Razzi inventa l’Ici ad personam: via la tassa dalla prima casa, la sua

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 3 Maggio 2011 - 14:55| Aggiornato il 4 Maggio 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Lasciare l’Ici sulla prima casa sfitta a carico degli italiani residenti all’estero è una spiacevole e incomprensibile discriminazione”. Propongo quindi di abolirla e credetemi se vi dico che è una discriminazione perché, guarda caso, io sono residente all’estero e pago l’Ici in Italia. Vi posso assicurare che se non pagassi sarei molto più felice. Il virgolettato, e la proposta di legge, sono di Antonio Razzi. La seconda affermazione è invece una (maligna?) interpretazione del suo pensiero.

Tutti abbiamo imparato a conoscere in questi mesi il deputato Scilipoti, quello che viene apostrofato “munnezza”, quello che si esibisce in atletiche e goffe corse nell’emiciclo di Montecitorio per non perdere un’importante votazione, quello che, a dicembre, contribuì con il suo ingresso nella fila della maggioranza a tenere in piedi il governo Berlusconi facendogli superare lo scoglio fiducia. Ma in quel salvataggio Scilipoti non era solo, suo sodale e compagno d’avventura fu il meno noto Antonio Razzi. Dopo l’abbandono dell’Idv e il passaggio a Noi Sud, con la conseguente votazione della fiducia al Governo, di Antonio Razzi si erano un po’ perse le tracce, vuoi per caso o vuoi per scelta di mantenere un basso profilo viste le figure non proprio edificanti che l’ex dipietrista aveva collezionato prima di passare a fianco del Cavaliere. A settembre infatti, appena 90 giorni prima di essere folgorato sulla via di Arcore-Damasco, l’onorevole Razzi aveva pubblicamente denunciato il tentativo mosso dal Governo per cooptarlo nella maggioranza in cambio di regali e rielezione certa: “si è parlato anche di pagarmi il mutuo e darmi un posto nel governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura”, aveva detto. Evidentemente l’offerta era ancora irricevibile e 90 giorni di attesa, uniti al pericoloso voto di fiducia che vedeva seriamente in bilico la sopravvivenza di questo governo Berlusconi dopo l’abbandono dei finiani, avrà fatto salire le quotazioni del deputato abruzzese che il 14 dicembre scorso votò sì alla fiducia.

Da allora di Razzi non si è quasi più sentito parlare, e forse il motivo si può ritrovare nella complessa elaborazione di un disegno di legge che il deputato aveva in mente e che, in cuor suo, doveva porre fine ad un’ingiustizia perpetrata dallo Stato nei confronti dei poveri cittadini. Ci sono voluti quattro mesi ma alla fine Razzi ha partorito la sua proposta. Aboliamo l’Ici sulla prima casa per i residenti all’estero. Una riformina marginale, probabilmente sì, visto che la mole di case intestate a residenti all’estero non deve, ad occhio, essere enorme. Una novità condivisibile, forse sì forse no, diversa è la questione se riguarda chi emigra per andare a fare l’operaio ed eredita una casetta di famiglia da chi risiede all’estero magari per non pagare le tasse in Italia. Ma, soprattutto, è una modifica risibilee svergognata perché fatta da uno dei pochissimi parlamentari residenti all’estero che possiedono una prima casa in Italia. Antonio Razzi è stato infatti eletto, con il centrosinistra e poi passato al centrodestra, è bene ricordarlo, nella circoscrizione estero/Europa alle ultime elezioni. Abruzzese di nascita, Razzi è tutt’ora residente fuori dai confini italiani ma possiede una casa in Abruzzo ed è quello stesso appartamento che Razzi disse prima di aver pagato con i soldi della pensione svizzera, salvo poi smentirlo, e lo stesso appartamento per cui, sempre stando solo alle parole dell’onorevole, la maggioranza si offrì di pagare il mutuo se avesse cambiato casacca.

Cercare di fare i propri interessi, per quanto disdicevole e, diciamo con eufemismo, inelegante per un parlamentare che dovrebbe agire per l’interesse comune, è umanamente naturale e comprensibile. Non è questo il primo caso e non sarà di certo l’ultimo. E poi Razzi deve esser sentito in qualche modo in credito, lui fa parte dei Responsabili che hanno salvato e tengono in piedi il governo ma a lui non è previsto tocchi nessuno degli incarichi di governo previsti in premio ai Responsabili. Nulla dal rimpasto, ma almeno qualcosa dallo stare in maggioranza mi dovrà pur venire deve aver pensato. Ma la faccia tosta con cui Razzi propone, e difende, una proposta di legge ritagliata a suo uso e consumo, è veramente eccezionale. Poteva, l’onorevole transfugo, far firmare la proposta da un collega e rimanere defilato o, almeno, avere l’onestà di dire che non trova giusto pagare l’Ici, lui. Avrebbe fatto più bella figura.