Protezione Civile: non solo mazzette, un problema di “sistema-Paese”

Pubblicato il 15 Febbraio 2010 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA

Luigi Zanda

Lo scandalo della Protezione civile non è solo un caso di mazzette. Non ci si può limitare esclusivamente alla lettura della trascrizione delle telefonate tra i personaggi coinvolti. E’ uno scandalo soprattutto politico, di quelli che lasciano il segno nell’animo collettivo di un Paese, perché si capisce bene, dai verbali e dalle notizie che cominciano a uscire, che c’entrano proprio tutti o quasi tutti i partiti. Tocca a Berlusconi perché c’è lui al governo, ma le cose hanno avuto inizio prima di lui, che del sistema, dal punto di vista politico e anche legale, è stato il più sublime perfezionatore. C’entra certamente la spinta e il contributo di Bertolaso nello specifico, ma c’entra ancor di più il sentire abbastanza antidemocratico che lo ha portato più volte a esprimersi in modo spazientito rispetto ai limiti del sistema democratico dei controlli e anche dei veti incrociati.

C’è un passaggio nella risposta di Guido Bertolaso all’articolo di fondo di Eugenio Scalfari pubblicato domenica su Repubblica, che merita di essere sottolineato perché è da brivido: il sistema dei decreti e dell’emergenza era l’unico per fare funzionare lo cose in Italia.  In altre parole nessuno governo degli ultimi vent’anni è stato capace di affrontare in modo serio il problema delle pastoie burocratiche che vincolano lo sviluppo dell’Italia e che ci rendono un paese sempre più marginale. Hanno preferito lavorare sull’emergenza, pensando ai piccoli affari che il singolo intervento emergenziale poteva procurare alla loro parte politica e con essa agli amici e agli amici degli amici.

Il discorso di Luigi Zanda. Ecco perché è molto importante l’intervento nella dichiarazione di voto sul decreto legge che vuole privatizzare la Protezione civile, pronunciato da Luigi Zanda, vice presidente dei senatori del Pd, non organico al sistema dei partiti e quindi libero di dire quel che tanti politici di lungo corso non possono. Dice cose che non si sapevano, che i giornali hanno riportato male e di malavoglia, forse solo perché non capiscono. Resta il fatto che si stanno mettendo le premesse per un sistema di “magna magna” che rischia di fare il pari con  i sistemi di pre tangentopoli. Zanda rivela un modo di concepire le regole democratiche che sembra fare il verso a uno slogan degli squadristi di Mussolini: “Me ne frego, me ne frego, me ne frego anche di te”.

Racconta un episodio. Dopo che il Senato ha approvato un emendamento che vietava alla Protezione Civile S.p.A. di lavorare per conto terzi, “subito dopo il governo ha fatto approvare un altro emendamento che dice pressappoco “salvo diversa norma successiva”. Non ce ne era bisogno, ma serviva a Bertolaso per comunicare di voler far lavorare comunque per conto terzi la sua S.p.A.”. Prosegue Zanda: “D’altronde, societarizzare le amministrazioni pubbliche è una mania di Berlusconi. Anni fa aveva voluto Patrimonio S.p.A. e Infrastrutture S.p.A” Quest’ultima, ha spiegato il senatore, è sparita dalla circolazione, Patrimonio, invece,  è stata assorbita da Fintecna. Lapidario il giudizio di Zanda secondo cui si tratta di “due idee totalmente fallite”.

Nonostante questo, Berlusconi ha continuato sulla strada delle S.p.A, puntando dritto alla Protezione Civile. Perché? Secondo Zanda “la Protezione Civile S.p.A. serve per i contratti, gli appalti, le assunzioni, gli stipendi. Non è una società: è una scappatoia“.

Normalizzare l’emergenza. Quindi il senatore smantella punto per punto i capisaldi della nuova Protezione Civile pensata e voluta da Berlusconi e Bertolaso: “Osservo innanzitutto che intervenire con legge per annullare o sospendere gli effetti dei contratti sottoscritti dalla Protezione Civile significa ingannare gli ignari fornitori. Sono comportamenti da operetta. Inoltre l’attribuzione del ciclo dei rifiuti campani alle Provincie e l’espulsione dei Comuni non funzioneranno”. Allo stesso modo Zanda critica l’idea dei i tre super commissari per i rischi idrogeologici, uno al nord, uno al centro e uno al sud: “Si tratta di un’idea che trasuda un eccesso di potere ma io rifiuto il concetto di un’Italia governata da commissari del Governo”. Di conseguenza il senatore del Pd protesta per il sistema di retribuzione prevista per il Capo della Protezione Civile: “Non è serio che la retribuzione del Capo della Protezione Civile sia commisurata al numero di commissariati che gli vengono attribuiti: oggi varie decine. La giornata è di 24 ore, sia se si è commissari una sola volta, sia se lo si è cento volte”.

E sulle più volte ventilate dimissioni di Bertolaso Zanda affonda: “Prendo atto che il sottosegretario Bertolaso, dopo averlo annunciato più volte, si dimetterà da capo dipartimento. Può allora spiegare perché sta sostenendo la compatibilità della doppia carica? Cos’è, un regalo al successore? Chiunque ne sarà il beneficiario, lui o altri, la doppia carica è indecente”.

Ma la questione su cui il senatore del Pd incalza è la “normalizzazione” dell’emergenza. Dal 1992, infatti, l’ordinamento prevede che la Protezione Civile possa muoversi “in deroga ad ogni disposizione vigente”. Per Zanda “è  giusto così, nelle vere emergenze”. Ma la realtà dei fatti, a suo giudizio è ben diversa e spiega i toni aspri del dibattito: “Dal 2001 si sta abusando di questo sistema senza pudore, sia per l’ampiezza delle deroghe, sia per il numero dei casi nei quali si interviene senza che ci sia alcuna emergenza”. Il risultato, spiega Zanda, è sconfortante:” Il regime delle ordinanze di Protezione Civile è questo: niente controlli, e deroga a decine e decine di leggi. Non lo dico io, lo prevedono le leggi”.

I controlli. Le ordinanze di Protezione Civile, spiega il senatore, “sono state sottratte sia al controllo preventivo di legittimità della Corte dei Conti, sia a quello dell’Autorità per i lavori pubblici”. Questo nonostante una denuncia presentata un anno fa dall’Autorità per i lavori pubblici che ha rappresentato al Parlamento il suo disagio. La denuncia, però, è stata  archiviata.

“Il dottor Bertolaso – incalza Zanda – ci ha parlato di autorevolissimi comitati di garanti cui lui ha affidato il compito di monitorare il suo lavoro. Ci ha anche detto d’avere una buona interlocuzione con la Corte dei Conti. Apprezziamo tutte le iniziative di trasparenza, ma i monitoraggi discrezionali non possono sostituire i controlli formali previsti dall’ordinamento. Quando Bertolaso parla di controlli sta parlando di sue iniziative che mette in atto come vuole, se vuole e quando vuole”.

Le deroghe. Zanda è critico anche sulla questione delle deroghe. “La Protezione Civile – spiega-  polemizzando col vice ministro Castelli, ha sostenuto che le deroghe ci sono, ma non vengono usate. Non è un argomento serio. Su proposta di Bertolaso, infatti,  in tutte le ordinanze c’è un lungo elenco di leggi da derogare. Tutto scritto, tutto esplicito”.

E il senatore fa riferimento a un caso concreto, l’ultimo in ordine cronologico: “Il 12 gennaio scorso Bertolaso è stato nominato commissario della Vuitton Cup a La Maddalena. Classificata “grande evento” col conseguente regime dell’emergenza. L’ordinanza per la Vuitton Cup prevede deroghe all’intero corpus legislativo sugli appalti, alla concorrenza, alla trasparenza, ai controlli. Deroghe alla vigilanza dell’Autorità sui lavori pubblici, alle procedure di affidamento, ai controlli dei requisiti per i contratti, all’oggetto del contratto e alla procedura per la scelta del contraente, alla pubblicazione dei bandi di gara, agli avvisi, agli inviti, ai termini, ai criteri di selezione delle offerte, alla progettazione, alle verifiche archeologiche, al sub-appalto, alle varianti in corso d’opera, alle penali, all’adeguamento prezzi”.

“Credo di aver reso l’idea – conclude Zanda – Se questo impianto servisse per i terremoti e le alluvioni, nulla quaestio. Ma che c’entra la Vuitton Cup con l’emergenza?”. Una scelta, quella delle deroghe, che in più di una circostanza ha irritato anche Confindustria i cui vertici  hanno più volte denunciato questo modo di sottrarre al mercato appalti di altissimo valore economico”. Zanda non ha dubbi: gli industriali “hann ragione. È il governo che a suo insindacabile giudizio decide cos’è “grande evento” e, quindi, va gestito in emergenza.

Un Paese assuefatto. Nonostante le anomalie, però, gli italiani non protestano e Zanda lo spiega così: “Il nostro Paese è come ipnotizzato dalle teorie emergenziali di Berlusconi e Bertolaso”.”Cos’hanno a che vedere con le emergenze – si chiede perplesso il senatore –  per esempio, il rilancio dell’immagine dell’Italia, i mondiali di nuoto, i giochi del Mediterraneo, l’esposizione delle spoglie di San Giuseppe da Copertino, la designazione dei garanti delle celebrazioni per l’unità d’Italia, l’anno giubilare Paolino, le visite del Papa a Cagliari, a Brindisi o a Savona? Che c’entrano gli appalti per le carceri? O quelli per il nucleare? Perché con ordinanza è stata decisa la retribuzione del sovrintendente della Pinacoteca di Brera?”. Sulla carta nulla, nei fatti tutto.

Nel calderone dell'”emergenza ordinaria” è finita anche L’Expo di Milano. Spiega Zanda: “Perchè è un “grande evento” gestito dal sindaco Moratti e non da Bertolaso. Cosa cambia? Le regole sono sempre quelle eccezionali della Protezione Civile. Un “facilitatore”, come l’ha chiamato Bertolaso”. Alla fine il senatore conclude sconsolato: “Non ho parole!”

Un problema di regole. Altra grave anomalia, secondo Zanda, sta nel fatto che il “centinaio di ordinanze emanate ogni anno dalla Protezione Civile hanno nel loro campo una forza derogatoria equivalente ai decreti legge, ma non hanno bisogno né della firma del Presidente della Repubblica, né dell’approvazione del Parlamento”. In questo senso, “accanto al micidiale utilizzo combinato dei decreti legge, dei maxiemendamenti e dei voti di fiducia, accanto all’uso indefinito della delega legislativa, oggi l’abuso del potere di ordinanza di Protezione civile è l’ultima modalità del processo di scardinamento del sistema delle fonti del diritto”.

Zanda nel suo discorso descrive l’Italia come un Paese in “crisi economica e sociale, del sistema politico, delle istituzioni, dell’assetto sociale, della sicurezza e della giustizia, della cultura, del costume e dell’etica”. Gli italiani, a suo giudizio,trascurano ” la profonda crisi dello Stato, il disprezzo per le regole, la ricerca disinvolta d’ogni tipo di scorciatoia, l’eccezionalità e l’emergenza”. Una deriva che viene ampliata, secondo Zanda, dal decreto sulla Protezione Civile. Anche perchè, chiarisce Zanda: “L’ordinanza di Protezione Civile è diventata lo strumento ordinario dell’azione del governo Berlusconi”.

Perchè Bertolaso Ministro. Zanda conclude spiegando quali sono a suo giudizio le vere ragioni per cui il presidente del Consiglio vuole nominare Bertolaso ministro della Repubblica: “Il presidente Berlusconi ha detto che il dottor Bertolaso sarà ministro come premio per il buon lavoro fatto in Abruzzo. Non so se ci sarà la nomina, ma so che il motivo non è il buon lavoro in Abruzzo. Se tutti i lavori ben fatti producessero come premio la nomina a ministro, ne avremmo un’inflazione”.

“Bertolaso sarà ministro – spiega Zanda – perché è l’unico che ha saputo offrire a Berlusconi uno strumento utile per derogare quando vuole a decine e decine di leggi. Il capo della Protezione Civile ha suggerito a Berlusconi quel modello di Stato, di ordinamento giuridico, che a Berlusconi serviva, ma non sapeva come realizzare. Gli ha presentato su un piatto d’argento uno strumento straordinario, ha fatto scoprire a Berlusconi una tecnica di stravolgimento dell’ordinamento alla quale nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio di pensare. Le 500 ordinanze di Protezione Civile sono lo strumento di Bertolaso. Berlusconi ripaga con la poltrona di Ministro. E forse, in prospettiva, con altro ancora”.