Effetto Parenzo: Maccari amico per sempre di Bossi, riflesso pavloviano

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 31 Gennaio 2012 - 13:03 OLTRE 6 MESI FA

Il direttore del Tg1 Alberto Maccari

ROMA – Per carità, nella finta telefonata in cui il buon David Parenzo imita la voce strascicata del vero Bossi a Radio24, il direttore del Tg1 Maccari, oltre a cascare con tutte le scarpe nello scherzo, non commette alcunché di scorretto. Certo, la registrazione impazza su internet, il megafono virtuale mena fendenti più che reali. Il senso della presa in giro del povero direttore in attesa della conferma non ha bisogno di traduttori, nonostante gli inevitabili disturbi alla linea. Il direttore in carica si mostra un po’ troppo affettuoso? E che sarà mai, in fondo Bossi è uno che comanda, uno che bisogna accogliere con un supplemento di cortesia, si fa così tra uomini di mondo usi a frequentare i potenti. Nulla di strano.

Tuttavia, va rilevato che l’imitatore radiofonico conosce i suoi polli, va sempre sul sicuro. In Italia ubi maior il Fracchia di turno si stende a tappetino. E’ una regola della politica che l’amministratore pubblico si inchini da buon valletto al celebrato leader di partito. Parenzo dimostra l’assioma: si procura giusto un minimo di credibilità facendosi introdurre da una solerte segretaria, butta lì due frasi convenzionali e aggancia all’amo la vittima predestinata. Un buongiorno, un complimento e l’esperto Maccari tira fuori archetto e violino: “Lei è squisito, sappia che potrà sempre contare su un amico”. Sempre, da qui all’eternità, oggi a me, domani a te. Basta che il truce capo padano accenni brevemente alla votazione di domani nel cda Rai, che come per il cane di Pavlov, scatti il riflesso automatico dell’adulazione preventiva.

Chiamiamolo “effetto Parenzo”, che in epoca di intercettazioni si è inventato l’intercettazione simulata. Dove i protagonisti, ignari dei precetti settecenteschi della dissimulazione onesta, giocano all’antica pantomima servo-padrone, senza inutili reticenze o paludate sospensioni del giudizio. Resisto a tutto tranne alle lusinghe, è il motto di chi è atterrato sulla poltrona più ambita. E’ pronto ad accettare tutto, anche a incontrare un ventenne di belle speranze, di ottimo nome e nulla esperienza che risponde al nome di Trota. “Verrei con Renzo a trovarla a Roma…” sibila il simil Senatur. “Grazie” si prostra il direttore, forse potrà anche toccarlo. Per il codice della piaggeria il re è sempre taumaturgo.

Ci sarebbe poi la questioncella della “garanzia”. “A noi della Lega va bene perché lei è una persona di garanzia” teorizza Parenzo-Bossi, inventando seduta stante un ruolo e una funzione irreperibili negli schedari delle risorse umane, ma perfettamente noti e costantemente aggiornati nei corridoi della politica. Garanzia di che? Un po’ di riguardo per il Nord è l’umile richiesta. Un po’ come il salumiere stigmatizzato da Nanni Moretti che ti usa il riguardo di darti sempre il taglio di prosciutto più bello. E al sud che gli dai, il grasso e la cotica? Non è detto, anche al Mezzogiorno conoscono il numero dell’ufficio del salumiere di fiducia.