M5S, giornalista del Corriere “infiltrato involontario” al summit a porte chiuse

Pubblicato il 4 Marzo 2013 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Niente stampa. Giornalisti fatti allontanare dall’albero Saint John a Roma, teatro del summit a porte chiuse degli eletti M5S. Ma c’è chi è riuscito comunque ad entrare, a fare da “infiltrato”. Qualcuno che del summit in quell’albergo non sapeva nulla. Si tratta di un giornalista del Corriere della Sera, Alessandro Fulloni, arrivato a roma, proprio all’hotel Saint John per altri motivi. E’ infatti a Roma per un fine settimana di relax e ha prenotato una camera senza sapere del “conclave” grillino e soprattutto senza che nessuno del M5S lo riconosca come giornalista.

Il summit è giunto al momento della pausa. Vengono servite bibite, bottiglie di minerale, caffè. Alcolici non se ne vedono, salvo un paio di birre. Da dietro al bancone il barman appunta con diligenza tutte le consumazioni, e a bassa voce si lascia sfuggire col giornalista: “Questi mi sembrano un po’ tirati”. 

Alessandro Fulloni per il Corriere quindi scrive:

Poi in effetti verso sera, quando i «cittadini-parlamentari» lasciano il Saint John, si apprende che durante il «conclave» si è discusso anche di come pagare il conto del bar. Appunto: democrazia diretta, una colletta tra parlamentari. Contante e spicci raccolti di mano in mano da un’attivista di Roma – così si definisce la signora Barbara, una sessantina d’anni portati con piglio sportivo – e infilati in una busta da lettere consegnata poi – ovviamente con rilascio di ricevuta – alla concierge del Saint John.

Ma c’è anche l’affitto della sala conferenze da saldare e qui si scopre che il conto se lo sono divisi i cittadini-parlamentari eletti nella Capitale. Il motivo lo spiega il deputato Stefano Vignaroli, tecnico video Rai, 36 anni: «Chi è giunto da fuori Lazio si è dovuto sobbarcare le spese di viaggio e di alloggio. Per questo a noi romani è sembrato giusto offrire loro il pagamento della sala».

E di cosa si è effettivamente discusso durante il summit? Il giornalista del Corriere ha raccattato un fogli di carta buttato da un attivista nel cestino della sala conferenze.

Ma forse in «conclave» si è discusso anche di altro, almeno stando a quanto si legge sugli appunti che qualcuno dei cittadini ha scritto su un foglio poi buttato in un cestino della sala conferenze. Una specie di «diagramma di flusso» che in testa pone la voce «comunicazione interna», poi quella riguardante «la comunicazione esterna». Seguono altre parole in successione: «soluzioni provvisorie», «mailing list», «riunioni dal vivo». Una volta «a regime», si affronteranno altre priorità. Il diagramma di flusso le dettaglia così: «segreteria», «commissioni», «staff».