Pdl, Cicchitto: Fini separi i ruoli o l’alternativa è la separazione

Pubblicato il 30 Giugno 2010 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA

Fabrizio Cicchitto

”Fini deve essere capace di separare il proprio ruolo politico di minoranza all’interno del Pdl da quello di Presidente della Camera. La terza carica dello stato deve essere super partes in ogni direzione. Fini non può dare mai l’impressione di svolgere il suo ruolo istituzionale in funzione di quello di capo della minoranza interna al Pdl. Dico cio’ anche con l’obiettivo della valorizzazione della sua carica”. Lo scrive su ‘Il Foglio’ Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, stigmatizzando ”il pericolo di una correntizzazione del partito”.

Cicchitto sostiene anche che andranno fatti ”Congressi comunali e provinciali entro l’anno, congresso nazionale nel 2012, tesseramento, costruzione del partito sul territorio, riconoscimento della esistenza di una dialettica interna”. La conflittualita’ interna, prosegue Cicchitto, ”va frenata subito” attraverso una ”regolazione” del confronto politico: ”Da un lato deve trovare soddisfazione la legittima volonta’ della maggioranza del partito di tenersi unita intorno alla leadership carismatica di Silvio Berlusconi e alla sua azione politica, dall’altro va riconosciuto a Fini il diritto di esprimere una autonoma posizione politico-culturale. Non ci deve essere una frantumazione in correnti”.

”Le posizioni di Fini – aggiunge – sono da rispettarsi purche’ esse non degradino, da parte sua e dei suoi amici, in uno stillicidio quotidiano di battute polemiche che danno ai nostri elettori una immagine pessima del Pdl”. ”Nel caso che prevalesse la tendenza polemica l’impressione che se ne ricaverebbe sarebbe quella di una corrente che ha ‘pas d’ennemi a’ gauche’ e che organizza le sue forze in vista di una scissione”.

Il Pdl, prosegue, è un ”partito a conduzione carismatica”, ma su una serie di materie di carattere specificamente politico-programmatico ”la sovranita’ decisionale deve essere affidata agli organismi dirigenti”. E questa struttura di partito ”deve misurarsi con l’esistenza di un dissenso interno di un certo rilievo”. Ci sono ”da un lato Berlusconi, la ex FI, una maggioranza di An fondata sui cosiddetti ‘colonnelli’, dall’altro lato Fini, la minoranza di An, qualche cattolico (Pisanu) e qualche radical liberale di FI (Della Vedova)”.

”L’esistenza di questo fatto per molti aspetti imprevedibile (nessuno poteva immaginare che l’originario leader della ‘destra’ scegliesse una collocazione di ‘sinistra’ nel Pdl) va razionalizzato” e ”le uniche alternative sono o la sistemazione del dissenso in un quadro di regole, o la separazione” perche’ ”la ‘guerriglia’ logora tutti”.

Per Cicchitto, ”l’unica via per mantenere in piedi il Pdl nella sua attuale configurazione politica” e’ da una parte che Berlusconi eserciti liberamente il suo ”ruolo carismatico”, e dall’altra che sia consapevole di ”dover fare i conti” con una minoranza. Fini, dal canto suo, ”deve impegnarsi a scindere questa scelta politica dal ruolo super partes di Presidente della Camera, e a riconoscere le scelte fatte dalla maggioranza”. Insomma, nel partito ”va sviluppato un chiaro confronto politico sulle questioni controverse”.

”Ciò vuol dire che l’unica via è’ quella costituita dal confronto e dal voto negli organismi dirigenti. Vuol dire che – conclude Cicchitto – nelle sedi istituzionali il deliberato preso a maggioranza viene seguito da chi e’ andato in minoranza”.