Due ipotesi su Marrazzo: il panico e la bugia oppure un complotto contro il Governatore

Pubblicato il 23 Ottobre 2009 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA

Piero Marrazzo

Due ipotesi su Marrazzo, fondate entrambe su quel che è stato pubblicamente detto dal governatore del Lazio e dai Carabinieri e su quel che al momento si sa. Prima ipotesi: Marrazzo non ha detto tutta la verità. Gli incontri privati ed evidentemente non “familiari” ci sono effettivamente stati, il presidente della Regione Lazio a quell’indirizzo, in quell’appartamento ci andava. In una occasione gli piombano addosso quattro individui, sono Carabinieri ma lui non lo sa, i quattro sono in borghese. Sono Carabinieri ma in realtà hanno messo insieme una banda a delinquere. Filmano “l’incontro” a dir poco imbarazzante, una versione accreditata dall’agenzia Ansa che riporta “fonti inquirenti” parla della presenza di un transessuale. Marrazzo va nel panico. Infatti non denuncia l’irruzione, tace, nonostante gli sia sottratto anche il portafoglio. Tace e subisce il ricatto. Paga lui direttamente o fa pagare le prime “rate” agli estorsori: gli ottantamila euro in quattro porzioni.

E nel panico Marrazzo resta: quando gli altri Carabinieri scoprono lo sporco lavoro delle “mele marce” il governatore si trova spiazzato e scoperto. Nega tutto, ma il suo aver taciuto fin dal giorno dell’irruzione è una pietra, un macigno che affonda la sua ricostruzione, la sua immagine, la sua credibilità. Se è vera la prima ipotesi abbiamo, non in ordine di pessima performance, Carabinieri che si trasformano in delinquenti, un “mercato” pronto ad accogliere il filmato che “sputtana” Marrazzo (i quattro stavano tentando di venderlo a Milano, a qualche tv, indovina quale?), un uomo delle istituzioni che prende paura, tratta, tace, subisce e alla fine mente.

Seconda ipotesi: Marrazzo dice la verità quando dice: «Il video, se esiste, è falso…l’assegno, se esiste, non l’ho firmato io». Se Marrazzo dice la verità, allora abbiamo, in ordine di drammatica elencazione: un gruppo di Carabinieri che non è una banda di estorsori ma un commando che organizza un complotto, che fabbrica video e assegni, assegni che poi infatti non vengono incassati. Un commando che agisce non per gli ottantamila euro ma per input politico, un lavoro da servizi segreti. Commando che viene bloccato nel suo lavoro dalla stessa Arma dei Carabinieri che a livelli gerarchici più alti non si presta all’operazione di inquinamento e distruzione di una carriera politica. Operazione realizzata anche grazie alla complicità, più o meno estorta di uno o due transessuali.

Nella prima ipotesi lo squallore e il degrado civile di un uomo pubblico che non regge alla responsabilità delle sue azioni, anche se private, e di uomini in divisa delle Forze dell’Ordine che fanno i delinquenti. Nella seconda ipotesi una vita politica e civile inquinata da “cellule” che operano, difficile pensare in proprio, alla distruzione dell’obiettivo politico e al condizionamento delle elezioni. Cellule che abitano nel tessuto dei Carabinieri, anche se sono gli stessi Carabinieri a fermarli.

Allo stato attuale delle dichiarazioni di Marrazzo e dell’Arma dei Carabinieri e degli inquirenti una terza possibilità, una terza ipotesi non c’è. Speriamo vivamente che ci sia e che qualcuno fornisca materiali credibili per accreditarla. In fretta e con chiarezza. Perchè la prima ipotesi fa pena e tristezza, la seconda fa paura, paura vera.