Rosy Mauro si aggrappa alla poltrona: “Per ora no dimissioni, mai preso soldi”

Pubblicato il 12 Aprile 2012 - 00:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 11 APR – Accerchiata dalle richieste di dimissioni dalla vicepresidenza del Senato e minacciata di espulsione dalla Lega Nord, Rosy Mauro resiste. Anzi, contrattacca. La 'pasionaria in camicia verde' usa la tribuna del Tg1 della sera e replica con fermezza ai suoi accusatori: ''Mai preso un euro ne' dalla Lega ne' dal sindacato'', tuona replicando a chi le imputa di aver usato i fondi del partito per il proprio tornaconto. Neanche il tempo di prendere fiato e rintuzza: ''E non ho mai usato un euro per fini personali – giura – tanto meno per diplomi o lauree''.

Accuse infamanti che respinge con fermezza. Quanto alle dimissioni dalla vicepresidenza del Senato spiega che ''non sta resistendo, sta valutando cosa fare''. ''Vedro' domani il da farsi'', aggiunge. E si', perche' giovedi' si riunisce il consiglio federale che potrebbe cacciarla dal partito. Un colpo duro ma 'Rosy la nera' anche stavolta mostra tutto il suo carattere: ''Non temo l'espulsione – rimarca – Non ho nulla da temere. Per quanto mi riguarda i conti sono in regola''.

Eppure per tutta la giornata la Mauro e' rimasta asserragliata nel suo studio a Palazzo Madama. Determinata a resistere fino alla fine perche' ''non ci sono motivi per i quali debba lasciare la vicepresidenza del Senato''. Non ha alcuna esitazione: resta dove si trova.

L'unica concessione e' quella di non presiedere l'Aula (sostituita dal presidente Renato Schifani), forse per evitare che l'opposizione lasci l'emiciclo di palazzo Madama ed alimenti ulteriormente le polemiche sulle sue dimissioni.

Lei, 'Rosy la dura', non parla con nessuno. E nessuno riesce ad incontrarla. I giornalisti provano a contattarla ma il suo telefono continua a squillare. Nessuna risposta.

Eppure la senatrice, 'la badante' come la chiamano i suoi detrattori, e' perfettamente consapevole dell'inferno che l'aspetta. Oggi sono Pd, Terzo Polo e Idv che le chiedono un passo indietro e plaudono al presidente Schifani che presiedera' l'Aula ''fino a quando – spiega la senatrice Pd, Anna Finocchiaro – si dovra' salvaguardare il decoro del Senato''. Ma tra qualche ora – ed e' questo il colpo piu' duro – ricevera' l'ultimatum dei suoi 'compagni' leghisti. Si riunisce il consiglio federale del Carroccio, il movimento che lei ha contribuito a far nascere e che ora potrebbe cacciarla. Anche Umberto Bossi l'ha invitata a fare un passo indietro e lei ''per la prima volta'' gli ha detto 'no'. Una richiesta rinnovata dal senatore Roberto Castelli per motivi di ''opportunita' politica''. Invito fattole anche dal capogruppo leghista di Palazzo Madama, Federico Bricolo, che poi, pero', si lascia sfuggire: ''Noi conosciamo Rosy Mauro da tanti anni'', come a dire che 'nessuno puo' dire a Rosy cosa deve fare'.

Certamente 'la badante' ha sentito i cori che martedi' sera le hanno 'dedicato' alla manifestazione 'dell'Orgoglio padano' a Bergamo. Cori particolarmente duri, alcuni maschilisti. Cosi' duri che in sua difesa interviene una donna: e' Flavia Perina, deputata di Fli e giornalista, che scrive ''venti righe in difesa della strega Rosy Mauro, bruciata sul rogo come le fattucchiere di Salem per purificare la comunita' padana''.

Rosy era stata battezzata la 'pasionaria' per via del suo carattere determinato e ostinato. Ora la sua ostinazione suona nella Lega come un 'no pasaran' urlato ai maroniani che stanno conquistando posizioni nel partito. Si' perche', al di la' della parole di circostanza e degli inviti all'unita', la guerra nel partito e' ancora durissima. La situazione la descrive bene una dichiarazione del senatore leghista Giovanni Torri: ''Non so come finisce questa storia di Rosy Mauro, pero' dico una cosa: in troppi festeggiano prima del tempo – dice – Credo che tutti debbano darsi una calmata, dentro il mio partito e fuori''.