“Volete la scossa? Datevela..! Di più non passa il convento-Tremonti

Pubblicato il 28 Luglio 2011 - 16:53 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti (Lapresse)

ROMA – Volete la scossa? Datevela..! E’ questo quel che il ministro del’Economia Giulio Tremonti ha fornito come risposta all’appello-manifesto di Confindustria, sindacanti, banche, commercianti, agricoltori, cooperative e via elencando diffuso 24 ore prima. Appello-manifesto ad una “discontinuità” che dia subito il segno e il messaggio che dell’Italia i mercati e gli investitori dell’Italia possono tornare a fidarsi. “Il Pil non si fa per legge-ha detto Tremonti-il bilancio dello Stato, quello sì si fa per legge”. Tradotto, appunto: Volete la scossa? Datevela. O al massimo “diamocela” con quel che passa il convento. Il convento di Tremonti passa una Cassa Depositi e Prestiti che qualche miliardo qua e là lo può indirizzare. E passa una manovra che era il massimo possibile in termini di quantità ma della cui qualità è lecito dubitare. Manovra che la sfiducia dei mercati nei confronti dell’Italia si sta già mangiando. E passa il covento Tremonti anche un bilancio dello Stato che contiene il deficit anche se non riesce a fermare la spesa corrente. Contiene il deficit ma potrebbe arrendersi al debito pubblico. Perchè il debito cresce se crescono gli interessi da pagare e l’unica via per pagare e contenere il debito è aumentare la ricchezza prodotta, altrimenti si muore di tasse o si affoga nella grande rete dei tanti che non vogliono e non possono fermare la spesa.

Dunque, non il tutto va bene madama la marchesa che sempre intona Berlusconi quando parla di economia italiana, ma neanche alla lontana la “discontinuità” invocata quasi per disperazione dalle cosiddette “parti sociali”. Una calma fredda e piatta quella del ministro dell’Economia nel giorno in cui il presidente della Repubblica chiama a risvegliarsi niente meno che “l’istinto di sopravvivenza” del paese. Una calma piatta e fredda che lucida e strofina insieme realismo impotenza. Poi alla platea Tremonti ha regalato una battuta: “Mi sono dimesso da inquilino”. Non proprio una novità e non proprio una facezia. Dicono che domani risponderà sulle colonne del Corriere della Sera sulla confusa e grigia storia della casa in cui abitava e di cui non si bene chi pagasse l’affitto. Speriamo ci metta, oltre alla lucida calma, anche un po’ di passione nello spiegare. Basta un po’ di verità: l’opinione pubblica è molto più indulgente dei mercati e, se da ministro dell’Economia forse Tremonti ha fatto tutto quello che il suo premier, la sua maggioranza e il suo amico Bossi gli permettevano, da inquilino ha detto finora molto poco dell’altro suo amico, Milanese Marco, che gli aveva dato un tetto a Roma.