelano uno scontro all’ultimo sangue tra leghisti. Bossi, per voce del suo avvocato Matteo Brigandì, chiede a Salvini la restituzione dei 40 milioni che la procura ritiene il corpo del reato della truffa elettorale. Il 29 ottobre del 2014, il legale di Bossi invia al segretario leghista una lettera dai toni affabili (“Caro Matteo….”. “Un abbraccio padano”), ma dal contenuto al vetriolo. Lettera presente tra i documenti processuali. Bossi ha lasciato in bilancio un attivo da 41 milioni: “Sono certo – scrive, sarcastico, il legale di Bossi – che mai verrà dalla Lega adoperato anche per il futuro un solo euro da questa detenuto e da questa stessa dichiarato (con la costituzione di parte civile, ndr) corpo di reato”.

Nel processo che si celebra a Genova, tramite il suo legale Matteo Brigandì, il senatur ha depositato nuovi documenti: l’Avvocatura dello Stato ha chiesto alla Lega di restituire 59 milioni di euro, 19 in più rispetto a quelli contestati dalla procura. Quei soldi sarebbero stati dati a Maroni prima e a Salvini, secondo la difesa del senatur, dopo la cacciata di Bossi (avvenuta dell’aprile 2012), e spesi dal partito. In pratica, sostiene Brigandì, se truffa allo Stato ci fu, ne hanno ‘beneficiato’ anche i segretari successivi. Non solo. Brigandì spiega di avere scritto alcune lettere a Salvini nelle quali sosteneva che Bossi aveva lasciato un bilancio in attivo di 41 milioni di euro. “Quei soldi – scrive il legale – sono da te indicati come corpo di reato della truffa. Per questo ti diffido dallo spenderli”. All’udienza  sono state ammesse come parti civili la Camera e il Senato, e anche un privato cittadino tesserato del partito che ha chiesto di essere risarcito per il danno patito.

 

Il documento con la richiesta di risarcimento pubblicato dal sito di Repubblica. Clicca Qui