Piccoli comuni si ribellano alla manovra: “Costiamo come 3 parlamentari”

Pubblicato il 15 Agosto 2011 - 17:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I piccoli comuni si ribellano alla manovra del governo: le poltrone tagliate non saranno 51 mila come affermato dal ministro Roberto Calderoli, ma solo 24 mila. Il taglio interesserà i centri minori che sovraintendono ad oltre 1 milione di italiani e il 5 per cento del territorio nazionale, molti dei quali sono notoriamente a rischio idrogeologico.

La denuncia riguarda il “pressapochismo dell’esecutivo”, che non ha tenuto conto della reale entità delle poltrone tagliate nel provvedimento e del fatto che oltre il 50 per cento degli amministratori non percepisce indennità per il proprio lavoro. Il risparmio ipotetico annunciato dal governo è di 2.298 milioni di euro, mentre secondo i comuni giungerebbe ad appena 1.150 milioni di euro l’anno, cifra che equivale al costo annuo di due deputati e mezzo.

Inoltre i centri comunali hanno fatto notare che se fosse rispettato il decreto legge n.2 del 2010 che vige attualmente  tutti gli amministratori quali sindaci, assessori e consiglieri comunali richiedessero le massime indennità previste dalla legge il costo per lo Stato ammonterebbe al massimo a circa 5 milioni di euro, un costo teorico annuo pari a quello di 11 parlamentari.

Gli amministratori locali hanno contestato all’esecutivo anche la spesa di 700 milioni di euro affrontata per il mancato accorpamento di elezioni e referendum: un vero e proprio spreco che avrebbe consentito ai piccoli centri comunali di sopravvivere per i prossimi 35 anni, spreco che ha portato a chiedersi se valesse “la pena far scomparire circa 1.963 comuni che amministrano oltre un milione di persone e che rappresentano le sentinelle del 5 % del territorio nazionale, soprattutto montano, a costi bassissimi? Vale la pena sopprimere amministrazioni comunali che costano ad oggi (nella peggiore delle ipotesi sopra prospettata) ad ogni cittadino amministrato 1,04 euro all’anno?”.

Ora l’Associazione dei piccoli comuni ha chiesto al governo di essere ricevuta urgentemente, per un confronto sulle cifre stimate di risparmio. Inoltre minaccia l’avvio di forme di protesta, tra cui una manifestazione nazionale a Roma e la riconsegna delle chiavi dei municipi al governo nel caso di incontro negato. I costi “intoccabili” della politica che non si decide a ridurre il numero di parlamentari costerà dunque la vita a 1.963 comuni: disagi per oltre 1 milione di cittadini per non rinunciare ad appena 3 parlamentari.