La classe operaia nel paradiso Pomigliano. Reportage dal futuro firmato Confindustria

Pubblicato il 16 Giugno 2010 - 15:37| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Linea di montaggio di motori Fiat

La classe operaia sta per andare in paradiso, almeno a Pomigliano. Il reportage dal futuro radioso e felice l’ha realizzato Paolo Bricco per conto del Sole 24ore, quotidiano che pubblica in esclusiva l’eccezionale documento realizzato con una sorta di macchina del tempo: “E’ il novembre del 2011, le cose alla Fiat di Pomigliano si sono messe bene. Da qualche mese alla linea di Antonio Vernillo, 47 anni, operaio, non si montano più le vecchie Alfa, ma viene realizzata la Panda, prodotta qui anzichè in Polonia…”.

“Quattro giorni fa Antonio ha ricevuto la richiesta di lavorare il sabato, per uno straordinario che rientra nel monte di 120 ore l’anno concordato tra azienda e sindacati…Certo che ho detto sì al mio caposquadra, ho fatto più di due anni di cassa integrazione a 800 euro al mese, con gli straordinari vado sopra i 1300 euro netti, spiega Antonio mentre beve il caffè che la moglie Raffaella ha preparato condividendo con lui le luci basse delle prime ore del mattino. Nella stanza accanto Mattia, nove anni, e Fabrizio di 13 dormono ancora, la sveglia è suonata alle 4,50…”.

“Antonio sale in macchina alle 5,20 e nei dieci minuti che lo separano dalla fabbrica, fa due conti: nei mesi più brutti, se non fosse stato per l’aiuto economico di mia madre Maria e mia sorella Rosa, ma ora… Alle sei è in linea, in uno spazio ridisegnato dai criteri logistici organizzativi e pensa: stiamo imparando ad applicarli bene, certo adesso le pause sono passate da due di venti minuti a tre di dieci minuti… Sorride mentre alle 10 va alla macchinetta del caffè, che non sarà quello di Raffaella, ma non è poi tanto male”.

All’una e mezza, un po’ provato e con la fame di chi ha sgranocchiato solo un pacchetto di cracker, va alla mensa. Prima dell’accordo tra Fiat e sindacati, la pausa pranzo per il primo turno iniziava alle 10,30 e si concludeva alle 13. Adesso a mangiare si va a fine turno, sempre e comunque nell’ultima mezz’ora della giornata di lavoro, anche per provare a recuperare ogni briciolo di produttività e per evitare ogni genere di dispersione di professionalità…”.

“A questo punto Antonio operaio metalmeccanico torna a casa, un’abitazione più che dignitosa…Dopo aver aiutato il piccolo Mattia a fare i compiti, cede alla stanchezza e si butta sul letto, a riposarsi. Tre quarti d’ora e la moglie lo chiama. C’è da andare alla parrocchia dove c’è l’Osservatorio sulla politica e la legalità… Alla sera di sabato, cena a casa Vernillo. Semplice semplice…La domenica, assorbita la fatica del giorno precedente, Antonio si alza riposato, fa colazione con la moglie e i figli. Tutti insieme vanno alla messa di mezzogiorno. A pranzo i quattro mangiano maccheroni e mozzarelle fresche e, in un pomeriggio di autunno inoltrato, vanno a godersi il filo di tepore che filtra dalle nuvole autunnali al parco della Villa Comunale Papa Giovanni Paolo II. Questa sera però bisogna andare a letto presto. Domani, lunedì, Antonio metalmeccanico affronta il turno di notte, il vero punto di discontinuità organizzativa che la Fiat ha concordato con i sindacati… Si alza con tutta calma. Insieme alla moglie vanno a pagare le bollette, ci sono delle multe da saldare, bisogna fare la spesa grossa per la settimana all’ipermercato e servono pane e latte fresco per oggi. Nel pomeriggio Antonio si corica e cerca di prendere sonno, anche se sonno non ha. Alle otto e mezza di sera Raffaella entra piano piano nella stanza ma lo trova già sveglio”.

“Alle nove Antonio prende la macchina e torna allo stabilimento, dove il turno inizia alle 22. Passata la mezzanotte, in una delle sue pause, di caffè alla macchinetta ne beve due, perchè lavorare è felice di lavorare, però dura è dura. Al termine di una notte passata a montare Panda Antonio va in mensa e, alle cinque e mezza del mattino, per rimediare alla fatica riempie il corpo di calorie ingollando una tazzona di latte caldo, con i biscotti spalmati di burro e marmellata. A quel punto con le prime luci torna a casa. Aiuta Mattia a preparare la cartella e lo accompagna a piedi alla scuola elementare Frasso, vicino a Piazza Primavera”.

Catena di montaggio delle 600 negli anni 60

Fine del reportage dal futuro, fine della parabola bella della classe operaia “Stanca ma felice” e del week-end di Antonio tutto casa, famiglia, parrocchia e Panda. Il tutto è illustrato in pagina anche da otto quadretti figurati, sì, proprio con le figurine disegnate, dove si vede il “Riposo Pomeridiano”, “L’impegno sociale”, il “Tempo per la famiglia”, la tazzona di caffè che illumina la notte di lavoro, la palla con cui si gioca con il bimbo, il vassoio aziendale con cornetto e marmellata, la cartella sulle spalle del giovane studente e la mano di papà operaio sulla spalla. Il tutto in un’atmosfera di serenità celestiale sottolineata da quei passi discreti della moglie che vigila ma non sveglia l’uomo che lavora, il filo di tepore, le nuvole autunnali, la “Piazza Primavera” il cui nome conclude e racchiude il senso della nuova era che si è dischiusa grazie all’accordo Fiat-sindacati.

Da non trascurare la leggerezza con cui si espone il morbido passaggio da 40 a 30 minuti di pausa concessa, che vuoi che siano dieci minuti…E la grazia con cui si racconta delle sette ore e mezza senza mangiare, prima “si disperdeva professionalità” mangiando quando uno aveva fame niente meno che dalle 10,30 fino alle tredici… E quanta poesia familiare in quel ritorno a casa all’alba che consente di accompagnare Mattia a scuola. “A piedi” perchè Antonio metalmeccanico è anche un po’ ecologico oltre che cattolico praticante e “socialmente impegnato”, in parrocchia che è più sicuro di altri luoghi di “impegno”.

Ora è vero che lavorare il sabato e la domenica bisogna, e anche di notte. E’ vero che lo impone non un padrone cattivo e crudele ma la tosta realtà dell’industria dell’auto alle prese con la crisi mondiale. Vero che a Pomigliano molti peccavano di assenteismo e scarsa produttività, vero che una fabbrica non sopravvive se tollera finti certificati medici, vero che questa è la minestra che passa il convento della realtà. Ma raccontarla come una cena delle delizie ha un sapore di… Un sapore già sentito, già assaggiato, somiglia a qualcosa… Ai racconti, alla prosa, ai disegnini illustrativi del realismo socialista. Così, proprio così in Urss raccontava la giornata dell’operaio modello. Così facevano nella Cina di Mao. Di questo sapore e di questi ingredienti sono ancora oggi i racconti “coreani”, quelli della Corea del Nord.

Che il quotidiano della Confindustria sforni simile pietanza dalla sua cucina informativa sorprende e un po’ inquieta. Bastava dire la verità: tocca lavorare così o non lavorare. Non c’era bisogno di inventarsi il reportage dal futuro nè di fingere di aver visitato la classe operaia nel suo nuovo paradiso chiamato Pomigliano. Troppa grazia per Antonio metalmeccanico, troppa per essere vera, quanto basta per dubitare che a volere quell’accordo siano stati solo gli “angeli” del lavoro e del focolare.