Parlamento, hanno anche la quindicesima e stipendio di 150mila€. Ma non sono i politici..

Pubblicato il 2 Aprile 2013 - 09:54| Aggiornato il 4 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo sapevate che hanno anche la quindicesima, oltre a uno stipendio medio di 150 mila euro annui? E non sono deputati e senatori, ma i dipendenti di Camera e Senato, quelli che svolgono le funzioni amministrative, quelli che, si presume, mandano avanti la macchina-Montecitorio e la macchina-Palazzo Madama, legislatura dopo legislatura. Il loro stipendio è il quadruplo di un dipendente del parlamento inglese e il quintuplo di un impiegato. A fare i conti è Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, in vista della riunione dell’ufficio di presidenza alla Camera convocata per oggi, martedì 2 aprile, per discutere il taglio delle indennità aggiuntive e dei contributi ai gruppi parlamentari.

Scrive Rizzo che i sindacati sono già sul piede di guerra dopo il richiamo della presidente della Camera Laura Boldrini. “Anche l’amministrazione dovrà tirare la cinghia”, aveva detto Boldrini quando, fresca di nomina, annunciava l’autoriduzione della sua indennità del 30% insieme al suo omologo al Senato, Pietro Grasso. “Con l’accordo dei sindacati”, ha poi aggiunto. E le nove sigle sindacali di Montecitorio si sono già allertate. Tuttavia, racconta Rizzo:

L’esperienza insegna che ogniqualvolta hanno tentato di frenare le retribuzioni del personale, sono stati respinti con perdite. Tanto alla Camera, che al massimo ha limitato qualche automatismo (ma non l’aumento del 3% scattato un paio d’anni fa) quanto al Senato. Dove nel 2008 un tentativo di rallentare la progressione degli stipendi fu in seguito annullato dalla commissione che ha il compito di regolare le controversie con il personale. L’autore, il questore Ds Gianni Nieddu, rimase senza seggio. Della serie: chi tocca i fili muore?

Spiega Rizzo:

Causa blocco del turnover i dipendenti di Montecitorio sono oggi 400 in meno rispetto al 2003, ma la spesa complessiva non è affatto calata. Come si spiega? Intanto con l’aumento degli stipendi. Poi con l’incremento del numero dei pensionati. E siccome le pensioni dei dipendenti le paga il Parlamento, il risultato non cambia. Nel 2012 la Camera ha speso 238,5 milioni per gli stipendi e 216 per le pensioni: nel 2014 pagherà 232 milioni di stipendi e 226,9 di pensioni. Per una spesa che invece di calare dovrebbe salire da 454,5 a 458,9 milioni. Qualcuno pensa che sia momento di abolire quantomeno la quindicesima mensilità. Ma la cosa è stata liquidata come una battuta di cattivo gusto.

Questi alcuni numeri, snocciolati da Rizzo, sui costi delle Camere:

Le uscite correnti di Montecitorio depurate della spesa pensionistica (altrove pagano gli enti di previdenza) sono state pari nel 2010 a 752 milioni, contro 576 del tedesco Bundestag, 498 della britannica House of Commons e 473 della francese Assemblée Nationale. […] Le retribuzioni del personale peseranno nel 2013 sul bilancio della Camera, dicono le previsioni, per 231,1 milioni: il che, diviso per le attuali 1.541 buste paga significa uno stipendio medio di 150 mila euro.

Difficile prevedere se, almeno questa volta, sotto il fucile spianato dei grillini, ce la faranno ad abbattere i costi della famigerata casta. Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio (M5s), porterà sul tavolo dell’Ufficio di presidenza il piano grillino per ridurre le spese di 42 milioni. “Ci sarà da divertirsi”, commenta sardonico Rizzo.