Bari: moglie del senatore Pd Carofiglio indaga su Di Cagno, amico di D’Alema

Pubblicato il 7 Ottobre 2010 - 02:09 OLTRE 6 MESI FA

E’ stata affidata anche al pm barese Francesca Romana Pirrelli, moglie dello scrittore e senatore del Pd Gianrico Carofiglio, l’inchiesta-stralcio che coinvolge l’ex componente laico del centrosinistra del Csm, Gianni Di Cagno, amico di lungo corso di Massimo D’Alema.

Il magistrato è tra i tre pm titolari dell’indagine, a carico di 17 persone, assieme al sostituto procuratore della Dda, Elisabetta Pugliese, e al procuratore Antonio Laudati.

A Di Cagno il primo dicembre scorso la Dda di Bari fece notificare un provvedimento di interdizione dall’attività professionale con l’accusa di impiego di danaro proveniente da attività illecite nell’ambito di una più ampia inchiesta del pm Pugliese sul clan capeggiato da Savino Parisi. L’indagine, nello stesso giorno, portò all’arresto di 83 persone e al sequestro di beni del clan per 220 milioni di euro.

Stesso provvedimento interdittivo fu notificato anche all’ex vicepresidente della Provincia di Bari, Onofrio Sisto (Pd). Le due ordinanze furono revocate dopo 15 giorni dal gip che ritenne cessate le esigenze cautelari. I due professionisti (che hanno sempre negato ogni addebito e hanno prodotto documenti a sostegno della loro tesi) sono accusati di non aver segnalato alla Uif (Unità di informazione finanziaria istituita presso la Banca d’Italia) operazioni sospette relative all’impiego di danaro proveniente dalla bancarotta per la quale era stato condannato un loro assistito, l’imprenditore barese Michele Labellarte, deceduto nel settembre 2009 e ritenuto dall’accusa il riciclatore dei proventi del clan mafioso Parisi.

Al termine delle indagini sul clan mafioso, il pm Pugliese ha stralciato la posizione dei professionisti, che nulla sembrano aver a che fare con il clan, da quella dei presunti affiliati all’organizzazione mafiosa: ha chiesto quindi il rinvio a giudizio per 105 persone, mentre il fascicolo a carico dei “colletti bianchi” (tra cui un avvocato, un notaio, l’ex vicesindaco e l’ex assessore ai lavori pubblici del Comune di Valenzano, e sei direttori di filiali di banca) è stato assegnato a tre pubblici ministeri.