Gennaio di “scudi” e referendum, la corsa sfiatata tra governo ed elezioni

Pubblicato il 3 Gennaio 2011 - 15:36 OLTRE 6 MESI FA

Dunque, se di undici gennaio la Corte Costituzionale in qualche modo “salva” il legittimo impedimento…allora non ci piove: Berlusconi sta tranquillo, il governo dura e non si vota. Però, se tra il 17 e il 23 gennaio, giorni scritti nella pietra da Calderoli, il federalismo fiscale non diventa carta che canta, allora Bossi “sveglia” dal sereno riposo la bella addormentata Berlusconi, il governo chiude e si aprono le elezioni. Però, se tra il 10 e il 20 gennaio Berlusconi svela i nomi di quei parlamentari dell’Udc e di Fli e, hai visto mai, anche dell’Idv che passano o ripassano con lui, allora è garantito: si forma il gruppo parlamentare della “responsabilità”, la “terza gamba” della maggioranza, il bastone del governo e quindi non c’è crisi nè voto anticipato. Però, se di undici o dodici gennaio la Corte Costituzionale ammette i referendum e sono ben tre, allora è matematico che a Berlusconi e a Bossi non gli conviene farli fare questi referendum. Il primo sarebbe contro il legittimo impedimento: si mobilitano gli antiberlusconiani. Il secondo sarebbe contro la privatizzazione dell’acqua potabile (anche se una legge che la privatizza davvero da abolire non c’è, ma questo è un dettaglio): si mobilita una bella fetta di opinione pubblica, di sinistra ma non solo. E il terzo sarebbe contro le centrali nucleari, argomento che smuove un nocciolo duro di votanti. Tre referendum nel giorno di uno possono perfino portare tutti insieme al raggiungimento del quorum, cioè il 50 per cento più uno che va a votare, evento che non si verifica dal 1995. Contro questo rischio, vedrai, dicono color che pensano di sapere, Berlusconi e Bossi faranno elezioni anticipate che levano di torno i referendum. Però, non è detto: potrebbero anche essere la trentacinquesima, trentaseisema e trentasettesima sconfitta referendaria, ne sono falliti 34. E quindi Bossi si tiene e si fa il federalismo, Berlusconi si tiene lo Scudo e si fa il Lodo e fanno maramao ai referendum. Se Berlusconi è costretto ad alzarsi anche per un attimo dalla sedia di Palazzo Chigi, allora è sicuro: non la ritrova più. Si vota, tra Camera e Senato si pareggia e si fa il governo di “grande coalizione” presieduto da Tremonti, è questo il vero piano di Bossi. Però mica è sicuro: questo è il piano di Tremonti e Maroni, Bossi e “famiglia stretta” vogliono restare con Silvio…

Se fosse un video gioco sarebbe di quelli che annoiano, ad ogni nuovo “livello” le immagini son sempre uguali e viene meno l’adrenalina. Se fosse un Risiko, sarebbe di quelle partite che si fa notte senza mai uno che vinca e i giocatori vanno a dormire lasciando piccoli carri armati sparsi qua e là. Se fosse un indovinello sarebbe di quelli a cantilena, che ti dimentichi la domanda prima di tentare la risposta. E’ l’anno 2011 della politica italiana, o almeno il suo inizio. Una quadriglia, una manfrina, un valzer, uno slalom? Una corsa sfiatata a individuare i “dieci giorni che cambieranno l’Italia”? Quali saranno e ci saranno? E chi lo sa? Non lo sanno nemmeno loro.