Monti: “Governare con Vendola? Posso cambiare opinione, ma voglio riforme”

Pubblicato il 12 Febbraio 2013 - 20:02| Aggiornato il 22 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Di escludere che governeranno insieme Mario Monti non se la sente. Anzi: su Nichi Vendola afferma di poter cambiare opinione ma ribadisce la sua intenzione di far parte solo di un governo riformatore. Monti, dai microfoni di Radio Capital, apre timidissimamente al leader di Sel e spiega: ”Ognuno può evolvere e cambiare opinione per quanto riguarda singole persone; non farò mai parte di un governo che non abbia un forte accento riformatore”.

Di fatto, quindi, per la prima volta Monti non esclude un possibile governo con Vendola. Il nodo restano le riforme, ma si tratta comunque di una prima apertura.

Alla domanda se possa ”promettere” solennemente agli elettori che ”non farà mai parte di un governo in cui ci sia anche Vendola”, Monti ha risposto: ”Lo trasformo leggermente perché ognuno può evolvere e cambiare opinione per quanto riguarda singole persone”, ma ”non farò mai parte di un governo che non abbia un forte accento riformatore”. Lei pensa davvero di poter fare il premier pur essendo leader di un partito di minoranza? Gli chiede il direttore Vittorio Zucconi.

”No, io non penso niente e penso che nessuno sappia quale sarà il primo, il secondo, il terzo o il quarto partito. Non sono mosso da ambizione di fare il presidente del Consiglio perché sennò la cosa più semplice sarebbe stata starsene da parte e aspettare perché probabilmente sarebbe venuto fuori un Parlamento che avrebbe prima o poi chiesto una grande coalizione”.

”Ma io – ha detto Monti – dico solo che il movimento che ho costituito non ha l’ambizione di far parte di un governo o di una una maggioranza, può benissimo stare all’opposizione, pero’ escludo che possa stare in una maggioranza o in un governo che di nuovo non permetta di fare la riforma del lavoro sufficiente per dare una speranza ai giovani, di fare le liberalizzazioni o la riforma della giustizia” necessarie per far diventare l’Italia un Paese ”moderno”.