Renzi fischiato, Berlusconi abbandonato: è il giorno della sfiducia

Pubblicato il 5 Novembre 2011 - 18:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fischi e contestazioni per Matteo Renzi nella piazza del Pd, da voci amiche di compagni di partito. Altre richieste di dimissioni a Silvio Berlusconi arrivano dal Pdl, qualcosa di impensabile fino a poche settimane fa. Il sabato della sfiducia suona da destra a sinistra, duro colpo per i leader del presente e gli aspiranti tali del futuro.

Alle 15 piazza San Giovanni a Roma si riempie di gente per la manifestazione del Pd. Arriva, in anticipo sull’intervento del segretario, il rottamatore Matteo Renzi. In pochi si sperticano in applausi, qualcuno la prende male. Lo chiamano il “comunista di destra”. ”Di’ qualcosa di sinistra”, ”Vai ad Arcore!”. Renzi ci prova ad argomentare, il botta e risposta dura qualche minuto, finisce che il servizio d’ordine lo deve scortare fin dentro l’area dietro il palco. Dove pare abbia brevemente parlato con Bersani, giusto qualche attimo prima di lasciare prudentemente la piazza senza ascoltare l’intervento del segretario.

A distanza di qualche ora è D’Alema a chiosare l’episodio: “Non ho mai polemizzato con Renzi e non intendo farlo. Non ritengo sia questo grandissimo problema di cui discutere. E’ il sindaco di Firenze, il resto è un fenomeno mediatico creato da voi e non da Renzi”.

Passa qualche ora, dalla piazza ci si sposta ai corridoi governativi. Fermento in corso, molti fedelissimi via via si stanno smarcando da Berlusconi. Nel pomeriggio arriva la voce di Roberto Antonione, uno degli scontenti. “Più uno è amico del presidente Berlusconi, come nel mio caso, più deve sentire la responsabilità di metterlo in guardia sul fatto che così non può più continuare”. E a guardare il curriculum di Antonione, lui amico di Berlusconi lo è davvero. Fu coordinatore nazionale di Forza Italia, governatore del Friuli Venezia Giulia e candidato sindaco del Pdl a Trieste la scorsa primavera. Poco più tardi alla voce di Antonione si aggiunge quella del governatore lombardo Formigoni: “Se il premier non ha i numeri sarebbe saggio che lasciasse”.

Brutta cosa quando sono gli amici a dire che sei di troppo. L’hanno fatto D’Alema e i manifestanti con Renzi. L’hanno fatto Antonione e Formigoni con Berlusconi. E la reazione di Renzi e Berlusconi, il “comunista di destra” e l'”anticomunista di Arcore”, è simile. Vanno avanti e non si curano delle voci contro. Il premier lo fa con apposito comunicato: “Mi dispiace deludere i nostalgici della prima Repubblica, ma non mi dimetto”. Renzi preferisce salire in treno e tornare a Firenze, l’Ansa ci avvisa che alle 18 ha partecipato a una messa per commemorare il ‘sindaco santo’ Giorgio La Pira.