Da Maroni a Tosi e Salvini: nome per nome la nuova leadership della Lega

Pubblicato il 11 Aprile 2012 - 11:41 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Maroni durante la "notte delle scope" (Foto LaPresse)

BERGAMO  – Il triumvirato era solo una copertura, dopo la grande “notte delle scope” è chiaro che Roberto Maroni è il capo della Lega investito dal popolo padano e sarà il prossimo segretario. Ne è più che convinto anche Pierluigi Paragone che su ‘Libero’ prova a delineare, nome per nome, il nuovo assetto della Lega Nord. Ovvero chi esce e, soprattutto, chi comanderà ora che i vertici sono implosi su se stessi. Vediamo la sua lista:

Roberto Maroni. Nella lista di Paragone l’ex ministro dell’Interno, il nuovo leader della Lega Nord, è l’unico politico della vecchia guardia ma allo stesso tempo rappresenta la rottura rispetto al “Cerchio magico” di Bossi, di Rosy Mauro, di Manuela Marrone… Tra l’altro, ricorda Paragone, “Maroni fu uno dei pochi dirigenti del partito a opporsi a molte delle scelte che poi si sono rivelate disastrose, dall’avventu – ra bancaria di CrediEuroNord alle varie iniziative finanziarie sostenute dall’ex tesoriere Balocchi. Anche per il fatto di non aver mai speso la propria faccia a sostegno di queste avventure (assai caldeggiate dalla Marrone), negli anni della malattia di Bossi il Cerchio magico aveva “emarginato” l’ex amico Bobo“.

Roberto Calderoli. Rappresenta troppo la continuità con il passato per piacere alla base. Calderoli è stato messo nel triumvirato per tentare di arginare Maroni ma ha il popolo padano contro perché rappresenta il collegamento tra la Lega e Berlusconi, Tremonti, Brancher.

Manuela Dal Lago. La terza del triumvirato è una delle anime storiche della Lega, legata a Giampaolo Gobbo segretario del Veneto. Dal Lago-Gobbo sono gli avversari del giovane e più efficiente Flavio Tosi. Scrive Pragone: “Proprio per frenare il veronese Tosi, l’al tro giorno Gobbo ha avanzato la candidatura di Luca Zaia come segretario federale al posto di Maroni. Una polpetta avvelenata contro Tosi (che Zaia intelligentemente s’è ben guardato dal mangiare) e nello stesso tempo un modo per strizzare l’occhio ai venetisti da sempre gelosi dello strapotere lombardo in Lega. Lei e Gobbo sono due nomi espressione della nomenclatura passata“.

Flavio Tosi. Dopo Maroni è l’uomo più amato dalla base e l’ex ministro potrebbe proprio sceglierlo come vice. Tosi è amatissimo anche perché non ha mai avuto paura di criticare, quando nessuno lo faceva, nell’ordine: Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti… Scrive Paragone: “Da Calderoli fu attaccato direttamente dal palco di Venezia: la cosa invece di scollare i sindaci col fazzoletto verde li unì in un fronte solo, dal varesino Attilio Fontana (in forte ascesa) al novarese Massimo Giordano. I gradi di duro e puro, il buon Tosi se li è guadagnati sul campo fin da subito, così come i galloni di buon amministratore oltre che buon politico. L’alleanza con Maroni è solida, per questo l’ex ministro dell’Interno potrebbe puntare molto su di lui nell’organigramma della Lega futura“.

Matteo Salvini. Anche lui fa parte della “cerchia” di Maroni e ora che è “diventato grande” potrebbe effettivamente entrare di diritto nella nuova leadership del partito. Tra l’altro, come scrive Paragone, Salvini è uno dei ragazzi che incarna il leghismo della militanza, anche quando ciò gli ha comportato delle cadute di stile. Salvini è la base che poi è diventata dirigenza: insomma l’opposto di Renzo Bossi e di Rosy Mauro.